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A Carpineti si lotta contro la vespa cinese

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Parte a Carpineti la prima sperimentazione in Regione contro la vespa cinese, un insetto di origine asiatica che attacca i castagni e negli ultimi anni ha creato diversi problemi alle coltivazioni di castagne e marroni in tutta Italia, compreso l’Appennino reggiano.

Nella mattinata di oggi, in un castagneto della zona di Savognatica, ai piedi del castello delle Carpinete, è stata effettuata la prima sperimentazione in Emilia-Romagna di una “cura” naturale alla vespa cinese, il Torymus sinensis, un piccolo insetto che rappresenta il predatore specifico della vespa cinese. Il Torymus sinensis, infatti, è un parassitoide che si nutre solamente delle larve di Dryocosmus Kuriphillus (la vespa cinese); di minuscole dimensioni, innesta le sue uova all’interno delle larve della vespa e la consuma. I trattamenti realizzati con questo insetto hanno dato buoni risultati in Giappone e sono stati introdotti di recente in Italia, a partire dal Piemonte, prima zona di infezione della vespa.

Questa mattina si è svolto il primo intervento di liberazione di insetti “anti-vespa”, primo passo di un’iniziativa promossa dal Consorzio castanicoltori dell’Appennino reggiano, con il contributo del Parco nazionale, della Comunità montana, del Comune di Carpineti e la collaborazione pratica del Servizio Fitosanitario regionale e del Consorzio Fitosanitario provinciale e delle Università di Torino e Bologna.

In pratica, il Servizio fitosanitario regionale ha emesso un bando per ricercare una soluzione contro la vespa cinese, a cui ha risposto il Consorzio fitosanitario di Reggio Emilia. Da qui è partito il progetto che ha visto l’avvio ieri mattina. In un castagneto messo a disposizione di un coltivatore locale, dove si trovavano parecchie larve di vespa cinese, sono state liberate 110 femmine accoppiate e 55 maschi di Torymus sinensis. Ora l’insetto potrà attecchire dentro le vespe e proliferare; la situazione verrà costantemente monitorata e il prossimo anno verranno catturati gli esemplari di Torymus sinensis liberati a Savognatica.

Se il processo di moltiplicazione seguirà il ritmo previsto (fra le variabili che possono interferire, il clima), gli insetti dovrebbero essere aumentati di numero in maniera considerevole, e si potrà provvedere a liberare alcuni di questi esemplari anche in altre zone colpite in Regione dalla vespa cinese. Inoltre il Torymus sinensis si diffonde autonomamente, e quindi tutti i castagneti del carpinetano potrebbero arrivare a ospitare questo nemico della vespa cinese nel giro di qualche anno.

I risultati del parassitoide non sono immediati, la sperimentazione prevede 7-8 anni per arrivare a compimento. Tutte le varie procedure verranno costantemente monitorate dai tecnici e dagli esperti che hanno curato la liberazione degli insetti e che abitualmente si occupano delle malattie alle piante.

Alla mattinata hanno partecipato, fra gli altri, Marco Picciati del Consorzio castanicoltori, Nunzio Ferrari, assessore all’agricoltura del Comune di Carpineti, Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale, Massimo Barisellin del Servizio fitosanitario regionale, e Anselmo Montermini, del Consorzio fitosanatiorio di Reggio.

“La lotta biologica, oltre alla risposta al singolo problema, è un modo per creare interesse su questioni molto importanti. Monitoreremo sempre la situazione e realizzeremo degli aggiornamenti sui siti del Consorzio fitosanitario di Reggio Emilia e del Servizio fitosanitario regionale”, spiega Montermini. “Siamo molto soddisfatti di poter ospitare a Carpineti una sperimentazione di questa portata, la prima in Regione, per risolvere un problema che ci sta molto a cuore: la castagna è una delle basi della nostra tradizione e della nostra agricoltura”.

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