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Fusione Enìa-Iride / “La fusione per incorporazione di Enìa in Iride è una scelta sbagliata”: è il parere di Ginetto Montipò…

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Ginetto Montipò, come consigliere comunale del PD a Reggio Emilia, già amministratore in Provincia ed elemento di spicco nella politica locale, prende decisamente posizione su un tema delicato ed importante come la gestione della operazione ENIA. Di seguito il documento che ha inviato alla stampa e che sollecita utili riflessioni.

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Credo che la fusione per incorporazione di Enìa in Iride sia una scelta sbagliata, che impoverisce una comunità che in tanti anni ha saputo creare valore e valori, perché coinvolta e convinta.

L’operazione innaturale (anche per evidenti disomogeneità geografiche) che si vuol portare a compimento, nel ben coltivato disinteresse della nostra gente, non ci aiuterà a migliorare le condizioni del nostro territorio, non migliorerà le condizioni degli utenti, non sarà un elemento di coesione (la moneta più preziosa in tempi di crisi) e farà aumentare il distacco se non proprio il conflitto tra cittadini ed istituzioni.

Da qualunque parte guardi a questa operazione non riesco a trovare ragioni sufficienti a convincermi della sua giustezza e a condividere la responsabilità che l’assemblea dei sindaci azionisti, messa di fronte ad una proposta inattesa e maturata tra da poche selezionate persone, si è assunta.

Non condivido il merito ed il metodo di quella decisione unanime, ma la rispetto, nella speranza che i sindaci rispettino il mio netto dissenso. Del resto, quanto al metodo, se io fossi stato chiamato a ratificare o meno una simile decisione, avrei prima chiesto il mandato del mio consiglio comunale. Anche per dar modo a chi la pensava diversamente di pronunciarsi per tempo o, quanto meno, per non mettere i Consigli Comunali di fronte ad un fatto compiuto. Quanto al merito, le cosiddette multiutility sono, a mio parere, lo strumento per le politiche di governo del territorio, sono il vero strumento di un federalismo tanto invocato quanto temuto.

Se diventano “solo” grandi gruppi industriali perdono anche le proprie eccellenze imprenditoriali. Del resto agiscono, di fatto, in un regime di monopolio che solo l’autorevolezza del soggetto pubblico può, in qualche modo, rendere accettabile. Se viene meno questa autorevolezza, anche attraverso il semplice allontanamento tra utente e sedi decisionali, si perde gran parte del “valore aggiunto” tipico dei questo tipo di imprese.
Imprese che devono servire ai territori, al loro sistema d’imprese, ai loro cittadini, alla loro gestione sostenibile.

Enìa è già il frutto recente di uno sviluppo dimensionale che ha coinvolto giustamente le province di Piacenza, Parma e Reggio e chiude bilanci con decine di milioni di euro di utile; sarebbe il momento per consolidare la propria struttura organizzativa e manageriale bisognosa di manutenzione, riavvicinarsi alla propria utenza che mi pare in sempre maggiore sofferenza, ammodernare ulteriormente le reti e le tecnologie, investire in ricerca ed innovazione.

Può e deve farlo, senza infilarsi un un’avventura che le condizioni di crisi generale (e della propria quotazione in borsa), la non sufficiente chiarezza politica sul ruolo futuro di queste aziende pubbliche, l’approssimarsi di scadenze elettorali di una certa importanza locale, la impegnino in anni di assestamento e, inevitabilmente, di difficoltà organizzative e identitarie.

La crisi economica e gli scenari che si aprono anche per il nostro Paese e per i nostri territori, rispetto anche all’ottobre scorso, ci impongono maggior attenzione, maggiore prudenza e una più chiara “visione strategica”. Elementi che potrebbero essere utilmente condivisi con la nostra comunità, prima di decisioni irrevocabili. E’ incredibile il silenzio dei più accreditati soggetti economici locali sulla questione, ed anche delle forze politiche e dei loro esponenti, fatte salve le preoccupazioni espresse, qualche mese fa, dal giovane direttore di Confcooperative e quelle recenti di Rifondazione Comunista.

Come consigliere eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, poi aderente al Partito Democratico ed al relativo gruppo consigliare, non posso eludere la responsabilità che mi deriva dall’essere rappresentante di un partito. Tuttavia costato che il partito al quale aderisco non ha trovato l’occasione, pur da me sollecitato, di dedicare una discussione ad un evento che io considero tra i più importanti dell’ultimo anno e impegnativo per il futuro della nostra gente.

Non esiste, ad oggi, una posizione di un organo assembleare del PD che giudichi positivamente l’operazione Enìa-Iride; singole dichiarazioni (per la verità ne ricordo solo due: quella, la prima, dell’on. Castagnetti e, se non ricordo male, quella del segretario Fantuzzi) non mi pare possano essere sufficienti a definire con certezza la posizione del PD.

Se e quando il PD, in un documento ufficiale della Direzione o dell’Assemblea Provinciale darà indicazione ai propri eletti di votare a favore di questa fusione per incorporazione io, per disciplina, mi adeguerò pur non condividendola, diversamente il mio voto sarà coerente con le cose che ho ritenuto di dover rendere pubbliche con questa nota.

Il Consiglio Comunale di Reggio è chiamato a deliberare nella giornata di lunedì 15 dicembre, con un’urgenza tale che il Sindaco, firmatario della delibera, ne chiede, a mio parere senza giustificato motivo, anche l’immediata esecutività.

Se i media riuscissero a fare il miracolo di ottenere una posizione ufficiale del PD, avrebbero compiuto una “missione impossibile” della quale sarei loro grato.
Tra qualche anno, infatti, nessuno si ricorderà di questa mia sofferta e solitaria posizione, ma sono certo che qualcuno ricorderà al PD la sua.

(Gino Montipò, consigliere comunale del gruppo PD)

2 COMMENTS

  1. Sì, c’è urgenza di coesione, non del decisionismo di pochi
    Condivido pienamente il pensiero di Gino Montipò, nei contenuti e nel merito. La veloce e apparentemente inarrestabile demolizione di tutto ciò che ha significato in un recente passato il costituirsi di una società civile, organizzata e attiva nelle scelte collettive, per questo straordinariamente coesa, è una deriva pericolosissima e inaccettabile. In particolare quando si tratta della gestione di risorse naturali collettive, dunque non privatizzabili per definizione, come ad esempio l’acqua…
    Non mi sento affatto nè garantito nè rappresentato da forme societarie in cui il controllo pubblico viene facilmente sottomesso dalle necessità di bilancio o dalla forza degli azionisti (in genere, poi, sempre quelli: non certo azionariato diffuso e solidale!). C’e urgenza di coesione, nel nostro Paese, come oramai anche nella nostra Provincia; questa è una novità sgradevolmente inattesa alla quale occorre reagire con fermezza e passo molto, molto svelto. Viceversa prevarranno sguaiate, populistiche e demagogiche posizioni che, se accontenteranno nell’immediato i più superficiali, di certo non faranno altro che alimentare disgregazione nel tessuto sociale e svilimento della politica.
    E’ davvero il caso di fare tutti uno sforzo e di ridare significato al diritto di una cittadinanza responsabile e partecipe della cosa pubblica. Ne esiste ancora, di interesse pubblico, in questo che fu un Bel Paese?

    (Mauro Chiesi)

  2. Nessuno potrà dire…
    Non può che far piacere leggere la presa di posizione di Ginetto Montipò, purtroppo sino ad ora unico segnale in un assordante silenzio. Per quel che ci riguarda condurremo in Consiglio comunale la nostra battaglia per cercare in qualche modo di frapporre qualche ostacolo ad un processo le cui gravi conseguense saranno percepibili nella reale dimensione tra qualche tempo. Ci auguriamo che i consiglieri di maggioranza colgano l’importanza del fatto e sfuggendo alla logica perversa del voto favorevole sempre e comunque manifestino le loro reali opinioni. In ogni caso tra qualche tempo nessuno potrà dire noi non sapevamo.

    (Luigi Bizzarri)