Riceviamo e pubblichiamo.
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Sono necessari fatti concreti per scongiurare il rischio, sempre più evidente, di una fortissima contrazione di un comparto produttivo che, al dettaglio, vale circa due miliardi di euro e contribuisce a promuovere la reputazione dell'agroalimentare italiano in tutto il mondo. L'Unione europea ha individuato il lattiero-caseario come uno dei settori strategici su cui intervenire con risorse dedicate e varie forme di aiuto, anche in vista del superamento del regime delle quote latte previsto per il 2015. Per questo attendiamo fiduciosi proposte concrete da parte del governo sulle quali, coinvolgendo le Regioni e la filiera, avviare un confronto serrato con l'obiettivo di garantire la sopravvivenza della zootecnia da latte italiana e dell'industria di trasformazione ad essa collegata.
Le ultime dichiarazioni del ministro Zaia sulle proposte dell'assessore della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, dimostrano invece che si continua a privilegiare la polemica pretestuosa al confronto sulle cose.
Nessuno vuole scherzare sul latte, specie nel momento in cui le aziende chiudono in tutta Europa e non si intravede alcuna prospettiva di ripresa. Il latte fresco alla stalla quotava, in Lombardia, circa 38 centesimi di euro nel maggio 2008; oggi viene pagato poco più di 31 centesimi di euro.
La situazione è drammatica in tutta Europa e rischia di compromettere il futuro di questo comparto produttivo, strategico per il futuro dell'agricoltura. Sono in sofferenza anche i grandi formaggi DOP, come il Parmigiano Reggiano le cui quotazioni, da quasi quattro anni, non consentono di recuperare i costi di produzione.
L'utilizzo delle opportunità offerte dell'articolo 68 del Regolamento 79/2009, per il sostegno ai prezzi delle produzioni di qualità, è un elemento concreto di discussione assolutamente condivisibile. Una quota dei 147 milioni di euro annui assegnati al nostro Paese fino al 2014 può essere utilizzato per integrare, a favore dei produttori che si impegnano a raggiungere determinati livelli qualitativi, il prezzo del latte alla stalla di 2 o 3 centesimi al litro.
Dobbiamo valutare anche la possibilità di sostenere il mercato dei formaggi grana. Purtroppo il ministro, invece di entrare nel merito si è limitato a liquidare con una battuta del tutto inopportuna la richiesta legittima posta dall’assessore Rabboni.
Un comportamento francamente incomprensibile nel momento in cui, per superare una situazione di crisi che sta raggiungendo livelli inimmaginabili solo pochi mesi fa, sarebbe invece necessaria una forte unità di intenti a livello politico ed istituzionale. Del resto anche il gruppo PD del Senato attraverso un interrogazione ha chiesto di conoscere le intenzioni del Ministro sulla ripartizione delle risorse previste nell’articolo 68 per un confronto che riteniamo indispensabile.
(Sen. Leana Pignedoli)
Dice sempre le stesse cose… dal 2004! Portare pazienza.
(Federico Barbarossa)
C’è da piangere sul latte versato
Sono importanti e da condividere le valutazioni della sen. Leana Pignedoli sulla crisi dell’agroalimentare riportate da @CRedacon#C. La questione investe il futuro della nostra montagna perché la produzione lattiero-casearia ha mantenuto il livello più alto di popolazione che differenzia l’Appennino del Parmigiano Reggiano da quello confinante. Perciò bisogna sapere quanto è grave il danno fatto dal ministro Zaia con una gestione delle quote latte che agevola l’aumento della produzione nelle zone forti e affonda nella crisi quelle di montagna. Nella pianura padano-veneta aumenterà la produzione e continuerà la vendita di latte senza fattura destinato a fabbricare formaggio di minore qualità e basso prezzo, colpendo duramente i bilanci dei nostri caseifici e le prospettive di tutti gli abitanti.
(Enrico Bussi, candidato di “Persone e montagna”)