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Niente detersivi alla spina in montagna. Che peccato

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La notizia ci piace e ci fa maledettamente arrabbiare. Finalmente (avrà avuto qualche merito anche Grillo con le sue crociate in terra reggiana?) a Reggio è avviata una prima sperimentazione per acquistare detersivi alla spina.
Per farla semplice, già da un paio di settimane negli ipermercati dei centri commerciali Ariosto, Meridiana e Il Correggio - e dal 5 marzo anche alle Vele di Reggio – è possibile acquistare detersivi alla spina, risparmiando non solo dal punto di vista economico (non sarà più necessario pagare ogni volta l’imballo del detersivo), ma anche ambientale considerato che in questo modo è possibile ridurre in maniera considerevole i rifiuti e i detersivi contengono anche meno coloranti. Bene.

Il progetto ed il protocollo d'intesa per la promozione delle attività di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti sono stati illustrati mercoledì mattina a Palazzo Allende. L’iniziativa è stata, infatti, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e il documento sottoscritto dall'Assessorato all'Ambiente insieme a Regione, Consorzio nazionale imballaggi (Conai), Ato 3 Reggio Emilia, Osservatorio provinciale rifiuti, Enìa, Sabar, Legacoop, Confcooperative, ma soprattutto grande distribuzione, ovvero Coop Consumatori Nordest, Conad Centro Nord e Gruppo Realco.

Perfetto?
No c’è qualcosa che non va. La Provincia è guidata da una montanara doc, Sonia Masini e il suo (nostro) assessore all’Ambiente, il canossiano Alfredo Gennari, dichiara “Si tratta di una sperimentazione importante perché per la prima volta viene coinvolta la grande distribuzione”.

Domanda: ma la montagna dov’è?
Certo, non abbiamo la grande distribuzione. Ma tanti supermercati sul territorio sì. Certo, questa è una sperimentazione. Ma, si noti, è una sperimentazione utile sia a fini ambientali sia per migliorare la qualità della vita. Su questi temi abbiamo il diritto di esserci da subito.

Perché?
In maniera troppo semplice si potrebbe dire che, a promuoverli, sono due montanari doc, così come leggiamo di cooperative ben attive con attività commerciali in montagna. Ma prima di tutto dobbiamo avere ben presente che è soprattutto attraverso una diversa qualità della vita e un ambiente migliore che, in Appennino, abbiamo la possibilità di mantenere e portare l’uomo sul territorio.
Già altre volte abbiamo scritto che il ‘modello Trentino’ insegna. Ce lo chiede la coscienza collettiva montanara che deve crescere. In termini di superficie, rappresentiamo la metà del territorio provinciale e una sperimentazione di questo genere, in previsione del carico di turisti della prossima estate, non ci sarebbe dispiaciuta. Ce lo chiedono l’Enza e il Secchia che, ben presto, dovranno tornare balenabili, ce lo chiede l’aria di Parco Nazionale che, da diversi mesi, si respira sempre più forte.

Leggiamo anche una dichiarazione di Zanichelli, assessore regionale all’ambiente: “Iniziative come questa confermano il primato di Reggio a livello regionale e nazione nel campo dei rifiuti”. Ma se i dati sulla raccolta differenziata nel crinale, ad esempio, vanno nella direzione opposta (minimi regionali), è chiaro che forse è il caso di muoversi proprio in montagna.
Parrà poca cosa, ma alle volte si ha la percezione di essere l’ultima ruota del carro.

PER SAPERNE DI PIU’: IL DETTAGLIO DELLA RICARICA IN SUPERMERCATO

Nei quattro ipermercati i clienti troveranno nei reparti detersivi appositi dispenser nei quali ricaricare appositi flaconi (pure in vendita a 50 e 60 centesimi a seconda delle dimensioni) con quattro tipi di prodotto: ammorbidente, detersivo per lavatrice, per capi delicati o per piatti. Si tratta di prodotti ecologici ed ecocompatibili privi di derivati del petrolio e di coloranti non alimentari, profumati con estratti naturali e dunque ipoallergenici, in vendita ad un costo ridotto del 20-30% rispetto a detersivi di marca (l'ammorbidente, ad esempio, è in vendita a 75 centesimi al litro).
Il risparmio aumenta, ovviamente, ad ogni ricarica, ed è un risparmio non solo economico legato al fatto che comunque si paga solo il liquido e non il flacone, ma anche ambientale: ogni volta che si riutilizza il contenitore e si evita dunque di far produrre un contenitore in plastica da 60 grammi che poi andrebbe smaltito, si evita un consumo di 1,5 kwh di energia, lo spreco di 240 litri di acqua e l'emissione di 14 grammi di CO2. In base a queste prime due settimane di sperimentazione - già ora al solo Ipercoop Ariosto si vendono circa 100 litri di prodotto al giorno - si calcola che sarà evitata la produzione di 3.220 contenitori di imballaggi, corrispondenti a circa mezza tonnellata di rifiuti, evitando lo spreco di 1 milione e 200.000 litri di acqua e di circa 7700 kwh di energia, nonché l'emissione di 70 chili di CO2.

13 COMMENTS

  1. Più attenzione alla riduzione dei rifiuti
    Purtroppo i nostri assessori all’ambiente sono concentrati sulla raccolta differenziata e non prestano la dovuta attenzione alla riduzione dei rifiuti. Al supermercato si potrebbero riempire anche le bottiglie del latte e forse anche quelle dell’acqua gassata. Sarebbe anche giusto che nei nostri supermercati i prodotti dell’Appennino fossero maggiormente valorizzati.

    (Commento firmato)

  2. Peccato davvero
    E’ davvero un peccato, ma una volta tanto non diamo la colpa agli amministratori ma alle direzioni dei supermercati che, probabilmente, non sono interessati (sbagliando) a questa sperimentazione.

    (Piero Ruffini)

    —–

    @CSe il lettore dispone di questa informazione – ovvero i direttori dei supermercati montanari non hanno mostrato interesse all’iniziativa – essa arricchisce la notizia. Indubbiamente il nostro rilievo non può che essere mosso a chi… ha preso i meriti. Nel comunicato della Provincia, infatti, pare non accennarsi ad una sperimentazione ‘solo per chi ci stava’, ma, piuttosto, a una sperimentazione là dove ci sono i grani numeri. In città, naturalmente.

    (red)#C

  3. I primi responsabili siamo comunque noi consumatori
    Sì, è vero, è un peccato che da noi non sia ancora arrivata questa possibilità. Credo che il motivo sia perchè è in fase sperimentale, ma spero, anzi credo, che le aziende dei supermercati se la cosa funziona e c’è richiesta estenderanno anche da noi e in tutte le altre zone della provincia (es. la collina e la bassa) lo stesso servizio.
    Se gli amministratori in montagna sono molto impegnati sulla raccolta differenziata è vero che un motivo c’è, e cioè i comuni della montagna sono i più indietro in provincia su tale pratica (percentuali molto basse, intorno al 30% e anche meno, contro il 60 e più di comuni come S. Ilario, Scandiano, Correggio).
    Purtroppo credo, ma spero di no, che se siamo così indietro sulla raccolta differenziata è perchè, nonostante gli sforzi, le campagne di sensibilizzazione i servizi che comunque ci sono, la gente non è abbastanza sensibile sui problemi ambientali. Strano, perchè in montagna più che da tutte le altri parti dovrebbe esserlo. Perciò forse è troppo presto per il detersivo alla spina. In ogno caso noi consumatori al momento dell’acquisto di qualsiasi prodotto siamo i primi a determinare il quantitativo di rifiuto prodotto, quindi dovremmo iniziare ad acquistare in modo consapevole prodotti che abbiano un imballaggio minore possibile con meno scarto possibile. Dovremmo anche, quando lo spazio lo consente, acquistare ed usare la compostiera.

    (l.m.)

  4. Dopo NIMBY, IMBY?
    Ritengo inappropriati sia l’articolo che i commenti. Trattasi appunto di sperimentazione, quindi di un’iniziativa effettuata allo scopo di verificare la validità della soluzione proposta, in termini economici, ambientali, logistici e quant’altro. Dal punto di vista economico e logistico mi sembra evidente che i centri commerciali della pianura offrano una probabilità di successo nettamente maggiore.
    Preferisco vedere la sperimentazione concludersi con successo per poi estendere i benefici all’intera provincia, che vederla fallire a cause di scelte IMBY (In My Back Yard). Non capisco questa moda di stracciarsi le vesti sempre e comunque anche in presenza di notizie positive.
    Infine, addossare di presunte colpe gli esercenti locali, senza portare uno straccio di prova, mi sembra poco elegante.

    (Commento firmato)

  5. Risposta a “Nimby, Imby”
    Io invece non riesco a capire la gente che ragiona come te… Senza offesa. E’ troppo comodo aspettare che le iniziative vadano a buon fine per poi attaccarsi ad esse. Sarebbe bello anche solo provarci e per una volta essere noi “montanari” a dare il buon esempio. Il tuo discorso spero non si allarghi ad altre problematiche ambientali, sarebbe veramente preoccupante… E poi, scusa, dove la vedi la notizia positiva?

    (m.r.)

  6. Risposta a m.r.
    La notizia positiva io la vedo nel fatto che si comincia a fare qualcosa in Italia, anzi in provincia di Reggio Emilia. Da qualche parte bisogna pur cominciare, non sarà in montagna, ma io sono fiduciosa che se vedono che la gente apprezza e usufruisce del servizio prima o poi arriverà anche in montagna. Ripeto, in montagna dobbiamo iniziare a fare la raccolta differenziata, per ridurre sensibilmente il rifiuto che va in discarica e per cominciare a risparmiare sulla tariffa.

    (l.m.)

  7. La sperimentazione dovrebbe servire a incoraggiare l’interesse dei clienti!
    Dal momento che la vendita di detersivi alla spina è una pratica consolidata altrove (ad esempio in Piemonte), credo che la sperimentazione serva non per valutare eventuali benefici (già certi, viste appunto le esperienze consolidate) ma per valutare e incoraggiare l’interesse dei clienti.
    Infine un appunto. I supermercati che abbiamo in montagna sono grande distribuzione, anche se più piccoli degli ipermercati.

    (Claudia Vago)


  8. Mi auguro che l’iniziativa venga presto diffusa su larga scala. Penso che effettivamente la raccolta differenziata a molti non interessi, perchè non ne capiscono l’importanza; ma l’importanza del risparmio la capiscono tutti benissimo. Quindi invito chi di dovere a lavorare in questo senso.

    (Commento firmato)

  9. Sono quello dell’IMBY
    Una volta che si è compreso il significato di una sperimentazione, tutto sta nello scegliere la dimensione geografica.
    Partiamo dal presupposto se la sperimentazione viene fatta vorrà dire che a qualcosa serve, a meno che i dirigenti della grande distribuzione non siano degli idioti. Assodato questo, è evidente che una sperimentazione, in quanto tale, non può essere fatta a tappeto, ma su un numero limitato di clienti e quindi di punti vendita. L’utilizzo di opportuni criteri di valutazione (suppongo e spero razionali) ha portato a scegliere quei 4 iper/super/ultra/mercati. Ora tutto sta nello scegliere la dimensione geografica del problema. Se ragioniamo in termini provinciali mi sembra evidente che, a parità di numero di clienti coinvolti, la posizione dei punti vendita sul territorio è assolutamente ininfluente in termini ambientali ed economici (la somma dei benefici non cambia). Se invece ragioniamo in termini comunali, le cose cambiano, in quanto alcuni comuni saranno oggetto della sperimentazione ed altri no ed i benefici non saranno distribuiti equamente. Noi ci stiamo lamentando proprio di questo, ovvero del fatto che non siamo fra i comuni baciati dalla fortuna. Dal mio punto di vista, mi sembra un comportamento egoista (che io ho battezzato IMBY non so quanto correttamente) e soprattutto inutile, perché, come visto, la ripartizione dei punti vendita è ininfluente in termini provinciali. Tutto qua. Ovviamente ci sarebbe da lamentarsi seriamente se la montagna dovesse rimanere esclusa anche al termine della sperimentazione, ma ora mi sembra prematuro.

    (Commento firmato)

  10. Per Imby
    Scusa Imby (ti chiamo così perchè non so il tuo nome). E’ nel principio della tua logica che sta il problema. Allora non dovremmo mettere il metano, i pannelli solari, la raccolta differenziata, il compostaggio… solo perchè non sono convenienti o perchè non è ancora diventato business! Non parli come un cittadino interessato all’ambiente, parli come una lobby o una multinazionale. Ho capito che sai fare i conti, tra qualche anno i conti li dovrai fare in un altro modo, se non ci svegliamo e non incominciamo a pensare che dobbiamo cercare di non sprecare e che la spazzatura (plastica compresa) non è spazzatura ma una risorsa le cose andranno veramente male!! Se su 10.000 abitanti 1000 vogliono avere i detersivi alla spina come la mettiamo?? Chi ha orecchie per intendere intenda…

    (m.r.)