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Il piacere dell’onestà

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Una notizia dei giorni scorsi riportata da questo giornale telematico ha dato luogo a qualche commento. In essi si rileva un problema di fondo che, al di là della fattispecie, ci pare del tutto reale. Senza voler in alcun modo fare del facile populismo, viene effettivamente da chiedersi a che pro comportarsi onestamente; perché ci si debba (auto)(im)porre il rispetto delle regole quando si osserva che l’infrangerle forse non ci cambia poi molto la vita.

A parte eventuali scrupoli e problemi di coscienza, ai quali ciascuno singolarmente risponde col “materiale” che si ritrova dopo l’educazione ricevuta in famiglia, a scuola e/o in altri ambienti, col senso pratico della famosa casalinga di Voghera qualcuno si può legittimamente chiedere: ma conviene la probità?

Tra un Pirandello che ci presta il titolo e un Proietti che dà ritmo ai versi, semplicemente e brevemente enunciamo: essere onesti è un piacere; se non è riconosciuto che piacere è?