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C’era una volta la provincial-statale 513

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CANOSSA, VETTO, CASTELNOVO – C’era una volta la strada statale 513. Una sorella minore, però, della più famosa strada statale 63 che collega Aulla con Reggio con Reggio, attraversando la ‘capitale della montagna’. Nella Val d’Enza, la 513 collegava Parma con Castelnovo, passando per la ‘capitale della Val d’Enza’, Vetto. Gloria e destini minori, niente gallerie, ma curve da brivido e poca manutenzione. Colpa dell’Anas era il pubblico lamento. Un bel giorno la Provincia di Reggio Emilia – presidente Roberto Ruini – decise la svolta. Quella strada tanto valeva la pena farla provinciale, anche perché peggio di così sarebbe stato difficile mantenerla. Ergo, la fece sua negli ultimi anni del suo mandato e la ss 513 diventava la strada provinciale 513.

“Per noi della media e alta Val d’Enza – scrive a Redacon Fabio P., imprenditore artigiano di 35 anni – quello fu il periodo migliore per questa strada. Certo, non vennero raddrizzate curve pericolose, come quelle poco sotto Vetto, ma per due anni consecutivi si avviò un’opera di manutenzione straordinaria e ordinaria, fatta di asfaltature, pulizia di cunette, regimentazione delle acque, posa della linea di mezzeria e confine stradale, cartellonistica. Salendo da questa parte, si aveva quasi l’impressione di salire in un luogo diverso, fatto di ordine, attenzione, sicurezza e pulizia. Un buon esempio di come dovrebbero essere mantenute le strade, un po’ come avviene in Alto Adige. Poi, passati quegli anni, ci si è dimenticati di quella corretta impostazione, soprattutto nella parte alta”.

Ma come e il casello di Caprara Canossa? E la erigenda variante di Canossa e San Polo cosa sono? Non sono a servizio anche di queste zone?
“Guardi – risponde l’imprenditore raggiunto telefonicamente - , ora lo stato di semi abbandono della 513 sopra Canossa è palese. Le cunette sono piene di immondizia e sterpaglie. Le linee bianche scolorite, l’asfalto in più punti ammalorato, con le prime domeniche di sole è gradita pista per corse più o meno lecite di troppi motociclisti. E io che scendo ogni giorno se piove devo zizagare nell’acqua o, peggio, come accaduto l’altro mese, vedere chiusa l’intera strada perché nessuno si era accordo che stava per essere invasa da una frana. Per fortuna non è successo nulla a nessuno. Le varianti della media e bassa Val d’Enza, però, non ci devono far perdere di vista quella che, almeno, potrebbe essere la normale manutenzione di questa strada”.

Eppure ogni giorno sui giornali, si parla della 63.
“Lo noto. Ma per noi della Val d’Enza è una cosa diversa. Per scendere a Reggio, mica passiamo da Castelnovo. E, altrettanto, chi sale, soprattutto ora uscendo dal casello autostradale di Canossa. Penso che chi ha a cuore la tenuta della montagna debba considerare che la Val d’Enza è servita (purtroppo) da un’unica strada importante. Non la si può non mantenere nei momenti topici (ripresa della vegetazione, estate, autunno, inverno…). E’ il caso di prestarvi urgente e maggiore attenzione, a beneficio della sicurezza, dello sviluppo del nostro territorio ma anche a beneficio di minori costi di manutenzione in futuro. Strano che sotto elezioni non se ne parli”.

1 COMMENT

  1. Mi permetto
    Comprendo la riflessione e il grido di allarme dell’imprenditore della val d’Enza. Però voglio rassicurarlo, la SP 513 e una SUPERSTRADA a confronto della SS 63, autentica mulattiera, una VERGOGNA che dovrebbe far impallidire i POLITICI DELLA MONTAGNA, che hanno promesso a noi montanari OPERE e non solo, solo FIUMI DI PAROLE e basta. Se avessimo le P..lLE avremmo già bloccato questa strada che oramai ha solo il nome: la SS 63. Meditate montanari.
    Per ultimo, da parte mia un PLAUSO alla Provincia ed al Sig. Bazzoli che si occupa delle squadre di manutenzione.

    (Roberto Malvolti)