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Gomorra e Castelnovo ne’ Monti / Nelle parole di Emanuele Ferrari il resoconto esclusivo della giornata

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Nei giorni scorsi si è svolta a Castelnovo ne’ Monti “Una giornata a Gomorra”, iniziativa dedicata alla lotta contro tutte le mafie, cui Redacon ha volentieri collaborato. Abbiamo chiesto al professor Emanuele Ferrari, collaboratore artistico del teatro, di farci un sunto delle sue impressioni. Abbiamo ricevuto più un racconto che un resoconto, che volentieri pubblichiamo e per il quale lo ringraziamo.

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Quello che si può contare e quello che conta. Una giornata a Gomorra.

Non so ancora per quanto tempo in questo nostro mondo andrà di moda sparare le cifre.
Ridurre a quantità ogni fatto, pensiero, comportamento.
A leggere i giornali e guardare le televisioni sembra che la tendenza ci accompagnerà per molto.
Allora può essere necessario adeguarsi e così dare i numeri: i numeri di cui parlo non sono però indici finanziari, sondaggi di marketing o elettorali, dati di consumo e non consumo.
I numeri di cui parlo sono persone.
E dietro ogni persona c’è un’idea, un mondo, una tensione.
È di questo che voglio parlare.

Mercoledì 4 marzo, dalla mattina alla sera, il Teatro Bismantova ha dedicato una giornata al tema della legalità, della lotta alle mafie, ai valori civili, prendendo spunto dal libro di Roberto Saviano "Gomorra".
Erano mesi che ci si pensava, si prendevano contatti, si mettevano in fila fogli e ipotesi.
La prima cosa chiara era che le scuole e gli studenti dovevano esserne protagonisti, non semplici spettatori.
E il teatro dovesse diventare un luogo aperto, una piazza di quelle di una volta, dove si parlava e si discuteva liberamente, alla luce del sole, un’agorà direbbe qualcuno.
Così dalle 8 di mattina i primi a salire le scale che portano in teatro sono stati alcuni studenti.
Hanno provato le loro canzoni, i rap e le letture.
Alla fine erano più di 300, assiepati sulle sedie, i palchetti, le scale.
Si sono alternati sul palco e hanno proposto con densa semplicità le loro meditazioni: fatti, ideali e gesti che non possono essere ridotti a dati, a numeri, a quantità.
La loro voce usciva dal teatro e si confondeva al frastuono delle auto che passavano in via Roma, al lento cadere della pioggia in una giornata uggiosa.
Direbbe qualcuno.
Per ogni volto che stava alla luce di un faro, con una pagina tra le mani e qualcosa da dire, almeno 300 volti erano tesi ad ascoltare. Ecco ascoltare.
Un’altra di quelle cose che non si possono mettere in cifre.
Alla fine è stata la voce di Roberto Saviano a chiudere la mattina, immersa nell’ombra di un video, ma chiara e netta e tagliente, anche nella sua distanza, in una mitezza che non si rassegna alle cose, ai fatturati, agli intrecci di denaro e potere.

Il pomeriggio è passato nel silenzio, ma il teatro era ancora aperto.
Con lentezza ci si preparava alla sera.
Alle 20 è tornato il volto di Saviano incorniciato in uno schermo.
E piano e alla spicciolata è arrivata la gente che si è seduta in silenzio, ascoltando ancora una volta.
In attesa.
Sono tornati gli studenti, non tutti ma alcuni sì. Hanno proposto di nuovo le loro parole, hanno prestato la loro voce alle parole di Saviano.
C’è stato anche un loro professore, originario di Napoli, che ha sospeso il tempo con la lettura della storia di Annalisa Durante, uccisa a 14 anni in una sparatoria tra boss.
Quattordici anni.
C’era la musica a fare da controcanto, il quartetto di clarinetti dell’Istituto Merulo.
È stata una serata non solo di letture.
Soprattutto di testimonianze e racconto.
Anche una voce che racconta non si può fermare in una cifra.
Si può forse sapere per quanto tempo parla, per quanto tempo. Ma scava e incide il tempo stesso, crea risonanze che non si possono contare.

La voce di Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, ha raccontato di una domenica a Crotone con ragazzi che sfilavano nelle strade contro il crimine organizzato e le finestre erano chiuse e nessuno si azzardava ad uscire per la paura.
Ha raccontato quello che silenziosamente succede da noi: nell’edilizia e nei trasporti.
La sua voce parlava di non ignorare il problema, ma di prenderne coscienza tutti insieme. “Coscienza” e “tutti insieme”.
Perché non siamo frammenti spezzati, isole nella corrente. Ma “parte” di qualcosa di più grande.
Più importante.

Anche Valerio Varesi ha raccontato.
Prima con le parole dei suoi libri, “Le imperfezioni” e l’ultima indagine del commissario Soneri, “La casa del comandante”.
Ha raccontato con la sua voce pacata, quasi soffiata, che sfiorava le cose non rinunciando ad andare in profondità per comprenderle, anche le più difficili.
Ha raccontato il suo mestiere di cronista, insieme a quello di scrittore. Nel suo discorso una parola ha risuonato di continuo: ETICA.
Una parola forse fuori moda. Ma anche senza tempo.
Una parola che ancora può tenere insieme le persone. Molto più dell’economia, del mercato.
Una parola che non ha numero che la possieda.

Alla fine ancora la musica e poi le ultime immagini di Saviano e poi l’ombra e il sipario che si chiude, le luci che si accendono in sala e le persone che piano si alzano ed escono.
Alcune si fermano e parlano per un po’: in sala, nell’atrio, nel caffè del teatro, bevendo qualcosa di caldo. Fuori nella notte.

A proposito saranno state in tutto un’ottantina di persone.

Quando sono uscito io, insieme a Giovanni Mareggini, il teatro era ancora aperto.
Si sistemavano le cose per l’inizio di una nuova giornata. In strada non c’era nessuno.
Solo la pioggia che cadeva sottile.
Non ho potuto contarne le gocce.

(Emanuele Ferrari)

* * *

Al termine della serata Valerio Varesi ci ha rilasciato una breve intervista e va detto che nel prolifico scenario della letteratura italiana, dove è più facile incontrare autori di scarsa fama e pari talento che si suonano la grancassa da soli, Varesi dà involontariamente mostra di sé per la modestia ed il garbo di stampo antico con il quale presenta il suo lavoro:

Redacon - Dottor Varesi, a quando la sua prossima pubblicazione?

Varesi - Prestissimo: il 25 marzo prossimo uscirà “Caduta libera” un racconto che tratta delle morti bianche. Il tema mi era stato proposto per la realizzazione di un racconto breve, poi mi sono lasciato prendere dall’argomento e ne è risultato un lavoro più corposo.

Redacon - Avrà per protagonista il commissario Soneri?

Varesi - No, questa volta non c'è, però potrete ritrovare caratteristiche di questi luoghi perché è ambientato nel nostro appennino, parmigiano e reggiano. Tragici avvenimenti che si sono verificati a Castelnovo mi hanno dato l’ispirazione per quest’ultimo lavoro.

Redacon - Non è che per caso ha già scritto il giallo nel quale lo farà morire Soneri, come fece Agata Christie con Poirot e Miss Marple e, forse, Andrea Camilleri con Montalbano?

Varesi - Non ancora, Soneri non mi ha stancato, ma ogni tanto vorrei dedicarmi alla scrittura di romanzi, anche di noir, che non contemplino la sua partecipazione!

Speriamo di riavere presto Valerio Varesi ospite a Castelnovo e, magari, di ascoltarlo su Radionova.

(CFM)

Mercoledì 11 marzo ore 21 su RADIONOVA la sintesi della serata del Bismantova

1 COMMENT

  1. Gocce di pioggia, da formare un oceano
    Molto bello il concetto del numero che non riesce a quantificare TUTTO. Immagino quei volti di studenti tesi all’ascoltare; ogni volto, pulito, limpido e trasparente come goccia d’acqua. Il futuro in cui speriamo è un oceano “riempito” di QUELLE gocce… Ripeto: conferiamo la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano inseguito dalla camorra. Perchè nessuno quanto chi è intento ad attraversare un oceano ha più bisgno di “porti” sicuri dove approdare in caso di bisogno. Offrirgli un porto “ne’ Monti” sarà per lo scrittore un riconoscimento inusuale davvero…

    (Umberto Gianferrari)