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Villa Minozzo / Presentazione del libro di Rocco Ruffini: i vecchi come non li vediamo più

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Sabato 26 aprile, alle ore 21,00, a Villa Minozzo presso la Bottega culturale "I Mantellini", si terrà la presentazione del libro "Rocco Ruffini, un fotografo sull'Appennino".

La storia di questo fotografo è molto particolare. Rocco Ruffini, nato nei primi anni del '900 a Vetto e sordomuto fin dall'infanzia, aveva ricevuto in regalo all'inizio degli anni '20 dal fratello, emigrato negli Stati Uniti, una macchina fotografica. In breve tempo era diventato il fotografo di tutta la comunità locale dell'area che va da Castelnovo ne' Monti fino alla parte parmense della Val d'Enza. Fotografando luoghi, persone, situazioni e ed eventi è diventato testimone per la montagna di un'intera epoca a cavallo fra le due guerre.

Ed ecco che il volume già recensito da Redacon, racconta di volti, molti volti, visi, facce, ritratti di gente umile (in piedi, seduta o a mezzo busto, di fronte o di tre quarti), in una concezione settecentesca e pittorica della ritrattistica che evita il debito colto della fotografia segnaletica (di cui manca l’intenzione ma ne è alluso l’atto della posa) e si lancia nella etnografia fotografica involontaria. Pensiamo dadaisti e ai surrealisti. C'è la diaristica di regime, nella descrizione pubblicistica (il sarto, la sequenza dei fumatori), nei gruppi di famiglia contadina patriarcale, nei padroni proletari che esibiscono i propri figli con l’orgoglio di sapere che “due braccia lavoreranno di più di quanto mangerà una bocca”; nei ragazzi e nelle ragazze il dì di festa (le cresime, le processioni, la morte, i funerali), coi calzoni alla zuava e i tagli neobarbarici; nelle frotte di bambini e bambine (nella culla, nella seggiola, nel seggiolone, nella cariola, per strada, davanti alla stalla, alla mensa scolastica) e infine i vecchi.

I bellissimi vecchi e le vecchie che l’Ottocento ci aveva consegnato, vecchi come purtroppo non se ne vedono quasi più: fieri, tenaci, dai tratti francesi, dai nasi asburgici, le orecchie longobarde, le fronti liguri, e gli sguardi umili e ironici, balsamici.

Il nipote Paolo Ruffini, con la collaborazione di Benedetto Valdesalici che ha introdotto il volume, ha voluto valorizzare questo patrimonio fotografico proponendo alla Comunità montana dell'Appennino reggiano, nella figura dell'assessore alla cultura Clementina Santi, la pubblicazione di una raccolta di forografie estratte dalle circa 2000 lastrine fotografiche in possesso degli eredi. La casa editrice Elytra ha raccolto volentieri l'invito della Comunità montana di partecipare al progetto, e nel dicembre del 2007 è stato pubblicato il libro. La casa editrice, che ha fra le sue finalità quella di valorizzare scrittori e opere dell'Appennino reggiano, ha inserito il volume nella raccolta "Terre e genti" dedicata proprio alla cultura locale.

Da non perdere.

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Pezzi correlati:
- I clic di Rocco Ruffini (21 gennaio 2008)

1 COMMENT

  1. Bellissimo!
    La sensibilità di Rocco Ruffini emerge dai volti semplici e fieri dei vettesi di 80 anni fa; l’amore per l’umano in tutti i suoi aspetti (lavoro e divertimento, vita e morte, rapporto con la tecnologia e con gli animali… ) emerge con evidenza dagli scatti di Rocco. Contiamo sulla promessa di un museo permanente dei fotografi storici della montagna reggiana, in modo da rinnovare nei cuore dei giovani il senso di appartenenza e di orgoglio per le nostre radici, che ci rendono unici e apprezzati ovunque.
    Grazie a Paolo, a Clementina e a chi ospita la presentazione.

    (Commento firmato)