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Stop ai danni da ungulati

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Fare agricoltura in montagna è di per sé difficile e se alle difficoltà territoriali si aggiungono le difficoltà arrecate dalla forte presenza di ungulati la situazione diventa pressoché insostenibile.
L’alta densità degli ungulati nelle zone montane e collinari procura ogni giorno gravi danni alle aziende agricole ma anche alle proprietà private.

La Coldiretti, seriamente preoccupata per la situazione, lancia una petizione contro i danni provocati dagli ungulati e subiti dall’agricoltura, ormai l’unico settore rimasto a salvaguardia di un territorio ad alta fragilità ambientale come quello montano.
«La presenza di ungulati, in particolare modo di cervi, caprioli e cinghiali, - commenta il direttore della Coldiretti di Reggio Emilia Giovanni Pasquali - è esplosa tanto da arrecare danni e devastazioni talmente pesanti da acuire lo stato di grave difficoltà del settore zootecnico montano già provato dall’andamento di mercato del Parmigiano Reggiano e dall’aumento dei costi di produzione.

Ad oggi sono stati censiti ben oltre 27 mila capi che sono più del doppio rispetto alla densità ottimale prevista dal piano faunistico provinciale appena approvato».
I danni provocati da questi animali sono rilevanti per i terreni, per il cotico erboso, per le coltivazioni e per la flora in genere. Numerose sono già le specie di arbusti, fiori e piante del sottobosco a rischio di scomparsa; è a rischio la biodiversità dei nostri boschi.
Ogni anno intere coltivazioni vengono distrutte, campi coltivati ma anche piccoli orti domestici. Il danno non è solo quello legato alla distruzione del prodotto ma anche al successivo ripristino del cotico erboso compromesso dal passaggio degli ungulati.

Gravi sono anche i pericoli causati alle persone a seguito di incidenti stradali in continuo aumento.
«La Coldiretti di Reggio Emilia – conclude Pasquali – ha dato vita a questa petizione per reclamare il dovuto rispetto alle persone, al territorio, all’agricoltura e alla proprietà privata e chiede che siano aumentati i capi cacciabili per ogni cacciatore, che si instauri un piano cattura straordinario per gli ungulati in soprannumero, che si raggiunga una densità complessiva di capi ungulati per kmq compatibile con l’attività agro-silvo-pastorale, che il risarcimento dei danni sia riconosciuto al 100%, che vengano utilizzati criteri analoghi nella determinazione dei danni e che i sopralluoghi per il rilievo dei danni avvenga in modo celere».