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L.G. Competition: la vittoria di un’epopea

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I ragazzi si abbracciano in campo, il pubblico è in tripudio, la serie D è una realtà.
Il Cinghiale montanaro ha conquistato via Guasco.

Erano centinaia i tifosi scesi in città con speranze e striscioni, entusiasmo e tamburi battenti. Sono rientrati a notte fonda, ebbri di gioia. La sera successiva, i festeggiamenti non erano ancora finiti, e quella coppa che d’oro non è, dal valore commerciale pressoché nullo, passava di mano in mano, tra giocatori e avventori dei bar del centro, tra abbracci, brindisi e cori infervorati.
La promozione in serie D è stata l’apoteosi di un percorso che pare non abbia nessuna intenzione di fermarsi. Lo dimostrano l’agonismo dei ragazzi, la grinta con cui si buttano su ogni pallone, l’affiatamento, le maglie che col sudore si appiccicano confondendosi con la pelle, i volti tesi nelle serate prima delle partite.

Lo dimostra l’affetto del pubblico, eterogeneo e numeroso. Tra genitori, amici, parenti, bambini e adolescenti che sognano per il futuro un posto in quella squadra, numerosi sono gli ex giocatori, quelli che ormai hanno cinquanta anni, oppure quelli venuti dopo, gli attuali quarantenni, trentenni, venticinquenni, ventenni, coloro che nel corso dei decenni hanno contribuito a portare avanti la bella storia dell’L.G. Competition, e che ancora seguono con brivido e riconoscenza i destini della squadra, tanti sono i bei ricordi che indissolubilmente impediscono di spezzare quel cordone ombelicale coccolato ed esibito con fierezza.

Tra i giocatori, i dirigenti e gli ex-giocatori, parecchi hanno avuto il privilegio di conoscere colui che fondò e diede il nome alla squadra: il professore Leardo Giovanelli. Per chi non lo sapesse, la palestra presso il “Cattaneo” è a lui dedicata. Leardo è stato una persona fondamentale, un vero educatore per generazioni e generazioni di montanari, un uomo che tramite lo sport trasmetteva a bambini e ragazzi l’amore per la vita, per l’amicizia, per la solidarietà, tutta la purezza di cui fu esempio vivente. Ebbi la fortuna di conoscerlo negli ultimi anni della sua vita, quando, allora bambino, ogni mese gli portavo le ventimila lire per il corso di minibasket cui ero iscritto. Insieme alla ricevuta, mai dimenticava di donarmi sorrisi, battute, consigli, e così faceva con tutti. Ricordo i suoi funerali, raramente mi è capitato di rivedere tanti bambini e adolescenti in lacrime. Degli anni del minibasket, ricordo gli istruttori, Caccio e Calla, indivisibile coppia incontrata nuovamente nei tanti corsi di nuoto, e poi quell’annata divertentissima col più giovane Andrea, quando la preadolescenza scatenava i nostri ormoni; poi ricordo i miei compagni, quasi tutti li rivedo ancora, a distanza di quasi venti anni fanno parte della stessa, medesima compagnia di quando erano molto piccoli.

Con la morte di Leardo, tutto sembrava destinato a finire, molti ragazzi scelsero il calcio o la vita notturna, un grande vuoto si era creato.
Fino a quando una nuova, strana coppia riuscì a rilanciare l’intero movimento. Ricordo quell’anno in cui frequentavo le terza media, in squadra eravamo rimasti in cinque, sei ragazzini, ma Luca Baccarani e Gianni Caprari decisero di non abbandonarci. Ora che ci ripenso, ancora mi chiedo chi glielo ha fatto fare, dedicare tutto quel tempo per un gruppetto così piccolo, ben lontano dall’essere una squadra. Ora che l’L.G. Competiton è in serie D e che decine di bambini affollano i campionati minori, ora che tante amicizie sono nate e altrettante consolidate, ora che è più facile trovare canestri appesi nei campetti parrocchiali o nei cortili, forse la risposta è palese: è stato questo l’obiettivo di sempre di Gianni e Bacca.
Con gli anni Novanta cominciò la loro epopea. L’anno successivo a quell’esordio, passammo alle scuole superiori e da cinque diventammo dieci, poi dodici, poi sempre di più (anche Fausto Vezzosi, il capitano dei nostri eroi di serie D, cominciò in quel momento). Affrontammo il primo campionato: nonostante le sconfitte molto spesso imbarazzanti, ogni partita era una gioia, soprattutto le trasferte, tutti insieme sul pulmino. Eravamo tutti amici, il carisma di Bacca era ineguagliabile, l’umanità di Gianni preziosa. Passarono gli anni, altri allenatori affiancarono la coppia storica (penso a Batto, a Paolone), diventando personaggi importanti della nostra adolescenza; intanto, pur continuando a perdere i campionati, cominciammo a fare le prime comparsate con la squadra dei grandi, quella in cui giocavano i nostri allenatori. Ascoltare i loro racconti sui tempi passati, affiancarli in palestra e in pizzeria, ci ha fatto crescere. Intanto, i ragazzi di tre-quattro anni più giovani, quelli nati attorno alla metà degli anni Ottanta, formarono una squadra, guidati da Gianni. Tra loro, vi erano Big, Mattia, Ettore, Franco e altri ancora: si vedeva già da allora, che avevano stoffa.
Nel 1999 clamorosamente vincemmo il campionato Cadetti: ancora conservo quella pagina di giornale! Fu la degna conclusione dell’epopea degli anni Novanta.

Gli anni Duemila sono storia recente: l’arrivo di Celso Immovilli, l’allestimento di una squadra nata per scalare le classifiche, il boom del settore giovanile. L’icona del cinghiale. Il Mountain Pride.

Credo che Leardo, da lassù, possa guardare quello che sta succedendo pensando di avere fatto la cosa giusta, quando fondò l’L. G. Competiton. Me lo immagino tifare e applaudire, per le partite ma ancora di più per il gruppo di uomini e le compagini di bambini e ragazzini che saltano, tirano, esultano e schiacciano alle loro spalle, come noi ex giocatori. Al suo fianco, mi piace immaginare Lorenzo, indimenticato compagno di tante partite e tanti momenti di allegria.

(Per motivi anagrafici, i miei ricordi cominciano dagli anni Novanta, ma la storia dell’L.G. Competition è ben più longeva… Invito chi avesse qualcosa da raccontare sugli anni Settanta, sugli Ottanta, ma anche sui Novanta, sui Duemila, e portare la sua testimonianza. Inserire un commento è semplice, basta cliccare sul link sottostante)

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1 COMMENT

  1. Grazie a Federico
    Ringrazio Federico Zannoni per la sua bella testimonianza. Vorrei anch’io ricordare il Prof. Leardo Giovanelli e la sua passione, il suo amore, la sua dedizione per la diffusione della pratica sportiva e soprattutto per i suoi ragazzi e le sue ragazze. Ho iniziato a giocare a pallavolo con lui in prima media a dieci anni insieme a Roberto Paterlini, Nino Simonazzi, Maurizio Cani, Massimo Manvilli, Corrado Spadaccini, Luigi Bertolini e tanti altri amici. Quante sfide e quanti bei ricordi. Sono stato tra i soci fondatori della L.G. Competition e negli anni ottanta (83-84) abbiamo ottenuto la promozione in serie D con la nostra squadra di pallavolo, dove giocavano anche Mario Grisanti, Alberto Casali, Romano Rossi, Marco Regnani, Paolo Battistessa. Venerdì sera, dopo la magnifica promozione in serie D della squadra di basket, abbracciando Bacca ho rivissuto commosso anche quell'”antica” promozione. Anche il Prof. era lì con noi. Grazie ancora a nome dell’intera comunità di Castelnovo ai ragazzi della L.G.

    (Gian Luca Marconi)