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Enrico Bussi ci invia un’altro documento interessante e ci propone un quesito

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Enrico Bussi, dopo quello che ci ha proposto nelle settimane scorse e che ha sollevato un buon interesse nei lettori, ci propone un altro documento importante ed un quesito rivolgendosi ai lettori di REDACON. Di seguito quanto scrive il dr. Bussi.

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Cari lettori, ho visto che la proposta precedente inviata in febbraio è stata apprezzata. Anche questa volta si tratta di brani presi da un documento papale. Però la sfida consiste nell’attribuzione: chi la vuole raccogliere può segnalare l’autore e l’anno del testo. Buona riflessione da Enrico Bussi (11 marzo 2010, giorno del nevone).

«... L’ordinamento capitalistico dell’economia si è venuto ... allargando per ogni dove, a segno tale da invadere e penetrare anche nelle condizioni economiche e sociali di quelli che si trovano fuori della sua cerchia, introducendovi insieme coi vantaggi anche gli svantaggi e i difetti suoi propri e lasciandovi in certo modo la sua impronta. Non è solo per il bene di coloro che abitano in Paesi a regime capitalistico ed industriale, ma per tutto il genere umano, che noi andiamo ad esaminare le trasformazioni subite dal regime capitalistico ... E in primo luogo quello che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non si ha solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di un potere economico dispotico in mano di pochi, e questi spesso neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere è esercitato più che mai dispoticamente da quelli che, tenendo in pugno il denaro, lo fanno da padroni, dominano il credito e concedono prestiti a chi vogliono, onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l’organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l’anima dell’economia; sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.
Una tale concentrazione di forze e di potere che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza. A sua volta poi la concentrazione stessa di ricchezze e di potenza genera tre specie di lotta per il predominio: dapprima si combatte per la prevalenza economica; di poi si contrasta accanitamente per conquistare il potere politico, per valersi delle sue forze e della sua influenza nelle competizioni economiche; infine si lotta in campo internazionale, o perché i diversi Stati mettono le loro forze e la potenza politica a servizio degli interessi economici dei loro gruppi, o perché applicano il potere e le forze economiche per dirimere le loro controversie politiche. Ultime conseguenze dello spirito individualistico nella vita economica sono poi quelle che voi stessi, ..., vedete e deplorate: la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla libertà di mercato è sottentrata l’egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata ambizione del potere; e tutta l’economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele. A ciò si aggiungono i danni gravissimi che sgorgano dalla deplorevole confusione delle incombenze e dei servizi propri dell’autorità pubblica con quelli della economia stessa: quale, per citarne uno solo tra i più importanti, l’abbassarsi della dignità dello Stato, che si fa servo e docile strumento delle passioni e ambizioni umane, mentre dovrebbe assidersi quale sovrano e arbitro delle cose, libero da ogni passione di partito e intento al solo bene comune e alla giustizia. Nell’ordine poi delle relazioni internazionali, da una stessa fonte sgorgò una doppia corrente: da una parte, il nazionalismo o anche l’imperialismo economico, dall’altra, non meno funesto ed esecrabile, l’internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del danaro, per cui la patria è dove si sta bene.»

3 COMMENTS

  1. Troppo facile
    Liberamente tratto da testi integrali della @CRerum novarum#C.
    Lettere enciclica “Qradagesimo anno” del sommo pontefice Pio XI ai venerabili fratelli patriarchi, primati, arcivescovi, vescovi e agli altri ordinari locali che hanno pace e comunione con la sede apostolica, sulla ricostruzione dell’ordine sociale nel 40° anniversario della “Rerum novarum”.
    Interessanti riflessioni che la Chiesa di oggi non deve dimenticare nel quadro del caos della politica italiana e globale. Ringrazio Bussi per lo stimolo che spero abbia maggior seguito del precedente.

    (Gioacchino Pedrazzoli)


  2. In rete ci sono tutti questi documenti, basta digitare una frase sul motore di ricerca. Questo il sito: @Lhttp://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19310515_quadragesimo-anno_it.html@=www.vatican.va#L

    (Commento firmato)

  3. Enrico ci pungola!
    Conoscendo Enrico, mi sembra che cerchi giustamente di spostare il livello della discussione politica su alcune riflessioni di alto profilo. Assistiamo infatti a schieramenti di parte che assomigliano di più ad un tifo calcistico che a ragionamenti di carattere sociale, di giustizia o altro. Quello che dice il proprio leader di riferimento è sicuramente giusto e gli altri hanno torto! Questo documento penso che interpelli in modo particolare tanti cattolici che hanno sempre coniugato il loro credo con il capitalismo, più o meno spinto. Io ovviamente condivido pienamente tale brano, ma sarebbe interessante leggere di qualcuno che non lo condivide e le conseguenti ragioni…

    (Domenico Dolci)