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“Un ambiente mafioso fino al midollo”

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Pochi giorni fa (precisamente il 3 dicembre scorso), sulle pagine nazionali del Resto del Carlino un articolo dal titolo “L’insostenibile concorrenza dei Tir” riportava pesanti accuse del presidente della Cna reggiana ad aziende del Sud. Enrico Bini – che da tempo fa presenti i problemi che toccano anche la nostra provincia, come anche segnalato su questo giornale telematico – nel pezzo in questione accusava il mercato del trasporto di essere alterato da comportamenti che sfuggono ad ogni controllo.

Bini tra l’altro afferma: “Da quando ho svelato le denunce sono stato lasciato solo”. Già nell’intervista rilasciata a Redacon alcune settimane fa Bini aveva espresso la pesante situazione, il bisogno di far emergere questa piaga e la necessità che la denuncia possa diventare collettiva, che le istituzioni escano dal silenzio e facciano la loro parte.

Importante sostegno a Bini e alla categoria arriva anche da Marco Ferrari, felinese, uno dei soci di Zara Line, azienda di trasporti conosciuta in tutta la provincia e apprezzato organizzatore dell’ormai noto raduno Tartaruga Truck Team. Uno insomma che conosce bene il settore. Anche Ferrari lo scorso anno, sempre sul nostro sito, aveva denunciato un sistema ormai al collasso e richiesto interventi urgenti che garantissero il rispetto delle regole e un maggior controllo.

Ferrari ora ci dice: “A Bini voglio dare il mio appoggio, la mia solidarietà e la mia stima, sia come collega che come presidente di un’associazione così importante nel nostro territorio; ma soprattutto come amico. Profonda è la mia stima perché, come si dice nel nostro mondo, Bini ha avuto ‘gli attributi per esporsi in un ambiente mafioso fino al midollo’”. “Purtroppo anche chi ci dovrebbe tutelare - afferma sempre Ferrari - spesso chiude occhi, orecchie e bocca”.

“Spero che le denunce fatte non cadano nel vuoto – ribadisce – e che a Bini si uniscano anche altri; e invito la parte sana della nostra categoria a sostenere questa battaglia per la legalità e per il rispetto delle regole. Caro Bini, se ci sarà bisogno ti sosterremo utilizzando scritte sui nostri camion per far conoscere il problema”.

12 COMMENTS

  1. Solitudine apparente?
    Oggi mi ha telefonato Mattia R., che scrive spesso pure lui su @CRedacon#C. Politicamente lontani milioni di anni luce, abbiamo parlato di quelle pochissime persone che piacciono ad entrambi. Tra queste, Bini, ci sei tu. Attenzione: Mattia ed io siamo due montanari semplici, gente comune. Però rappresentiamo due mondi; due mondi distinti e distanti ma concordi nello stimare e appoggiare te in questa battaglia fatta con pochissime voci e moltissimi silenzi. Essere comune denominatore di mondi così tra loro lontani è evento assai raro, di questi tempi… Il silenzio, poi, non sempre è deprecabile. Come ben sai fa molto più rumore un albero che cade di una intera foresta che cresce!

    (Umberto Gianferrari)

  2. Solidale
    Per quello che può valere, esprimo tutta la mia solidarietà e la mia ammirazione nei confronti di Bini. Ciò che sta facendo, oltre che ad essere utile, credo sia un esempio di che cosa sia l’etica pubblica; o più semplicemente come il rispetto della legalità sia un “valore” necessario per il vivere “bene”.

    (Simone Ruffini)

  3. Proposta
    Tutta la mia solidarietà ad Enrico Bini. Ho una proposta. Il teatro Bismantova sta organizzando una lettura di Gomorra che dovrebbe vedere coinvolte scuole, cittadini ed istituzioni. Enrico Bini dovrebbe essere tra gli invitati d’onore. Perchè le persone per le quali la legalità è un valore da praticare ogni giorno non si iscrivono come lettori o come ascoltatori a quella giornata di lettura?

    (Cleonice Pignedoli, docente Istituto “Cattaneo-Dall’Aglio” di Castelnovo ne’ Monti)

  4. Fantastico!
    Parlando di mafia è automatico parlare di omertà ! Qui, invece, notiamo che tutti i commentatori (sino ad ora) si firmano con le proprie generalità , uscendo allo scoperto. Trovo che ciò sia un segnale molto positivo!

    (Umberto Gianferrari)

  5. Tanto di cappello
    Volevo con la presente fare i miei più cordiali ringraziamenti al sig. Bini in quanto ha esposto problematiche serie sulle quali il sottoscritto metterà tutto il suo impegno per farle supportare a livello nazionale affinchè si ponga rimedio alle stesse per l’interesse della collettività.

    (Marino Rivoli)

  6. Grazie
    Sì, a volte mi sento solo in una battaglia più grossa di me. Poi, quando leggo o ricevo telefonate di stima e di appoggio come queste, riprendo coraggio e vado avanti. Ora sto preparando con l’aiuto di un legale un esposto che raccoglie tutte le iniziative che negli anni sono state fatte. Così chi sta facendo circolare le informazioni che non ho mai denunciato niente la smette. L’esposto stiamo integrandolo anche con le informazioni riguardanti il settore dell’edilizia. Le notizie di questi giorni confermano quello che già sapevamo. “Questo territorio non è solo coinvolto perchè si trova fra Parma e Modena, ma è conivolto perchè il problema è anche qui”.
    La cosa che non capisco è perchè non si vuole prendere il toro per le corna. Se aspettiamo che scoppi dopo è peggio. Le imprese oneste non riescono più a lavorare e sono ad un bivio o smettono o cominciano anche loro a lavorare nell’illegalità.
    Grazie e a presto.

    (Enrico Bini)

  7. No mafie!!!
    Vorrei esprimere solidarietà al signor Bini, che non conosco, per la sua crociata. Opero nel settore trasporti da alcuni anni nella provincia di Modena; spesso, troppo, ho visto aziende crescere in un modo smisurato all’andamento dell’economia: praticare tariffe impensabili per chiunque operi nella legalità. Inizialmente pensavo di aver commesso errori nella gestione dell’impresa, ma anche i miei colleghi e/o concorrenti subivano l’impatto con queste ditte e la committenza guardava unicamente al miglior offerente. Ho constatato che si propagava a macchia d’olio un’illegalità su diversi fronti e fuori del rispetto delle norme previdenziali, del codice della strada e fiscali e ciò consente di affossare aziende che operano nel settore da decenni…. Revisioni fantasma, come certi contratti d’assunzione che sembrano scritti con l’inchiostro “simpatico”… cifre sospette di denaro contante, nessun rispetto per le ore di guida consentite, la massa trasportabile e tutto il resto… Ma come in ogni dramma che si rispetti c’è anche la beffa… Queste sono le stesse aziende e uniche che ricevono contributi dagli enti pubblici per il rinnovo del parco circolante, per i giovani imprenditori e l’incremento delle aziende in rosa. La lotta all’infiltrazione di queste organizzazioni di stampo mafioso va sostenuta nell’interesse di tutti noi, che sia Cosa nostra, ‘Ndrangheta, Camorra o Sacra corona unita non fa differenza, deve trovare un tessuto sociale costantemente unito. La voce delle persone che hanno il coraggio di denunciare è anche la nostra. GRAZIE!!!

    (Commento firmato)


  8. Credo, Enrico, che si sia aspettato anche troppo! Enzo Ciconte da anni denuncia la situazione di cui parli; ha anche pubblicato un libro, su questo, con Panozzo editore. Eppure si è continuato a far finta di niente… Perché quando passano da queste parti (Reggio prima, Modena quest’anno) le carovane antimafia di Libera le scuole tutte non aderiscono?
    Perché non ci si muove tutti? Perché danno quasi fastidio? Grazie per la tua forza e la tua onestà.

    (Normanna Albertini)

    * * *

    @CLa resistenza del tessuto sociale, i dubbi delle sentenze giudiziarie

    REGGIO. 1993-2003. Dieci anni di mafia a Reggio, dieci anni in cui la città è stata chiamata a fare i conti con la criminalità organizzata. Il racconto e l’analisi di questi anni sono contenuti nell’ultima ricerca condotta da Enzo Ciconte, già consulente della commissione parlamentare antimafia e, dalla seconda metà degli anni novanta, osservatore per la Regione dei fenomeni criminosi.

    Nelle 243 pagine del rapporto «Mafie italiane e mafie straniere in Emilia-Romagna», aggiornato al febbraio scorso, viene fotografata la situazione nella nostra regione e a Reggio in particolare dal punto di vista dell’evoluzione della criminalità, con attenzione (quasi monopolistica) per quella organizzata.

    TERRITORIO SALVO. Invero, leggendo le conclusioni del rapporto di Enzo Ciconte, si trae un forte segno di speranza: «Uno dei punti sicuramente certi è che, nonostante una pluridecennale presenza di uomini e di organizzazioni di chiara derivazione mafiosa, nessuna porzione del territorio può essere considerata controllata da una qualunque delle storiche organizzazioni mafiose, come Cosa nostra la ‘ndrangheta e la camorra che pure hanno operato, e continuano ad operare, con una molteplicità di attività delinquenziali. Il territorio delle province e dei comuni – prosegue il rapporto di Ciconte – neanche in minima parte può essere considerato come un territorio controllato da uno dei tanti raggruppamenti mafiosi».

    Il merito di questa situazione è – secondo Ciconte – da ascrivere al «tessuto democratico, formato da un robusto e variegato reticolo di associazioni laiche e cattoliche, partiti, sindacati, enti locali, cooperative», un reticolo che «ha fatto da barriera ad una invasiva aggressione mafiosa».

    DUE SENTENZE. L’affermazione tranquillizzante dell’esperto è solo una parte della sua analisi e non può essere letta da sola: a Reggio, la criminalità organizzata ha finora proliferato in determinati affari illeciti, ma in certi momenti ha anche seminato il terrore con omicidi efferati.

    E proprio nelle sentenze dei processi che – in questi dieci anni – hanno sanzionato anche duramente questi delitti, Ciconte arriva a leggere una contraddizione: a Reggio la mafia esiste e opera, ma ai suoi attori, alla fine, difficilmente i giudici hanno attribuito la patente di mafiosi.

    PROVE E INDIZI. Le sentenze a cui si riferisce Ciconte sono – in reltà – lo specchio di una evoluzione. Evoluzione della criminalità, ma anche della lotta a questi fenomeni. Condannando a 17 anni per traffico di droga l’ex boss Raffaele Dragone, assieme a Giuseppe e Domenico Lucente, nel ’95, il tribunale di Reggio li assolve però dall’associazione a delinquere di stampo mafioso perché «l’oggetto del giudizio è una associazione costituita e operante nel territorio della regione Emilia-Romagna rispetto alla quale i collegamenti eventualmente esistenti, a livello di una non meglio specificata
    affiliazione con altro più amplio sodalizio criminale potrebbero assumere, al più, valore meramente indiziario». Solo indizi, dunque, senza prove. E le prove non ci saranno nemmeno per condannare Bonaccio, Vasapollo e il «pentito» Bellini.

    Per la Corte d’assise, «manca la prova piena che il legame di solidarietà sussistente fra Bellini, Vasapollo e Bonaccio si fondi su una stabile organizzazione che assuma i connotati tipici di associazione mafiosa». E anche i delitti confessati da Paolo Bellini sono «espressione di una criminalità non individuale nè occasionale e secondo un apprezzamento di elevata possibilità, assai prossimo alla prova piena, di una criminalità organizzata di tipo mafioso. Ma manca una prova piena del reato associativo». Ma tant’è: dalle parole di quest’ultima sentenza si capisce che qualcosa è cambiato. Soprattutto in chi ha smesso di sottovalutare i traffici mafiosi a Reggio e dintorni.#C

  9. Grazie a noi??
    Bini, siamo noi che dobbiamo ringraziare all’infinito per l’impegno che ci mette nel ripristinare un minimo di legalità!! Ne abbiamo parecchio bisogno!! Purtroppo constatiamo ogni giorno che questa legalità “moderna” è stiracchiata da tutte le parti e i nostri politici (tutti) hanno altre cose a cui pensare.

    (Elio Bellocchi)