Home Cronaca Non lo avreste mai detto. Ma la ‘ndrangheta a Reggio Emilia c’è

Non lo avreste mai detto. Ma la ‘ndrangheta a Reggio Emilia c’è

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REGGIO EMILIA (20 febbraio 2009) - Quando Nicaso lo dice alcuni giornalisti e ospiti sono già usciti. Eppure in sala cala un silenzio irreale. Reggio Emilia, Novellara, Reggiolo, Scandiano, Bibbiano: ecco i comuni dove la Direzione distrettuale antimafia, tramite un collaboratore di giustizia, ha indicato la presenza di “locali”, ovvero nuclei di 2-3 famiglie affiliate all’associazione malavitosa. Un centinaio le persone intervenute per ascoltare, presso Confcooperative di Reggio Emilia, l’incontro “Impresa, territorio e legalità”, voluto oltre che dalla centrale cooperativa dall’intraprendente Consorzio Oscar Romero e dalla Camera di Commercio.

BINI AVEVA AVVISATO

Il tutto era partito da Enrico Bini. Lo ricordate? La scorsa estate, forte della sua esperienza ai vertici della Cna e della sua attività di autotrasporto, aveva avvisato su infiltrazioni di tipo mafioso proprio nell’autotrasporto. Un sasso nello stagno in fatto di solidarietà: poca quella che ricevette il coraggioso Bini, peraltro mettendo a rischio la sua corsa alla Camera di Commercio, di cui è ora presidente. Eppure le parole di questo montanaro scossero l’intero sistema. E da allora anche a Reggio ci si può interrogare su questo fenomeno senza essere presi per visionari.
“Il nostro capitale sociale e umano, assieme alla rete delle istituzioni va tenuto in allerta - ha detto Bini, emozionato ma preciso nella sua fermezza nell’aprire la giornata -. La legalità costituisce proprio una delle priorità del programma di lavoro dell’Ente camerale. I nostri ricchi territori sono divenuti luogo di lavoro della mafia (specie nell’edilizia e nei trasporti), ed è per questo che bisogna tenere alta la guardia soprattutto in una stagione di crisi, in cui gli affari di organizzazioni criminali passano dai ricatti alla droga alle armi”.

A REGGIO EMILIA DAL 1982

Antonio Nicaso, studioso delle organizzazioni criminali, tra i massimi esperti di ‘ndrangheta nel mondo, ha sottolineato: le affermazioni di collaboratori di giustizia dicono che a Reggio Emilia vi sono cinque “locali” di ‘ndrangheta (ovvero gruppi di ‘ndrine, famiglie appartenenti all’organizzazione). Organizzazione che fattura qualcosa come 44 miliardi di euro, forte di una rete che era già attiva nell’Ottocento e, di padre in figlio, si è tramandata. “Oggi la ‘ndrangheta è pure evoluta. E ha capito, per prima, l’importanza del mercato della cocaina. E’ una mafia che è tale anche se non ammazza. Ma per vivere ha bisogno di rapporti con politica ed economia”.
E l’Emilia-Romagna che c’entra?
“E’ una regione appetibile - primo momento di silenzio – ci sono le intercettazioni ambientali, le testimonianze di un collaboratore di giustizia su Reggio Emilia e quattro suoi comuni, ci sono fatti documentati. La ‘ndrangheta qui non ha messo seme nel 1982 con l’arrivo dei primi confinati. Certo, non siamo venuti a seminare paure ingiustificate né a mettere in discussione il lavoro delle istituzioni locali e degli investigatori, che sanno fare bene il loro lavoro; siamo però venuti a dirvi di alzare la guardia, perché per poter agire occorre innanzitutto la consapevolezza del rischio (e non pensiamo sempre solo ai rom, ai lavavetri o agli immigrati). Citando come fonte la stessa Dia, Nicaso ha anche aggiunto che "risultano legami tra ‘ndrangheta, casalesi e imprenditori reggiani”.

UOMINI CON RITI TRIBALI

Un altro che sa catalizzare l’attenzione è il Procuratore Nicola Gratteri della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: “Sì, la n’drangheta ha quasi il monopolio della importazione di cocaina in Europa, ma si occupa anche delle più piccole cose per dimostrare il suo potere, che è tanto più forte quanto più genera consenso. Non a caso è cresciuta in silenzio e non è mai stata un’organizzazione ‘stragista’ proprio per evitare di perdere consenso”. Entra nel dettaglio della psicologia, terribile, degli uomini della ‘ndrangheta, che hanno riti di iniziazione, croci incise sulle spalle, hanno un proprio pubblico ministero per diramare le controversie, regolano ogni appalto calabrese, arrivando sino a inserire ditte tra le appaltatrici della Salerno-Reggio Calabria, definiscono a priori chi farà i lavori e come si svilupperà un comune, gestisce l’usura che, pur meno remunerativa della cocaina, dimostra il potere. Governa solo un 10-20% dei voti nei comuni, ma quanto basta per fare vincere il candidato sindaco scelto, che magari a sua volta può anche non sapere di essere stato sostenuto da queste cosche. Non ultimo, gestisce denaro sporco magari con il rilancio di beni di vittime dell’usura, gestiti da prestanome con fatturati altissimi, appunto per riciclare denaro sporco. Pare un film di anni passati, dirà qualcuno dal pubblico. E invece questa è parte dell’Italia del Sud. “Accordi puliti in Calabria? Non ce ne sono. Attenzione - ha aggiunto Gratteri – a non sottovalutare e a non tollerare o a pensare che sia un fenomeno del Sud”.

LA DURA REPLICA ALLA PRESIDENTE MASINI

Succede un mezzo incidente diplomatico con Sonia Masini, presidente della Provincia, che si cala nel ruolo del buon cittadino della tradizione reggiana. E interviene: “A Reggio nessuno può dire di essere in presenza di una società omertosa. La stragrande maggioranza della popolazione non dà consenso a queste situazioni. A Reggio la magistratura è presente e ha fiducia nelle istituzioni. Ma non sempre si è fatto tutto bene, a volte per ritardi o errori. Comunque, a seguito di segnalazioni abbiamo attivato un protocollo che d’ora in poi consentirà di monitorare gli appalti pubblici. Non c’è una corruzione diffusa”. Nicaso e Gratteri non sono avvezzi a mezze misure. Il primo (che poco prima aveva parlato di Modena come provincia ‘sulla costa romagnola’): “Lei dice che qui nessuno dorme? Le leggo ciò che dice la Dda, così si rende conto di come la regione Emilia-Romagna definisce questa terra, dove i boss si sono radicati! E’ una definizione sotto il profilo criminogeno. Lei fa il politico e può non interessarsene. Io faccio il criminologo e lo noto. Le faccio vedere i rapporti dei magistrati che documentano alleanze dei casalesi con imprenditori reggiani. Presidente Masini, qui ci sono zone grige”.
Quali i settori dove affonderebbe di più? Autotrasporto ed edilizia.
Non c’è da stupirsi. “La ‘ndrangheta – dice Gratteri - è molto forte a New York, in Germania (dove dopo la caduta del muro non ascoltarono i nostri appelli), in Canada, in Australia… Il guaio è che in Italia non c’è coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. In più tra pochi giorni perderemo la possibilità di fare intercettazioni ambientali se non in caso di comprovato e grave sospetto. Perdiamo il mezzo più potente e più economico per svolgere l’attività investigativa (un telefono controllato 24 ore al giorno costa 16 euro più iva, una pattuglia di carabinieri impegnata a seguire in uno spostamento una persona, con 4 auto staffetta, quanto costa? Molto di più e con maggiori rischi!)”.

LE SOLUZIONI CHE NON CI SONO

La politica?
“I governi degli ultimi 15 anni non hanno saputo riformare il codice di procedura penale e il sistema penitenziario – aggiunge il Procuratore - togliendo per di più 5.000 posti di detenzione sulle isole, come a Pianosa. L’indulto è stato un errore. Non sapendo come giustificarsi chi è più a sinistra della sinistra – Bertinotti, ndr – ha detto che è stato fatto accogliendo una richiesta di papa Giovanni Paolo II. Ma con l’indulto si è data l’idea che tutto si può sistemare in questa Italia. Invece, di urgente, avremmo bisogno dell’informatizzazione delle procedure penali, che comporterebbero milioni di euro di risparmio. Ma questo non viene fatto”.
Il convegno tenutosi in Confcooperative – e rientrante nel progetto di “Educazione alla legalità promosso dalla stessa organizzazione e dal Consorzio “Oscar Romero” - si è aperto con l’intervento del presidente della Camera di Commercio, Enrico Bini. “L’obiettivo del nostro progetto e di questo convegno – ha concluso Alai – non è quello di generare preoccupazioni o ansia, ma di contribuire a costruire nuova sensibilità civile sulla legalità, non chiudendo gli occhi ma riaffermando concretamente tutti i valori che costruiscono comunità e ostacolano la criminalità: la capacità di migliorarsi, una cultura orientata non solo alla legalità ma al rispetto e alla collaborazione, la volontà di contrastare ogni azione che limiti la libertà”. “Le associazioni imprenditoriali – ha concluso Alai – sono chiamate anche in questo caso a lavorare insieme così come lo sono sulla crisi, perché è insieme che si esce dalle difficoltà e si fa progredire anche quella cultura della legalità che è un bene di tutti e per tutti”.

(Gabriele Arlotti)

* * *

L'INTERVENTO DI ENRICO BINI

Buon pomeriggio a tutti,

Vorrei iniziare con il doveroso ringraziamento ai promotori di questa interessante in iniziativa per avermi dato l’opportunità di portare un saluto in apertura dei lavori.

E’ con grande piacere che intervengo qui oggi in qualità di neo presidente della Camera di Commercio: il tema della legalità a Reggio Emilia è una delle priorità di azione che abbiamo fissato nel programma di lavoro dell’Ente camerale.

Lo abbiamo fatto perché solo aiutando le imprese che lavorano nella correttezza e nel rispetto delle regole, e combattendo chi delle leggi e delle regole se ne frega perché altri sono i suoi obiettivi, si contribuisce a mantenere sano e forte il sistema produttivo locale.

E’ innegabile che i nostri territori, tradizionalmente ricchi, sono diventati da tempo obiettivo di conquista da parte di gruppi della criminalità organizzata: Reggio Emilia, assieme alle altre città emiliane, sono i luoghi dove, in silenzio, si ricicla denaro proveniente da attività illecite.

Nelle nostre città laboriose e con una diffusa propensione al lavoro e all’imprenditorialità, la mafia lavora in silenzio con i cosiddetti “colletti bianchi” tentando di infiltrarsi nell’economia, a partire dai settori nei quali è più forte la presenza di conterranei (le cui famiglie spesso abitano ancora nelle zone d’origine e quindi sono più ricattabili) e nei comparti più in difficoltà.

Ecco perché bisogna mantenere alta la guardia contro il dilagare di questi fenomeni, soprattutto in una fase di profonda crisi economica come quella attuale dove i pericoli citati aumentano ancora di più e si alimentano di nuove opportunità per la malavita: l’usura prima di tutto a causa delle difficoltà di liquidità di molte imprese e della stretta creditizia che non aiuta a superare la crisi.

La legalità è un tema che va affrontato con una importante attività di monitoraggio e controllo e deve vedere un lavoro di squadra di tutti gli attori del territorio: solo così si può pensare di arrivare a qualche risultato. Incrocio dei dati tra i diversi enti, azioni integrate di controllo, forte sinergia tra le forze dell’ordine.

Come Camera di Commercio abbiamo avviato un’attività di analisi di cosa può fare l’Ente: partendo da ciò che già si sta facendo in alcune città italiane, vorremmo mettere in campo tutte le misure di contrasto che le nostre competenze ci consentono. Con questo scopo sto calendarizzando una serie di incontri con altre Istituzioni, fuori e dentro i confini regionali, già impegnate su questo fronte.

Lavoreremo poi alla costruzione di un Osservatorio Economico che sappia mettere in rete tutti i dati e gli studi prodotti sul nostro territorio: ai numeri sugli andamenti dei settori economici, dovremo affiancare anche analisi sui pericoli che incombono sull’economia provinciale.

Bisogna poi far crescere continuamente una cultura della legalità: in questo senso il progetto di educazione alla legalità di Confcooperative e del consorzio Oscar Romero – rivolto principalmente alle scuole – è un positivo esempio di ciò che si deve fare per mantenere sano e coeso un territorio.

L’idea di coinvolgere i nostri giovani in un lavoro di approfondimento sul tema della legalità è davvero encomiabile e importante: l’incontro di oggi, con magistrati impegnati in prima linea nelle attività antimafia è davvero significativo così come quella parte del progetto che prevede attività di incontro/scambio di studenti e di turismo responsabile che avrà come protagonisti giovani della nostra provincia e coetanei delle regioni del Sud.

Un progetto tanto più prezioso in questo periodo, di fronte ai rapporti dell’Antimafia che acuiscono l’allarme sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra provincia, che dimostra l’impegno e l’attenzione degli imprenditori cooperativi e dell’Unioncoop per portare il problema all’attenzione degli organi competenti, delle istituzioni e della pubblica opinione.

Far crescere la culturale della legalità significa anche insegnare ai giovani che il rispetto delle regole è sacrosanto, ricordare loro che se un giorno faranno gli imprenditori e qualcuno gli proporrà un servizio a un prezzo fuori mercato, dovranno chiedersi perché; dovranno interrogarsi su come fa un’impresa a lavorare con tariffe inferiori anche del 50% e a continuare a crescere.

Dobbiamo insegnare ai giovani che la rincorsa esclusiva al minor prezzo non è sinonimo di imprese sane, che non produce qualità.

Dobbiamo spiegare ai futuri imprenditori che anche la committenza ha la responsabilità dell’affidamento dei lavori, ricordando che il “non controllo delle regole” è una forma di connivenza con chi opera nell’illegalità.

Se faremo questo avremo contribuito a mantenere sano il tessuto imprenditoriale delle nostra provincia e avremo dato una mano ale imprese che lavorano nel rispetto delle regole e faticano a far quadrare i bilanci grazie a un mercato che vive il massimo ribasso dei costi come unico criterio per assegnare i lavori.

Non dimentichiamo mai che il ruolo attivo della società civile consiste nella segnalazione e nella denuncia dei fenomeni e degli atti malavitosi di cui si viene a conoscenza o che si sperimentano direttamente.

La collaborazione che tante volte si richiede da parte delle forze dell’ordine alla cittadinanza consiste appunto nel fare ciascuno una parte del complesso lavoro di contrasto alla criminalità organizzata e diffusa. A maggior ragione questo deve essere fatto da chi ha la mission di rappresentare “pezzi” importanti della comunità economica provinciale.

Il nostro capitale sociale ed umano, costituito dalla serietà delle istituzioni, delle forze dell’ordine, della magistratura, degli imprenditori e della cittadinanza, è più che sufficiente a questo scopo, ma va tenuto costantemente attivo e all’erta.

Tra le impegnative sfide che ci aspettano nei prossimi anni, quella del contrasto all’illegalità è senz’altro da annoverare tra le più importanti.

Grazie!

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