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Crisi di Villa Minozzo / Se il carattere non cambia, si può cambiare sistema

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La situazione di Villa Minozzo non finisce mai di stupire. Ora anche l'Udc sgombra il campo da equivoci: noi non c'entriamo, dice Zobbi, e non faremo inciuci in futuro. Bene. E allora? Da cosa genera questa crisi che, sicuramente, ha come prime vittime i cittadini?

Viste da fuori, le motivazioni paiono diverse. La più tirata in ballo è la comunicazione interpersonale e pertanto, quando ci sono di mezzo i rapporti umani, la causa va ricercata da ambo le parti. Ma non pensiamo che tutto risieda qui, perché se no ci troveremmo di fronte a un consiglio d'amministrazione di una qualsiasi associazione sportiva e non a quello di un Comune che ha responsabilità sicuramente superiori alle reciproche simpatie.

Eppure ci siano consentite tre domande agli attori di questo pasticcio.
a) Una brutale: primo quanto è costata al sindaco Fiocchi la sua libertà di opinione sul sistema (ricordiamo le recenti critiche che tanto scalpore hanno destato) e, secondo, il desiderio di disfarsi della vecchia guardia che, ormai, aveva fatto il suo tempo?
b) Una pratica: davvero è possibile immaginare che un sindaco debba rispondere alla volontà del segretario di partito comunale? (sarebbe concepibile a Reggio Del Rio che risponda alla volontà di Marco Prandi?)
c) Una di analisi politica: il sindaco Fiocchi nella sua lettera a Veltroni ha ricamato un po' i suoi elogi. Ma, come noto, chi si loda si imbroda e, infatti, un po' di autocritica non avrebbe fatto male a farla. Il sindaco avrà pur avuto le sue responsabilità nel circondarsi di chi ora lo accusa così veemente. Oppure anche all'epoca della compilazione delle passate liste il partito era sovrano rispetto alle persone e, quindi, si è messo assieme chi era incompatibile pur di vincere in quel Comune? Vogliamo sperare che a quest'ultima domanda si possa rispondere di no. Ma se a Villa Minozzo arriverà un commissario, non avrà perso Fiocchi e non avranno perso i suoi detrattori; ma la gente (che ha tutto il diritto di avere un governo da chi ha votato) e, con essa, il sistema. Quello del partito sopra persone. Liberi, alle prossime elezioni, di trarne le conseguenze.

PS1: Leggiamo che all'ultimo consiglio comunale si è votato quanto strettamente necessario, poi alcuni componenti di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale. Una sfiducia a se stessi. No comment.

PS2: A un Fiocchi che scrive a Veltroni vantando la medaglia al valore del Comune di Villa Minozzo per la resistenza partigiana, scrive un Filippi per invitarlo alla commemorazione a una strage opertata dai partigiani. E la notizia non è una barzelletta. No comment.

1 COMMENT

  1. I morti non parlano
    E verrebbe da dire che i vivi parlano troppo, a volte, e hanno anche la pretesa di far parlare i morti. Certo li utilizzano, a destra e a sinistra, sempre a sproposito.
    I giovani caduti nelle file della Resistenza o nelle file dei repubblichini sono morti spesse volte inconsapevoli, portati dalle circostanze e dal destino a combattere, con varie motivazioni, da una parte e dall’altra.
    Rispetto il loro silenzio e il loro riposo eterno, non corro nei boschi con croci, e non ostento gagliardetti quando scrivo ad un onorevole, come invece fa troppo spesso il Fabio Filippi, e come vedo fa pure il sindaco Fiocchi.
    Non rispetto chi continua a ballare sulle loro tombe, da una parte e dall’altra. Chi ogni due per tre li strattona di qui e di là, per motivazioni che di nobile hanno ben poco.
    Molti anni fa, ragazzetto di dieci anni, andavo su un poggio, tra gli alberi, e stavo ore vicino alle tombe di sei ragazzi, partigiani alcuni, altri solo renitenti alla chiamata di Graziani. Assieme catturati a Ramiseto, torturati e fucilati dai tedeschi, dopo avergli fatto scavare la fossa a mani nude, con le dita sanguinanti (perché avevano loro strappato le unghie).
    Andavo lì con i miei amici, a vederli fumare “al gusedre”, una specie di liana che bruciava come una sigaretta; io no, troppo piccolo, e poi fumare non mi è mai piaciuto.
    Leggevo i nomi, l’età, diciotto, vent’anni… Le loro tombe non ci sono più, i parenti da molti anni li hanno presi e portati nei vari cimiteri, al loro paese. La lapide è stata spostata. Hanno costruito alcune case, e neppure il poggio c’è più. Sono spariti anche due nomi, dalla lapide. Ricordo che lo chiesi al sindaco Zambonini. Non ne sapeva il motivo.
    Beh. Non erano della brigata Garibaldi, ma “solo” due cittadini renitenti al bando Graziani. Anche i morti, e morti assieme, non hanno gli stessi diritti. La censura dei vincitori? Mah. Certo che tutto cambia, nemmeno le tombe stanno ferme, e alcuni morti, sono meno morti degli altri…
    Non sono credente, ma a volte vedo in sogno il faccione buono di un Dio che sorride con compassione delle vigliaccherie, degli opportunismi, delle c… di noi ancora, per un po’, vivi.

    (Alessandro Davoli)