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100 anni fa esatti nasceva il primo Parco / Giovanelli: “Sono laboratori che godono di buona salute”

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Riceviamo e pubblichiamo in occasione della giornata esatta sul centenario dei Parchi (24 maggio 1909 - 24 maggio 2009) l'intervento del presidente del Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.

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di Fausto Giovanelli

24 maggio: giornata europea dei parchi a cento anni esatti della nascita in Svezia del primo parco del nostro continente. Gli Stati Uniti erano arrivati 40 anni prima istituendo già nel 1872 il famosissimo Yellowstone National Park. Cosa sono oggi i parchi in Italia? E cos'è il nostro Parco Nazionale dell’Appennino?
Sono laboratori di Soft Economy, sono imprese della Green Economy, sono il settore ricerca e sviluppo del territorio di riferimento! L’ottimismo? Sì! (L’ottimismo al mondo – almeno quello – non è proprietà privata del Presidente del Consiglio. Per fortuna).

Comunque c’è chi pensa negativo: enti inutili, da abolire! E bravi....! Ma spieghino per favore, perché dagli Usa alla Namibia, dall’Argentina alla Russia, dalla Germania alla Nuova Zelanda, non c’è continente e non c’è Paese ricco o povero che non abbia istituito i propri parchi nazionali e se li tenga cari.
Tutti scemi? Tutti più scemi di Calderoli? Improbabile.
Guardiamo al merito e alle opportunità che proprio nella crisi i Parchi possono offrire a chi ha iniziativa e coraggio. La “Green Economy” non è un bluff , basti dire che su di essa il Presidente degli Stati Uniti dichiara di puntare per conservare alla propria Grande Nazione la leadership morale e tecnologica del mondo. Ma Green Economy è anche la scelta meditata di una famiglia dell’Appennino che installa sul tetto un pannello fotovoltaico per investire nella propria casa in risparmio sulla bolletta elettrica propria e dell’Italia al tempo stesso alcuni risparmi che ieri investiva sui BOT o su fondi d’investimento rivelatisi molto poco affidabili.
Green economy è mille cose che stiamo già facendo. Non solo nel Parco. Non è un “settore nuovo.”

E’ l’innovazione sostenibile, di qualità e perciò competitiva del modello italiano, del modello emiliano, o più modestamente di quello dell’Appennino.
Cento anni fa i parchi erano luoghi – non esclusivi e alquanto imperfetti – di conservazione della natura. Lo sono ancora. Oggi però è chiaro che la natura non si conserva con dei recinti, ma piuttosto con un essere e un fare più intelligente e più responsabile che metta sempre e dovunque la natura nel conto di ogni programma di sviluppo.

Questa è oggi la missione del Parco nazionale dell’Appennino: operatore e testimone di Green Economy e di Soft Economy, di economia della conoscenza, del nuovo più nuovo che c’è proprio laddove, sul crinale, si soffre di più l’invecchiamento e la decadenza. Non sono parole astratte. Sono i progetti già realizzati o a buon punto di attuazione come Neve Natura, come Sole e Parco, come l’Atelier delle Acque e delle Energie. Questo è un fare concreto e più promettente che “lo scavare buche per poi riempirle” molto più concreto delle geremiadi contro i Parchi che si sprecano a tempo perso. Queste ci ricordano solo che oggi – come sempre nella storia – la modernità si intreccia quotidianamente con la stupidità e la barbarie. Al cinema e in televisione tra un reality e un capolavoro da dieci oscar c’è una bella differenza, ma l’audience è la stessa.

La sostanza però è diversa e passato l’audience la sostanza rimane.