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A San Bartolomeo di Villa Minozzo riapre il MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA del Motti

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Dopo anni di chiusura forzata per il trasloco della sede dell’IPA Motti dalla Pieve di Castelnovo ne’ Monti, il MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA della montagna ha riaperto nella nuova sede a San Bartolomeo di Villa Minozzo, a circa un chilometro dalla frazione di Gatta, proprio sul greto destro del Secchia sulla strada che porta alle Fonti di Poiano (la famosa “pista” Gatta-Pianello).

Già la localizzazione è interessante perché si trova proprio su di una porta del Parco Nazionale, a poca distanza dalle Fonti salmastre di Poiano e dai Gessi Triassici oltre che dalla Pietra di Bismantova.

La disposizione per temi degli oggetti della vita agricola degli oltre 1200 pezzi esposti, è molto gradevole ed accattivante per un visitatore che sia interessato a recuperare i sapori e le sensazioni di modalità di vita contadina che, fino alla metà del secolo scorso, rappresentavano il quotidiano della maggior parte degli abitanti della nostra montagna.

Nei giorni scorsi, prima con una conferenza stampa e poi con la inaugurazione ufficiale, si è concluso positivamente un lavoro che l’IPA Motti, insieme con la Comunità Montana, la Provincia e i comuni di Castelnovo ne’ Monti e Villa Minozzo avevano iniziato da qualche anno ricercando le risorse necessarie per recuperare gli spazi necessari e procedere all’allestimento.

Ora il “Museo della civiltà contadina” si affianca come presidio culturale del territorio ad altri luoghi con valenza simile attivati negli ultimi anni come il Centro dei Ceccati a Cavola, il Museo del Maggio a Villa Minozzo, Ca’ Toschi a Baiso, la canonica di San Giovanni di Querciola con l’affresco di Lelio Orsi.
Prossimo impegno da concretizzare sarà il Museo della Campana presso l’azienda Capanni a Castelnovo ne’ Monti.

Di questa rete ha dato conto Clementina Santi, assessore della Comunità Montana, nella conferenza stampa in cui è intervenuto anche l’ideatore del Museo della civiltà contadina, l’ex preside Vittorio Masini, che ha raccontato come il primo spunto sia datato nel 1974 quando, da insegnante del Motti, cominciò a chiedere ai suoi allievi di portare a scuola oggetti della vita quotidiana dei contadini, oggetti preferibilmente vecchi ed ormai in disuso quasi certamente destinati al macero.

Questo paziente lavoro anche di recupero e ricostruzione dei singoli pezzi, è continuato negli anni con la collaborazione del personale e degli allievi della scuola andando a costituire un primo nucleo che fu reso disponibile presso la sede di Castelnovo ne’ Monti alla Pieve per diversi anni.
Un museo però un po’ particolare perché, in realtà, si trattava e si tratta ancora di un vero e proprio laboratorio scolastico con ruolo ben preciso nella attività formativa degli allievi dell’istituto.

Un museo “caldo” quindi, come ha sottolineato il docente universitario Mario Turci, esperto di antropologia museale che ha fornito un supporto scientifico all’allestimento e che ha sottolineato come “l’originalità di questo museo sta nel modo in cui è nato e dalle storie di vita di persone precise in un territorio preciso che stanno dietro ad ogni oggetto”. Non si tratta insomma di un museo “freddo” che nasce da un progetto istituzionale in cui ciò che conta è la qualità artistica dell’oggetto oltre al valore venale.

Paolo Baroni, attuale dirigente dell’IPA Motti, ha sottolineato la circostanza che l’inaugurazione del Museo avviene nell’anno del cinquantenario di fondazione dell’Istituto ed ha ribadito il ruolo formativo del Museo che viene sempre tenuto in considerazione nella stesura del Piano dell’offerta formativa (POF).

Il Museo sarà reso disponibile alle visite grazie alla collaborazione del personale scolastico e di volontari che sono anche in grado di svolgere un ruolo di “guide” tra le sezioni e tra i tantissimi oggetti esposti.

Per prenotare le visite quindi occorre, in questa fase, chiamare il Motti ai numeri 0522 612328 oppure 0522 383162, oppure rivolgersi allo IAT di Castelnovo ne’ Monti 0522 810430, [email protected].

2 COMMENTS

  1. Bravi!
    Allestire dei musei in varie zone della nostra montagna (quello del sughero a Cervarezza, del Maggio a Villa Minozzo e adesso della civiltà contadina a S. Bartolomeo) è una scelta giusta da sostenere. Consentire a tutte le persone, che per età anagrafica non hanno potuto conoscere direttamente le realtà che viene raccontata in questi musei è oltremodo importante. Veramente bravi a tutti.

    (Ornella Coli, assessore alla cultura del
    Comune di Busana)

  2. Una finestra sulla storia contadina
    Mi chiamo Mimmo Delli Paoli, sono un prof. e insegno a Castelnovo ne’ Monti (Istituto Motti). Ho avuto l’occasione di essere presente all’inaugurazione del Museo contadino di San Bartolomeo di Villa Minozzo, un’iniziativa voluta e promossa dall’Istituto “Motti” di Castelnovo-Reggio.
    Devo proprio dire che, passeggiando all’interno della struttura, si compie un viaggio mentale che ci riporta indietro nel tempo; gli usi e i costumi di una volta, gli strumenti adoperati, le tradizioni che ancora oggi, con difficoltà, sopravvivono.
    Davvero una bella emozione, una sorta di “viaggio della memoria”, che lascia precisi segni nella mente e nella coscienza di chi visita la struttura.
    I miei complimenti ai promotori dell’iniziativa: Vittorio Masini, Deanna Zanni, Luciana Maioli, Mirca Gabrini, Vasco Baccolini, Remo Martinelli e Renato Guglielmi.

    (Mimmo Delli Paoli)