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Racconto / Il risveglio

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Questo racconto, propostoci da Lorenzo Calabrese, è stato scritto (dal medesimo) nel 1998 per il "XIX Premio letterario nazionale di narrativa per medici" di Parma. "Il tema era a soggetto obbligato - ci scrive nel messaggio di accompagnamento il medico - in quanto indetto dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori di Parma e doveva per forza trattare di problematiche oncologiche". Visto anche il suo significato di grande attualità, abbiamo pensato di proporlo a nostra volta a voi lettori.

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Marco attendeva con apprensione, il proprio turno in quell’angusto corridoio d’ospedale. Era più di un anno che lamentava disturbi digestivi ed una profonda stanchezza, ma nonostante i ricostituenti ed i farmaci contro il bruciore di stomaco un giorno cominciò a vomitare del materiale nerastro. Se non fosse stato per le insistenze della moglie forse non si sarebbe neppure recato dal proprio medico curante. Ora si trovava seduto con quella richiesta di EGDS, sigla che stava per esofagogastroduodenoscopia, in attesa di effettuare l’esame che avrebbe esplorato l’interno del suo apparato digerente. Dalla porta dell’ambulatorio uscì l’infermiera, una ragazza assai carina e dai modi gentili, che invitò Marco ad entrare. Sbrigate le formalità burocratiche venne accompagnato sul lettino dove gli fu effettuata una endovenosa i cui effetti non tardarono a mostrarsi visto che un piacevole torpore si impossessò di lui. - Ora introdurremo questo strumento- disse il medico. - Non si muova e cerchi di stare il più rilassato possibile.

- Bisturi - sentenziò il professore in sala operatoria. Con precisione effettuò l’incisione cutanea xifo-ombelicale. Aperto l’addome cominciò ad esplorare tra i visceri alla ricerca di qualcosa che non tardò a trovare - Il tumore è a livello dell’antro gastrico - disse rivolto ai numerosi studenti presenti. - Avvicinatevi ma fate attenzione alla sterilità del campo operatorio. Uno alla volta, in modo impacciato, gli aspiranti medici si avvicendarono ad osservare con interesse quella massa biancastra che si intravedeva alla superficie dell’organo. Era la prima volta che assistevano ad un intervento chirurgico e non avevano mai visto prima un tumore dal vivo. - Si tratta di un adenocarcinoma. Questo giovane uomo non sarebbe dovuto giungere così tardivamente alla nostra attenzione. Il compito che vi attende come futuri medici sarà tutt’altro che facile - asserì il chirurgo. - Tutti vi racconteranno i loro malanni, molti dei quali immaginari, tuttavia, tra queste persone ci sarà sempre qualcuno, come in questo caso, i cui sintomi e segni clinici dovrete con intuito e buon senso giudicare correttamente. Rammentate bene le mie parole e non dimenticate quello che avete visto oggi.

Anna conosceva tutta la verità circa le condizioni critiche del marito. I medici avevano parlato chiaro, la prognosi, un freddo termine tecnico per indicare il destino delle persone, dipendeva da alcuni fattori che ormai erano entrati a far parte del suo lessico e venivano nel gergo medico sintetizzati con la sigla TNM dove T stava per tumore, N per linfonodi ed M per metastasi. Da quello che aveva capito di queste tre lettere la più temibile era la M. Il professor Bonis, Direttore della Clinica Chirurgica Generale, uscito dalla sala operatoria si diresse verso Anna che, assorta nei suoi pensieri non si era accorta del suo arrivo. Appena lo vide sopraggiungere il cuore le balzò in gola. - Professore, come è andata ? - chiese con apprensione. - Ho effettuato una gastrectomia subtotale asportando il tumore assieme ai 4/5 dello stomaco. Non c’erano metastasi agli organi addominali esplorati e, con il beneficio del dubbio poiché siamo in attesa dell’esame istologico definitivo, i linfonodi mi sembravano indenni. C’è stata per la verità una inaspettata complicazione di tipo cardiaco, a metà dell’intervento, che tuttavia è stata prontamente risolta dall’ equipe anestesiologica.

Marco stava risvegliandosi gradatamente dal torpore in cui si trovava. L’avevano messo in una stanza a due letti di cui uno non era occupato e sul quale giaceva addormentata sua moglie vinta dalla stanchezza di quei difficili giorni. Non era precisamente un bello spettacolo a vedersi quello della sua persona prigioniera in quel letto d’ospedale. Per catene aveva fleboclisi e tubi di drenaggio da ogni lato e come ulteriori gioghi un sondino naso gastrico ed un catetere vescicale. Le ferite inferte al suo corpo nel tentativo di strapparlo alla morte cominciavano a dolergli eppure, in netto contrasto con ciò che poteva esternamente apparire, sembrava non soffrisse. I timori, le ansie, l’angoscia che lo avevano accompagnato fino a poco prima dell’intervento erano scomparsi ed il suo avvenire non lo preoccupava più. Accadono strane cose nella vita che a volte possono cambiare il corso dell’esistenza e quella che riguardava Marco si era verificata durante l’intervento per cui converrà fare un passo a ritroso nella nostra narrazione.

Prima di congedarvi - disse il professor Bonis rivolto agli studenti di medicina che in successione si alternavano al tavolo operatorio per guardare la neoplasia gastrica, - c’è un ultima cosa che vorrei dirvi e che difficilmente troverete nei vostri testi. Non dimenticate il lato umano della vostra futura professione, questo che avete appena visto non è un adenocarcinoma bensì un paziente affetto da questa malattia. Curare nella sua accezione più elevata significa prendersi cura dell’ammalato nella sua unicità fisica e spirituale. L’uomo, e questo dovrebbero saperlo i medici più di ogni altro anche se in questo tempo che alcuni si ostinano a definire moderno sembrano essere i primi ad averlo dimenticato, è ben altro che una somma di organi ed apparati. Curare significa anche saper ascoltare, condividere, entrare in sintonia col proprio paziente facendosi carico delle sue ansie e sofferenze interiori oltre che fisiche. Potete andare per oggi è tutto, signori. Aveva appena pronunciato queste parole quando ad un certo punto un’improvvisa ed inaspettata bradicardia portò il paziente all’arresto cardiaco. Fu una cosa di pochi secondi che portò non poca agitazione tra gli anestesisti . Quella linea isoelettrica sul monitor elettrocardiografico sembrò durare un’eternità. - Professore si fermi,- disse con voce preoccupata l’anestesista capo. - Adrenalina, presto! - Urlò all’infermiera di sala. Fu in quei brevi istanti che Marco in quel nero ed innaturale sonno indotto dai farmaci anestetici intravide la luce, dapprima fioca poi sempre più intensa. Un istante prima della luce aveva osservato il proprio corpo dall’alto, come se ne fosse uscito. Poteva vedere il letto della sala operatoria sul quale giaceva, i chirurghi e gli studenti curvi sopra di lui nonché gli anestesisti intenti all’opera di rianimazione. La luce sembrava assumere progressivamente una forma umana ed al suo cospetto provò una sensazione di pace e serenità impossibili a descrivere a parole. Ebbe la certezza di trovarsi al cospetto del figlio di Dio. Quel personaggio non assomigliava lontanamente a quel Gesù stereotipato un po’ debole e sdolcinato dei catechismi ma incarnava la potenza stessa di Dio. Più vecchio del tempo (In principio erat Verbum... et Deus erat Verbum... et lux in tenebris lucet... ) ma di una sconcertante modernità, emanava un amore illimitato al di là di ogni immaginazione. Vide in pochi istanti la propria vita scorrere come in un film e provò una sensazione di profondo disagio poiché gli effetti delle proprie parole ed azioni, li rivisse sulla propria persona. Comprese come fosse stato superficiale ed egoista e capì che agli occhi dell’Uomo di luce solo ciò che era stato fatto per amore e con amore era veramente importante e contava in quella nuova dimensione. - Non morirai, la tua ora non è ancora giunta, - sentì formarsi queste parole nel profondo della sua anima. - Hai una missione da compiere, ti occuperai di coloro che camminano per le vie della malattia neoplastica, la morte non è la fine ma l’inizio della vita.

Neppure un anno dopo questi avvenimenti Marco divenne il presidente dell’associazione cittadina per la lotta contro i tumori, ma questa è un’altra storia.