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Magic moments

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Fabrizio Silvetti, 44enne, castelnovese, di professione insegnante, ha partecipato alla spedizione “Cho Oyu 2008”. In vista dell’incontro che si svolge questa sera al teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti, durante il quale si potranno ascoltare testimonianze e osservare (sicuramente splendide) immagini, vi proponiamo un breve estratto da un’intervista realizzata dalla nostra emittente, “Dagli Appennini all’Himalaya”, che l’ha trasmessa nei giorni scorsi all’interno del programma “Radionova cafè”, condotta da Gab & Chicchi.

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Fabrizio, cos’è l’alpinismo?
Passione, voglia di misurarsi, di guardare oltre. Anche in ambienti diversi da quello solito, com’è stato il nostro caso.

Cosa serve per fare alpinismo?
Voglia, un paio di scarpe adatte una borraccia (almeno per iniziare, naturalmente).

Qual è la differenza tra l’Appennino e l’Himalaya?
Sostanzialmente, è il modo di vivere l’ambiente da parte dei rispettivi abitanti.

Com’è iniziata la spedizione? Di chi l’idea?
Di Nicola e Daniele, che l’hanno proposta nella primavera del 2007. Me l’hanno chiesto ed io, pur inesperto, ho accettato. Naturalmente da allora mi sono messo a prepararmi con impegno, cercando di scoprire i miei limiti. Vedere via via i miei progressi è stata una grande soddisfazione.

Un ricordo particolare?
Al campo 3, l’ultimo prima della vetta, a 7600 m. Due ore a contemplare il paesaggio intorno: ma soprattutto a contemplare dentro me stesso. Un’esperienza formidabile. In quel momento tutto mi sembrava perfetto.

Perché la montagna lascia una traccia così profonda nell’animo delle persone che l’affrontano?
Quello che la montagna ti tira fuori è il desiderio di misurarti, ma non c’è nessuna sfida, la montagna non è “assassina”.

Durante la vostra avventura tutti vi hanno potuto seguire via internet attraverso il vostro blog, “il più alto del mondo”…
Sì, in effetti ci è stato riconosciuta questa cosa: non era ancora stata fatta questa particolare esperienza, curare un blog a quelle quote, tenerlo aggiornato… Questo ha permesso a tanti di avvicinarsi alla montagna e anche a noi è servito per sentire un po’ di compagnia… Unico problema: tenere cariche le batterie, cui il grande freddo non faceva certo bene.

Fabrizio, tu hai scritto tra l’altro pagine molte belle di impressioni di viaggio, appunti diaristici…
Molta gente, al ritorno, ovunque mi recassi mi ha riportato impressioni (anche mia madre, che penso in quest’occasione abbia acceso il pc per la prima volta!) dopo aver visitato il sito; c'è stata soddisfazione per questo strumento che ha permesso di mantenere i collegamenti. Abbiamo contato 1500 accessi di utenti diversi in 40 giorni.

Com’è la notte in montagna?
Attesa del giorno successivo. Io personalmente non ho mai avuto momenti di paura o sgomento. Al momento di addormentarmi mi auguravo di recuperare un po’ di forze e di svegliarmi trovando al mattino condizioni meteo più favorevoli.

Come ti hanno accolto i tuoi studenti al rientro?
A parte il ben ritornato, mi aspettavo reazioni, magari anche scherzose, sul nostro blog. Ho notato invece che hanno preso la cosa seriamente. Ho fatto presente la necessità di lavorare duramente per raggiungere gli obiettivi che ci si pone.

Esiste il doping nell’alpinismo?
No, anche perché sarebbe controproducente. Almeno per quanto mi riguarda. Non si sarebbero del resto le condizioni per sfruttarlo…

Alimentazione?
Niente di particolare. Cerco di seguire quella dieta equilibrata che è propria di ogni sportivo che si prepara ad una determinata prova.

Un’impressione che ti è rimasta?
Una cosa che mi è rimasta dentro è la fatica. Quella che si prova a fare anche solo pochi passi. Là ti sembra di essere senza forze. Ciò ti costringeva ad una fatica psicologica ancor prima che fisica. Da questo la necessità di monitorarsi a vicenda tra compagni di spedizione. Ho portato a casa anche da questa esperienza un po’ più di umiltà.

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Ascolta la trasmissione (durata ca. 1h):
(1^ parte - 17,8 MB)
(2^ parte - 14,6 MB)
(3^ parte - 9,54 MB)

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