Home Cronaca Legge regionale sulle Comunità Montane, minoranza all’attacco: “E ora che si fa?”

Legge regionale sulle Comunità Montane, minoranza all’attacco: “E ora che si fa?”

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Sul tema del riordino delle Comunità Montane riceviamo questa corposa lettera inviata dalla minoranza consiliare alla presidente Montemerli. La pubblichiamo integralmente, considerata la complessità della materia che, certo, sta facendo discutere in questi giorni. Anche alla luce della recente approvazione della legge regionale sul riordino

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Al Sig. Presidente della Comunità Montana Nilde Montemerli

Tramite il comunicato stampa n. 14 del 3 maggio la S.V. è intervenuta sul riordino delle Comunità Montane e sulla relativa proposta di legge regionale, vale a dire il testo che reca la data del 14.4.2008 e che ci è stato consegnato nella seduta consiliare del 28 aprile u.s., e sul quale saremo chiamati a pronunciarci entro il 30 ottobre p.v.

Scorrendo quelle Sue parole si legge anche che “è da tempo che si discute e si riflette, tra gli amministratori, sul ruolo delle Comunità Montane…”, una affermazione che ci lascia francamente abbastanza perplessi visto che da tempo la minoranza va chiedendo di trattare l’argomento in Consiglio comunitario, ma sinora invano dal momento che una apposita voce non è mai stata iscritta all’ordine del giorno di questo nostro consesso (lo abbiamo ricordato e sottolineato, rammaricandocene, anche nell’ultima seduta consiliare).

Dobbiamo pertanto ritenere che le discussioni e le riflessioni di cui parla la S.V. siano avvenute fuori dal Consiglio, e abbiano riguardato le sole forze di maggioranza, mentre noi avremmo invece preferito fin da subito la strada del dibattito consigliare, sembrandoci questa la sede naturale in cui affrontare il tema del riordino, tema che ha una innegabile valenza istituzionale e dunque trasversale.

Su questo tasto abbiamo insistito più di una volta durante l’anno passato (partendo da considerazioni avanzate fin dal novembre 2006) nella convinzione che dal confronto delle nostre reciproche posizioni, e dalle rispettive esperienze, potevano uscire indicazioni e contributi utili anche al legislatore regionale, visto che si stava predisponendo il disegno di legge in questione (che ha appunto visto la luce il 14 aprile).

Ora arriviamo a cose fatte, cioè a proposta di legge regionale già licenziata, e non sappiamo quali margini vi siano per veder accolta qualcuna delle nostre valutazioni, vuoi quelle di maggioranza che di minoranza, valutazioni che in un dibattito consigliare intrapreso con il giusto anticipo (e dunque senza il rischio che divenga affrettato) avrebbero potuto trovare momenti di concordanza e sintesi, e tradursi semmai in un documento congiunto, che avrebbe certamente avuto maggior forza e peso verso l’interlocutore regionale.

Sul precedente comunicato stampa, il n. 13 del 29 aprile, dove si fa il resoconto dell’ultima seduta consiliare (quella del 28.4.08), troviamo poi scritto che “la Presidente Nilde Montemerli ha colto l’occasione per invitare l’opposizione, nella figura dei capigruppo, ad un lavoro comune sulla proposta di legge regionale che riguarda il riordino istituzionale delle Comunità Montane che è stata distribuita ai consiglieri”.

Non ci sottrarremo di certo a questa esortazione, ma non possiamo tacere che a noi suona francamente un po’ rituale e al tempo stesso superata, dal momento che come prima dicevamo il lavoro comune poteva essere concretamente iniziato da un pezzo, anche perché come minoranza abbiamo delineato a più riprese ipotesi abbastanza precise, sulle quali si poteva ragionare. Un aspetto a nostro avviso tutt’altro che secondario, che però non emerge in alcun modo dal comunicato del 29 aprile, nonostante nel Consiglio del giorno innanzi ne avessimo fatto espressamente menzione.

In ogni caso, i pochi mesi che adesso ci separano dalla fine di ottobre (termine entro il quale dovremo pronunciarci nei confronti della Regione) portano a ridurre al minimo i passaggi preliminari, e si dovrà pertanto investire fin da ora l’intero Consiglio, e al riguardo pensiamo che la prima tappa possa essere l’illustrazione del corposo progetto di legge regionale, che conta ben 33 articoli, e somma a 26 pagine, nel senso di spiegarci quelle parti che non sono di semplice ed immediata comprensione, mentre occorre capirne quanto più chiaramente il significato, proprio in funzione del giudizio che siamo chiamati ad esprimere.

Volendo dipoi entrare in qualche dettaglio, la S.V. ha ritenuto di anticipare una riserva circa l’ambito dove svolgere la gestione dei servizi per conto dei Comuni, ambito che non dovrebbe essere quello dell’intera Comunità Montana, come intende la Regione, in quanto a Suo dire troppo ampio, ma sarebbero invece da prediligere aree di intervento più ristrette, comprendenti cioè un minor numero di Comuni (una dimensione che assume in buona sostanza il carattere e la veste della Unione di Comuni).

Ma se questa è, sig. Presidente, la Sua convinzione, viene spontaneo domandarsi perché mai nella seduta consigliare del 28 aprile si sono rinnovate le gestioni associate, vale a dire la delega alla Comunità Montana da parte dei Comuni, per il quinquennio 2008-2012, e non si sia voluto invece accogliere il suggerimento che giungeva dalle fila della minoranza, di limitare intanto il periodo del rinnovo, proprio in attesa che prenda definitivamente corpo la legge regionale di riordino.

Spiace anche che nel comunicato del 3 maggio Ella non abbia fatto cenno alcuno alla composizione del Consiglio comunitario posto che - a meno di nostri improbabili errori interpretativi - con la prospettata configurazione, che riduce il numero dei membri e si affida a nuovi criteri di elezione, potrebbero venir escluse le minoranze, oltre a dover ricostituire il Consiglio stesso ogniqualvolta i Comuni aderenti affrontano tornate elettorali differenziate (dunque un meccanismo decisamente più complesso dell’attuale).

Noi restiamo convinti che la spesa generata da un consigliere sia veramente minima, e dunque tale da non pesare di fatto sul bilancio, specie laddove, come nel nostro caso, si ha un’unica Comunità Montana - peraltro avevamo chiesto di rendere pubblico il relativo dato sul costo medio - e ci sembra pertanto che l’attuale formula (composizione e rinnovo) possa essere mantenuta. Vi sono, e vi erano, altri modi per ridurre le uscite, come più volte abbiamo ribadito (vedi la riduzione degli Assessori, incrementati in questi anni da quattro a sette).

Ma se il ruolo del Consiglio comunitario, quale organo comprensoriale, dovesse per così dire snaturarsi, e perdere la simmetria rispetto ai Consigli comunali, ci sarebbe da chiedersi se non abbia a bastare la Conferenza dei Sindaci e potrebbe anche venir meno la necessità di conservare la Comunità Montana, inteso come Ente provvisto di sede e di apparato proprio, posto che le sue funzioni potrebbero essere allora esercitate attraverso i Comuni, giusto nell’ottica di ridurre quanto più possibile i costi di funzionamento del sistema pubblico.

E in questo noi non ci smentiamo, perché si tratta di una tesi già sottoposta alla S.V. nello scorso ottobre (nota n. 5828/07) e oggi il progetto di legge regionale prevede che la Giunta comunitaria sia composta da tutti i Sindaci dei Comuni aderenti, e nel contempo spinge ad assimilare sempre di più le Comunità Montane alle Unioni di Comuni.

Nel concludere le presenti righe, siamo dunque a rinnovare la richiesta che l’argomento sia portato direttamente all’esame del Consiglio comunitario, e a questo punto ci aspettiamo anche che la maggioranza abbia a sua volta elaborato una propria proposta al riguardo (visto che come dice la S.V nel comunicato è da tempo che vi si riflette) così da confrontarla al più presto con la nostra impostazione.

(I consiglieri capigruppo di opposizione Riccardo Bigoi, Paolo Bolognesi, Marino Friggeri e Giuseppe Moncignoli)