Home Economia “Piano pluriennale economico e sociale: ricadute importanti anche per l’agricoltura”

“Piano pluriennale economico e sociale: ricadute importanti anche per l’agricoltura”

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“Ho apprezzato lo sforzo propositivo compiuto dal Parco dell’Appennino con la presentazione di 92 progetti raggruppati nel Piano pluriennale economico e sociale, destinati a qualificare il suo futuro e quello del territorio interessato. In particolare, ritengo che ricadute importanti ci saranno anche sull’agricoltura della zona”. Lo sostiene il presidente della Cia reggiana Ivan Bertolini, che è intervenuto alla presentazione del Piano nei giorni scorsi a Castelnovo ne' Monti.

“Tuttavia – aggiunge - è importante da parte mia sottolineare che l’agricoltura, spina dorsale dell’economia montana, nell’apprezzare le nuove opportunità che le vengono offerte in un ambito sempre più multifunzionale, si fonda ancora e sempre sulla zootecnia da latte per Parmigiano Reggiano, che decide qualità dell’ambiente e permanenza delle aziende sul territorio grazie alla sua forza economica, pur messa in discussione dalla crisi in anni recenti”.

“Non è una nota né polemica né superflua, riteniamo infatti che sulla relazione agricoltura-ambiente-biodiversità si esprimano gli elementi principali per lo sviluppo e l’attrattività dell’area del Parco, e noi riteniamo giusto puntarci, anche perché abbiamo come punto di partenza la forza che ci dà la produzione del Parmigiano Reggiano: questo è il connnubio per competere e per consolidare il Parco”. Infatti, aggiunge il presidente Cia, “le chiusure di aziende agricole e caseifici impoveriscono il territorio, che ha poche alternative su cui fondarsi”.

“Per l’attività agricola, nei parchi e fuori – afferma ancora Bertolini - la problematica degli ungulati e dei selvatici, in particolare caprioli, ma anche cinghiali ed ora cervi, rappresenta un elemento sempre più incisivo, nonostante i piani di controllo: anche l’istituto per la fauna selvatica deve comprendere che siamo in presenza di una concentrazione eccessiva, e si deve perciò intervenire”.

“Le stime ed i censimenti dicono che tra collina e montagna ci sono 18/20mila caprioli, una quantità imprecisata di cinghiali e 650 cervi (per questi siamo a livelli di concentrazione impensabili nei maggiori parchi alpini!); anche se proprio nel territorio montano si registra un calo di presenze di selvatici, la pressione sul territorio e sull’agricoltura è troppo elevata. Non va dimenticato inoltre, che questa eccessiva pressione incide non solo sull’economia ma anche sull’ambiente e sull’assetto del territorio: infatti, gli animali fanno danni anche al bosco, in particolare alle piantine giovani ed ai ‘ricacci’, con questo contribuendo ad una fragilità del territorio che il bosco potrebbe in qualche misura consolidare un territorio, che invece presenta difficoltà per le frane e l’assetto idrogeologico”.

“Il crescere della protesta degli abitanti e non solo degli agricoltori – conclude il presidente Cia - dovrebbe mettere sull’avviso i decisori pubblici, del resto il presidente della Regione Errani ne ha preso atto sottolineando più volte il problema”.