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L’intervento / Giovani: chi li aiuta a responsabilizzarsi?

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Riprendiamo dall'ultimo fascicolo (dicembre corrente) del "Bollettino della Comunità", giornalino delle parrocchie che fanno capo alla zona pastorale di Felina, Gatta, Gombio, Villaberza e S. Giovanni, un articolo di Normanna Albertini che affronta la sempre presente "questione giovanile", sottoponendolo all'attenzione anche dei nostri lettori.

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L’aspetto più inquietante della condizione giovanile di oggi sembra legato alla difficoltà di costruire una base solida per affrontare l’avventura della vita. Ma, in questo, i giovani possono avere responsabilità? O non è di altri? I ragazzi dipendono dagli adulti, molti dei quali, però, mancano di una visione forte della vita e paiono interessati solo al denaro, al consumo, al vuoto divertimento. C’è una grande ipocrisia nello scandalo che gli adulti esprimono quando i giovani “imparano la lezione”, adeguandosi e comportandosi, in fondo, come i loro genitori. Quando diventano insofferenti per qualsiasi regola, individualisti, incapaci di empatia e solidarietà. Non responsabili nei confronti degli altri e della comunità in cui vivono.

Isolato dalle sue relazioni sociali, l’individuo è sempre più vittima delle circostanze, non è mai autore del proprio destino e perciò finisce col non essere più neppure responsabile dei proprio comportamenti, inclusi i propri fallimenti ed errori, perché la diagnosi lo assolve ogni volta. Nessuno è più responsabile… (Neri Pollastri, “Il pensiero e la vita”, p. 94).

Già, pare che nessuno riesca più ad ammettere i proprio errori e, quel che è più grave, a riconoscere i propri crimini. Non ci riesce il ragazzo (che pure è comprensibile, perché la trasgressione è quasi fisiologica nell’adolescenza) che si mette alla guida ubriaco, non ci riesce l’adulto che lo giustifica e, anzi, protesta contro una legge che ritiene repressiva (e qui la trasgressione non è più scusabile, è ridicola), ma, d’altra parte, non ci riesce il vigile che picchia a morte un ragazzo solo perché nero o l’ente pubblico che usa le multe per fare cassa.

L’assunzione di responsabilità va oltre l’ammissione di colpa in quanto implica concetti come “libertà individuale” e “scelta”. Assumersi la responsabilità di un comportamento o di una scelta significa ammettere che tale comportamento o tale scelta sono dipese dalla propria volontà e da una propria decisione: chi si “assume la propria responsabilità” è colui che è chiamato a “rispondere” di tali comportamenti o tali scelte.

E’ questo che chiedono i giovani: adulti credibili, solidi, responsabili. Adulti di cui potersi fidare, che credano in qualcosa: una fede, un amore, una passione che sappia riscaldare il loro cuore. Richiedono adulti maturi, che li prendano sul serio, li sappiano ascoltare, li aiutino a esprimersi senza abdicare al loro ruolo. Adulti responsabili. E diventa difficile potersi fidare e affidare ad una adulto che, invece di correggerti ed aiutarti, anche con severità, ad ammettere e rivedere i tuoi errori, li copre e ti protegge sempre, svelando la propria fragilità e incapacità di persona non cresciuta. Ammettere che un proprio comportamento o scelta sono dipesi da una propria decisione significa anche comprendere le ragioni o i motivi che hanno portato a tale modo di agire o scelta e, soprattutto, significa capire i motivi per i quali sarebbe stato preferibile un atteggiamento diverso o una scelta alternativa.

Il “responsabile”, a differenza del “trasgressore”, sa rendere ragione delle proprie azioni ed è consapevole dell’errore commesso, conosce le ragioni per cui è preferibile una scelta o una condotta diversa. Sa che mettersi in auto sotto l’effetto di sostanze psicotrope è come imbracciare a puntare un fucile carico sulle persone. Sente che è immorale, prima ancora che illegale.

L’avvenire dei ragazzi è certamente proiettato nella legalità e legalità significa rispettare le prescrizioni della legge, ma il giudizio sul comportamento illegale non è univoco tra i ragazzi, come tra gli adulti: dalle violazioni del codice della strada ai furti allo spaccio e all’uso di droghe ci sono percezioni diverse. Così, per molti, alcune infrazioni diventano solo furberie; anzi: sono da fare.

Una cultura che si basa sull’assunzione di responsabilità invita le persone ad una reale comprensione dell’errore e, allo stesso tempo, ad una scelta consapevole del comportamento corretto da seguire, aiutandole in questo modo a crescere dal punto di vista etico. Il modello “trasgressione-colpa-punizione” è un tipo di educazione comportamentale adatta ai piccini che hanno bisogno di apprendere velocemente che cosa possono e non possono fare in determinate situazioni, ma che non funziona più quando i ragazzi cominciano ad interrogarsi sul senso e il significato delle norme e dei valori che hanno ereditato, per aiutarli ad assumere un atteggiamento critico e per stimolare ulteriormente la loro personale ricerca.

Qui, però, si evidenzia un problema: come fa un adulto che continua a sentirsi e a comportarsi da “trasgressore” ad educare alla responsabilità?

(Normanna Albertini)

4 COMMENTS

  1. Cara signora Normanna…
    …per lavoro sono molto a contatto coi giovani e non mi sembra così critica come la vedete voi! Ho 33 anni, sono un vecchio giovane, riesco ancora a parlare con gli adolescenti quasi passando per uno di loro e li ascolto molto! A differenza di soli 15 anni fa mi sembrano molto più svegli, più giudiziosi; sembrerà strano, più informati, più sfasati quello sicuro, perchè troppo assorbiti da questa strana tecnologia!! La loro cultura o il loro modo di vedere il mondo è già diversissimo dal mio, ma non per questo sbagliano, sono figli di un altro tempo!! Oggi più di ieri ci sono spazi per loro, a parte lo sport e fortunatamente oltre il calcio, si vedono nascere compagnie teatrali! Le stesse parrocchie sono più attive di un tempo!!! Non trovo giusto prendere da esempio la classica pecora nera che la fa sempre peggiore! Le compagnie più grandi che magari bevono si organizzano già da tempo per non guidare in certe condizioni… ma questo per loro è storia, hanno gia accettato e capito da tempo… Poi c’è chi beve sempre, chi beve ogni tanto, chi non beve! Come 50 anni fa, come 15 anni fa e come fra 20 anni!!! Sono gli adulti ad avere problemi, secondo me!!! Mortificati da questa società che gli scappa di mano!! Pronti a giustificare le cattive azioni… Ma cosa guardano alla tv la sera????
    Buon anno.

    (Commento firmato)


  2. Carissimo “commento firmato”, forse non ha letto bene il pezzo, perchè mi pare non essere per niente in contraddizione con quel che lei scrive. Ho grande stima dei ragazzi e la mia non è per niente una critica al mondo giovanile, ma, semmai, un’autocritica. E’ una critica ad una società dove nessuno, anche molto in alto, riesce e vuole più “rispondere” (questo significa responsabilità) dei propri errori e dei propri crimini, educando in questo modo all’irresponsabilità. Le prediche non servono a niente, nemmeno pubblicate su un bollettino parrocchiale. Serve esempio e coerenza di vita, in famiglia, in parrocchia (visto che ha tirato in ballo le parrocchie, un po’ più di rispetto, capacità di ascolto e vera carità/agape tra chi si dice cristiano e anche con chi non lo è non guasterebbe… ), sul posto di lavoro. Per quanto mi riguarda, sono l’ultima persona a voler e poter dare degli insegnamenti: intendevo soltanto proporre una riflessione. Perchè, senza retorica, il mondo è dei ragazzi, il futuro è loro, ma che mondo e che futuro stiamo consegnando loro? Io ho dei diritti che i miei figli (più o meno della sua età) non hanno più: un lavoro sicuro, una pensione decente, per esempio. Almeno, diamo a questi ragazzi gli strumenti interiori per affrontare una vita che non sarà per niente semplice. No, non è come 50 o 20 anni fa; pensarla così vuol dire non aver bene aperti gli occhi sul mondo. Buon anno, e che sia, finalmente, di nuova, giovane speranza.

    (Normanna)


  3. Sì, certo, non volevo andare “contro” il suo articolo, ma focalizzare la riflessione più sugli adulti, in quanto sono loro secondo me a “soffrire” di questa società malata; e se non sono abbastanza forti e responsabili trasmettono ai giovani le loro insicurezze e ignoranze. Purtroppo il nostro Paese vive oltre che una crisi economica anche una profonda crisi sociale. La politica non farà niente per risolverla perchè è lei ad averla costruita. Devono essere le persone dal basso a combattere ogni giorno!!! Ma lancio un’ultima freccia: è ironico come nella “culla dei cattolici” la crisi morale sia maggiore, il nostro Papa sta tentando in tutti i modi di metterci qualche pezza, ma complice forse un carisma nullo rispetto al precedente leggevo l’altro giorno che sta perdendo “ascolti”… E comunque il fatto di aver consigliato ai cattolici di votare destra, quando è la stessa destra a voler l’ignoranza, l’ingiustizia, l’intolleranza non è insensato!?? Le chiedo, sig.ra Normanna, cosa ne pensa, visto che è una delle poche persone attente che scrive su questo sito!!!

    (Commento firmato)


  4. Non credo di essere “una delle poche persone attente” che scrivono su @CRedacon#C; inoltre, l’articolo di cui sopra è stato preso dal bollettino parrocchiale di Felina; non era stato scritto per questo sito.
    Come la penso riguardo alla crisi nella “culla dei cattolici”, come dice lei? Penso che la Chiesa di Ratzinger abbia perso di vista la profezia, addirittura soffocandola, e si sia concentrata sulla restaurazione, incartandosi su se stessa. La penso esattamente come Ettore Masina in questa bella lettera, ripresa dal seguente blog: @Lhttp://fortezzabastiani.myblog.it@=fortezzabastiani.myblog.it#L. Da credente, per me questo momento storico è fonte di vera sofferenza. Mi chiedo a che punto siamo della notte… Nella Chiesa, comunque, ci sono parroci bravissimi, che nel loro piccolo, e in silenzio, ma anche scrivendo e aprendo blog in rete, come don Giorgio Capitani o don Paolo Farinella, vivono in modo radicale il vangelo; ci sono vescovi in gamba (mi vengono in mente Nogaro o Sepe, a Caserta e a Napoli); ci sono veri profeti (Alex Zanotelli, che vive nel rione Sanità a Napoli con gli emarginati, per esempio); ci sono moltissimi laici di ogni ceto ed età che, nonostante tutto, continuano umilmente a cercare di vivere in modo onesto e il più possibile “cristiano”. La speranza e la profezia cammina con questi, non con il Tempio.

    (Normanna)