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La legna di Pietro

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Raccontava in questi giorni di febbraio, in piazza a Talada, Sergio Pietrucci, noto lavoratore del luogo, di essersi recato in un suo terreno boschivo nei pressi di Cerrè Sologno, per visionare il bosco in previsione del taglio di legna. Da 18 anni non abbatteva alberi in questa area. Con sua amara sorpresa constatava che di legna ce n’era ben poca. 18 anni fa aveva raccolto 500 quintali di legna: nella normalità si aspettava di metterne assieme anche 1200 quintali.

C’erano le “matricine” lasciate allora, ma per il resto dei gran cespugli inutili. E’ la conseguenza e il risultato della presenza di caprioli e cervi: brucano i polloni appena spuntano ed impediscono al bosco di riprodursi. Attorno al ceppo, rimasto dopo l’abbattimento dell’albero, crescono tre o quattro nuovi alberi, ma quando questi vengono decimati dai denti degli animali, e spuntano dieci a loro volta mangiati… Nessun albero cresce più.

Ricorda ancora Sergio il problema delle capre. Nel 1965 c’era ancora a Carù, precisamente a Fontanagatta, un pastore con un gregge di capre, ma era severamente proibito farle pascolare all’aperto perché rovinavano tutto con i loro denti e le guardie forestali controllavano con multe salate. Ma ora i caprioli la fanno da padroni, superprotetti. La legna è rimasta in pratica l’unica risorsa del montanaro, un lavoro pesante, ma serve per il riscaldamento della casa e per completare il reddito famigliare, oltre che mantenere il bosco in ordine. Di questo passo si prevede che fra 40 anni non vi saranno più boschi nelle nostre montagne, per lo meno di cerro e di quercia, che sono i polloni più ricercati dai caprioli. Il carpano, l’olmo e il faggio sembrano meno attaccati, ma cerro e quercia forniscono una legna più pregiata.

La lamentela è grande ed è stata presentata alla Comunità montana come ad altri enti, ma senza risultati visibili finora. Sergio vorrebbe una unione solidale di tutti, ma si ricorda dell’invito del vecchio parroco: “Quando sarete tutti d’accordo vi garantisco che farò piovere!”. E conclude: “Chi mi darà la legna ora?”.

(Don Pier Luigi Ghirelli - tratto da Oltre la Sparavalle, periodico delle parrocchie dell'alto Appennino reggiano, marzo 2008)