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Bianco Natale. Ovvero Natale senza immigrati

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Ho sempre associato Coccaglio, paese della bassa bresciana a Merlin Cocai, un poema in latino maccheronico, nato dalla fantasia di un abate, Teofilo Folengo, chiamato anche Merlino Coccajo o Limerno il Pitocco.

Oggi Coccaglio, per merito della locale amministrazione, l’associo ad un canto di Natale, scritto da Irving Berlin per Bing Crosby. Un’associazione di idee e di pensieri non tanto musicale anche se non intendo unirmi al coro di critiche che sta dietro ad un’operazione di “pulizia etnica”, in atto nel paese nei confronti degli immigrati, clandestini o in scadenza di permesso, che prende il nome dal “bianco natale” per un natale senza immigrati.

Il grave è l’affermazione che sta alla base di questo atto, legittimo forse dal punto di vista della legge, ma poco coerente con la religione cristiana, che pure viene citata, a sproposito, in un’affermazione per nulla degna della terra di Paolo VI, di padre Bevilacqua, di don Arcangelo Tadini, di tante istituzioni che hanno reso grande la chiesa bresciana: il Natale, afferma l'assessore alla sicurezza C.A., è "una festa della tradizione cristiana, della nostra identità, non la festa dell'accoglienza".

"Francamente il cristianesimo è un'altra cosa - risponde padre Mario Toffari, direttore dell'Ufficio per la pastorale dei migranti della diocesi di Brescia - emarginando il povero emarginiamo lo stesso Cristo!". Il cristianesimo è tale perché accogliente, virtù biblica, evangelica, che la differenzia da chi divide il mondo con criteri selettivi in base ad un pensiero, che si oppone in modo radicale al Vangelo. Gesù Cristo esalta la gioia dell’incontrarsi, dell’accettarsi, del vedere “un frammento di Dio” in ogni persona. E’ severa e fa riflettere l’affermazione di Giovanni nel prologo al suo Vangelo: “Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”.

Se in questi fratelli, che vengono da lontano, noi leggiamo solo il fastidio, il peso, lo scomodo, non ravviseremo mai che essi sono forse la salvezza di questa Italietta che invecchia, si imborghesisce e ha perso lo stupore del nuovo, che ogni persona porta con sé. D’accordo su una legislazione ragionevole, non su un rifiuto preconcetto, adducendo il nome di una tradizione che si rifa a Gesù Cristo perché noi siamo di Cristo, quando tentiamo di dare amore a tutti coloro che ci danno affanno, amore a chi ci odia, quando dal nostro cuore fluisce la compassione, accogliamo o sosteniamo chi lo fa, gente che viene da noi perché, come il Figlio di Dio, non ha “un sasso” dove posare il proprio capo.

5 COMMENTS


  1. La ringrazio molto, Don Vittorio Chiari, per le bellissime parole, leggendo le quali mi sono sentita anch’io Figlia di Dio, pur essendo tutt’altro che credente. E’ ora di finirla con questa xenofobia dilagante, malcelata dal rispetto delle nostre tradizioni. Prima ci rendiamo conto, tra l’altro, che abbiamo bisogno di loro quanto loro hanno bisogno di noi, meglio sarà. Inoltre, sempre rispetto alle tradizioni, in Italia bianco si scrive white? Non mi risulta…

    (Lorena Campi)

  2. Bianco Natale. Ovvero Natale senza immigrati
    “- Giuseppe: “Oste di Cesarea …” – Oste: “Un vecchio falegname? Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente? L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame: non amo la miscela dell’alta e bassa gente”. Il campanile scocca le undici lentamente…“ (da “La Notte Santa” Molo logo popolare)
    – “…Chi accoglie questo fanciullo in nome mio accoglie me; e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Perciò, chi è più piccolo di tutti voi, questo è il più grande” (Luca IX, 48).
    “…Beati voi, o poveri, che vostro è il regno di Dio. Beati voi che adesso avete fame, poiché vi sazierete. Beati voi che adesso piangete, perché riderete… Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che adesso ridete, perché piangerete e gemerete…“ (Luca, VI, 20, 22).
    Non sono pensieri miei… Il primo viene da un’antica recita popolare che mi avevano fatto imparare a memoria in 2^ elementare (1964, ahimé!!!), il 2° e il 3° dal Vangelo secondo Luca. Io non sono neppure un’autentica “credente” (nel senso più profondo del concetto). Sono una semplice cittadina italiana che ogni giorno di più si vergogna… Aggiungo solo la mia personale, “stupida” e forse inutile indignazione. Non riconosco più il mio Paese, ma continuo a credere che non siamo tutti così, che non ci siamo potuti ridurre a tanto, almeno non tutti. E allora voglio esprimerla questa mia indignazione e non mi interessa di espormi, aggiungendo nome e cognome a questa e-mail. L’ultima osservazione è la seguente, e non ha alcuna relazione con i problemi di ordine pubblico e di sicurezza che ormai sono diventati l’alibi per le più ignobili nefandezze: “Sono sicura che se il Cristo sulla croce, che la Lega tanto difende, potesse esprimersi ed agire, fuggirebbe a gambe levate dalle case di chi continua ad usarlo tradendo ogni suo insegnamento”. Adesso basta!

    (Diletta Zabaglio)

    P.S. – Grazie Don Vittorio!