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DISASTRO AMBIENTALE SUL TASSOBBIO / I liquami non affondano Casina

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CASINA (24 agosto 2009) – Quanto accaduto venerdì in quel di Casina, offre diversi spunti di riflessione. Nei fatti è accaduto, per imperizia umana – tanto che ora indagherà anche la Procura della Repubblica –, uno dei più gravi episodi di inquinamento ambientale che l’uomo ricordi da questi parti. Pare, addirittura, che nel Tassobbio fossero tornati a vivere, oltre a una buona fauna ittica, anche i gamberi di acqua dolce, spazzati via dal confluire nel torrente dei liquami di una azienda agricola per una notte intera. Lungi, da chi scrive, a voler mortificare il lavoro dei già oberati (dalla crisi) agricoltori. Eppure un guasto che (pare) accidentale non è stato prontamente segnalato da un agricoltore della frazione di Lemme, nei pressi di Migliara, tra Mulino di Leguigno e la frazione di Ariolo.

Così, per l’intera notte di giovedì 20 agosto, i liquami hanno invaso il Tassobbio. Tra Migliara e Cortogno il corso d’acqua è letteralmente morto. “Un vero disastro” dicono i colleghi della stampa scesi sul posto. L’allarme lo avevano dato gli abitanti di valle allertando l’assessore Domenichini e, quindi, il sindaco Carlo Fornili e la protezione civile.

La scena che non ti aspetti è quella di vedere intervenire in prima persona lo stesso sindaco che, da quanto leggiamo da Gazzetta e Carlino, è salito su una robusta (sicuramente) moto da cross lungo il greto del torrente per capire cosa stava accadendo. Certo, il sindaco di Reggio, Graziano Del Rio, su una due ruote lungo il torrente Crostolo a caccia di (evidenti?) scempi ambientali, mica ce lo vediamo. Carlo Fornili sì. Nonostante abbia incassato un ingeneroso ‘5’ ‘pagellone’ di Tuttomontagna, ecco qui un sindaco travolgente intervenire in prima persona. E nonostante sia stato accusato di recente – quanto lui era in ferie e all’oscuro di tutto – di ‘faziosità’ dalle associazioni agricole diversa da quelle per cui lavora, eccolo affrontare a muso duro un agricoltore espressione del mondo col quale – per lavoro, in Coldiretti – abitualmente lavora.

Fornili non si è tirato indietro alle interviste, dichiarando il suo sconcerto per “non essere stati avvisati prima dall’agricolture” della fuoriuscita di liquami.
Ma per uno che inquina, eccone dieci che sanno mettersi a disposizione dell’ambiente. E i bravi volontari di Casina, coadiuvati dall’amministrazione e dalla polizia locale del inossidabile Bernardi – tra i primi a intervenire col sindaco -, sono riusciti ad allertare Provincia, Arpa, tecnici del Bacino del Po, carabinieri e guardie forestali e, soprattutto, a mettere assieme una squadra di una decina di trattori con botti per raccogliere dal torrente quanto più possibile dei circa 12.000 quintali svasati, prima che questi scendessero più a valle ancora ad avvelenare addirittura l’Enza. E’ il riscatto di un’agricoltura vicino all’ambiente, quella su cui l’Appennino può contare per avere futuro nel Duemila.

Ancora: geniale l’idea di svasare un lago vicino per dare un po’ di ossigeno al fiume. E in Comune non si perde tempo a convocare l’uomo reo di omessa segnalazione. Nonostante il danno ambientale provocato da una sola persona, ancora una volta Casina si dimostra esempio di protezione civile. Nonostante le boutade estive abbiano provato a scalfire uno dei sindaci più apprezzati di tutta la provincia.

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