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CGIL, CISL e UIL criticano il Piano strutturale dei comuni di Baiso, Canossa, Casina, Vetto e Villa Minozzo

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Presentiamo di seguito il documento integrale cui si fa riferimento nei titoli precisando che le osservazioni sono il risultato si una riflessione tra i responsabili della zona montana dei sindacati e le segreterie provinciali.
Tutta la documentazione sul PSC in forma associata dei cinque comuni è reperibile sul sito della Provincia di Reggio E. sotto l'icona PTCP della colonna destra della home page.

CGIL – CISL – UIL

OSSERVAZIONI AL PSC IN FORMA ASSOCIATA DEI COMUNI DI BAISO, CANOSSA, CASINA, VETTO, VILLA MINOZZO Conferenza di pianificazione 23 giugno 2008

Nello stendere queste osservazioni abbiamo presente il nostro documento di valutazioni sul PTCP provinciale datato 5 dicembre 2007 ed inviato alla Provincia.
In quel documento si affermava che “nessun comune da solo può gestire efficacemente le politiche dello sviluppo… Occorre rendere esplicita l’incentivazione della provincia di tutte quelle pianificazioni di area vasta…” e si continuava con un ampio capitolo sul tema delle aree industriali, della loro localizzazione e delle caratteristiche necessarie.
In questo quadro di “area vasta” si poteva inserire utilmente un PSC associato relativo al territorio appenninico nel suo complesso (Comunità Montana), mentre ci sfugge la valenza unitaria di un PSC associato tra i cinque comuni in questione che, per caratteristiche (emerse anche dalla ponderosa analisi compiuta), localizzazione e distanze geografiche, problematiche e prospettive di sviluppo sono fortemente differenziati.

Ciò premesso, prendiamo atto della corposissima documentazione presentata, la cui lettura, dati anche i tempi stretti della consultazione, non ha potuto essere troppo approfondita, e riconosciamo che l’analisi della situazione in atto, la “fotografia” dell’esistente insomma, è molto precisa e dettagliata.
L’attenzione posta alle problematiche dell’ambiente naturale, che per le caratteristiche del territorio montano è particolarmente complessa, impegna gran parte della elaborazione del PSC con una molteplicità di documenti e di “retinature” cui si suppone dovranno corrispondere, nella stesura dei RUE, altrettante norme di protezione e regolamentazione.
Il rischio reale è quello di una moltiplicazione dei vincoli per la progettazione e la realizzazione di operazioni di sviluppo del sistema socio economico territoriale.
Se così fosse sarebbe proprio il contrario di ciò di cui la montagna ha bisogno!
Occorre quindi uno sforzo di programmazione, anche tra le aree contigue e gli altri comuni della zona, in un’ottica di co-collocazione e perequazione per i nuovi interventi che si riterranno necessari.
Ciò non vuol dire che le associazioni sindacali non siano preoccupate e attente alla difesa dell’ambiente e del territorio, ma ribadiamo quanto scritto nel documento “Linee guida per un confronto sullo sviluppo della montagna” del 15 marzo 2008, e cioè che tale difesa vada attuata “non con la logica della mera conservazione, ma con quella della salvaguardia, della valorizzazione, del potenziamento dei beni naturali già esistenti”; solo in questo modo “si possono attivare progetti di governo e di promozione che producono sviluppo”.
Ed è proprio sul tema dello sviluppo, della risorsa “uomo”, che il PSC in questione ci pare molto carente, a meno che questo aspetto non venga rinviato tutto ai POC che dovranno essere definiti dai singoli comuni.
In sostanza non riusciamo a cogliere una strategia per lo sviluppo, una definizione di obiettivi precisi, un elenco di priorità capaci di assicurare al territorio montano, di cui i cinque comuni rappresentano una quota importante, un futuro di sviluppo.
Dalla lettura dei documenti sembra trasparire più la preoccupazione di “ingessare” un territorio a rischio, che quello di favorirne la valorizzazione puntando sullo sviluppo e sul lavoro produttivo.
Significativo ci pare il caso del Comune di Vetto per il quale sembra non si preveda nulla né in termini di adeguamento dell’esistente, né di interventi finalizzati a favorire attrattività produttive per nuovi insediamenti, anche in connessione col comune di Canossa, al fine di favorire il decongestionamento di un’area a valle già fortemente intasata.
Altro esempio, che riguarda in questo caso le infrastrutture, attiene l’alto Secchia, e in questo caso il comune di Villa Minozzo, per il quale, mentre si riconosce che: “ Per un comune di crinale come Villa Minozzo il problema della viabilità è indubbiamente uno dei più sentiti; nelle carenze e nei limiti della rete viaria e dell’intero sistema della mobilità vanno ricercate anche le cause principali del mancato sviluppo industriale locale.
La difficile accessibilità dell'area ai poli di servizio di livello sovracomunale, accanto alla scarsa fruibilità dei servizi di livello comunale da parte delle diverse zone geografiche e dei diversi centri del territorio, costituiscono infatti uno svantaggio considerevole e non certo facile da colmare.
In quest'ottica assume un risalto del tutto particolare il tracciato della fondovalle Secchia per lo sviluppo dell'area produttiva di rilievo sovracomunale di Fora di Cavola e di tutta la montagna nel suo complesso” (Relazione A2 p. 47/48), non si tiene in nessun conto, neppure come ipotesi di studio, quanto più volte ribadito dai sindacati circa il prolungamento della fondovalle Secchia: “deve poi essere affrontato concretamente e in tempi brevi il prolungamento della Gatta-Pianello almeno fino a Giarola con le stesse caratteristiche, per quanto attiene il rispetto dell’ambiente e la percorribilità, di strada di accesso al Parco del tratto Gatta-Pianello già funzionante”; anzi, a questo proposito, a p. 79 della Relazione Preliminare A1 si legge che: “La Gatta-Pianello e la sua eventuale prosecuzione mettono in pericolo risorgenti carsiche e altre zone umide di greto diventando una importante minaccia per specie vegetali, rettili e anfibi”.

Ancora, circa le possibile direttrici dello sviluppo, si ricava dalla lettura la netta impressione di una concentrazione esclusiva dell’attenzione sull’asse centrale della SS 63, ignorando gli assi Secchia ed Enza.

In conclusione il giudizio delle organizzazioni sindacali sul PSC è, allo stato attuale, sostanzialmente negativo in quanto non individua una linea di sviluppo del territorio per favorire il radicamento sul territorio ed auspicabilmente il nuovo insediamento di popolazione e non tiene conto né di quanto scritto nei documenti sindacali del 5 dicembre 2007 e, specificamente per la montagna, del 15 marzo 2008, oltre che di quanto scritto sulla viabilità dopo l’incontro di alcuni mesi fa con l’assessore provinciale competente cui ancora si attende risposta.

Desideriamo concludere con quanto chiedevamo a conclusione del documento “Linee guida per un confronto sullo sviluppo della montagna”:
“Lo sviluppo della montagna sarà fonte di ricchezza non solo per la montagna, ma per tutto il territorio provinciale. Da subito chiediamo di aprire un confronto, a livello locale, con la Comunità Montana, il Parco e la Provincia, coinvolgendo il tessuto economico produttivo, per definire le linee programmatiche di sviluppo, con forme di partenariato di territorio, in grado di assumere la montagna come bene di pregio e prestigio, dove conviene investire per migliorare la qualità sociale, la qualità economica e la qualità della vita di tutta la provincia”.

CGIL Dusca Bonini

CISL Pietro Ferrari

UIL Giovanni Riatti

Castelnovo ne’ Monti 23 giugno 2008