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Natale / Abolire la parola “Christmas” dalle celebrazioni

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Mi viene da sorridere se non fosse “realtà romanzesca”, come titolava anni fa un rubrica del settimanale più popolare in Italia. Ad Oxford il Consiglio comunale ha deciso di abolire la parola «Christmas» dalle celebrazioni! Niente più Natale per chi abita nella città universitaria famosa in tutto il mondo. Nel coro delle critiche contro la decisione musulmani ed ebrei, anch’essi consapevoli dei pericoli di questo tentativo di eliminare le identità.

Sabir Hussain Mizra, presidente del Consiglio musulmano di Oxford ha dichiarato: “Sono molto irritato per questo. I cristiani, i musulmani e altre religioni aspettano tutti il Natale”. L’arcivescovo monsignor Gianfranco Ravasi, considerando l’iniziativa una “stravaganza”, ritiene che questa decisione sia un ostacolo al dialogo tra le religioni: “Il vero dialogo lo si costruisce attraverso le identità”.

Non meno stravagante la sentenza del giudice spagnolo di Valladolid, che ha ingiunto di togliere il crocifisso dalla scuola e dagli edifici pubblici. Se agli spiriti liberi della Spagna il crocifisso dà così fastidio, lo tolgano dappertutto, anche dai musei. Se ciò avvenisse, se venisse buttato nei rottami, mi metterei in lista per avere in dono il Cristo di Velazquez e mi accontenterei anche di quello di Murillo, di El Greco, di Salvator Dalì.

Capisco di più gli indiani di Orissa, che incendiano chiese e massacrano cristiani, perché è una religione che va contro gli interessi dei potenti, affermando i valori della giustizia e della dignità di ogni persona, abolendo le caste, dando dignità ai più poveri, a chi vive al margine, sfruttato, che queste “stravaganze” di un’Europa che vuole distruggere le radici cristiane.

“La nostra civiltà, la nostra vita cominciano con la nascita di Cristo… Per comprendere il nostro mondo, la nostra vita, noi stessi, bisogna rifarsi a lui”, ha scritto Giovanni Papini. Nessun tempo, come questo, è stato tanto diviso da Cristo, contiamo gli anni “prima e dopo Cristo”, ma forse mai nessun tempo, come il nostro, ha bisogno di lui. Ma oggi fanno tendenza gli “spiriti liberi”, che non riconoscono questo, banalizzando Dio per affidarsi a ragionamenti d’uomini che, a lungo andare, rivelano la loro fragilità, la loro debolezza, orizzonti limitati che non allargano il cuore, negando la grande Speranza che il Cristo è venuto a rivelarci.

Ma per quanto si faccia, Cristo non è ancora stato espulso dalla terra, è più vivo che mai: perfino nelle bestemmie, involontario ricordo della sua presenza.