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“La montagna non finisce mai di stupire!”

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Al mattino ero a 2000 m. in un rifugio sull’Alto Lago di Como, ai confini con la Svizzera, ma a sera ho voluto essere presente a Castelnovo ne' Monti: non potevo mancare al Concerto dell’Assunta dove per anni ho gioito della bellezza della musica, che eleva il cuore a Dio, crea armonia e dona respiro all’anima. Non potevo mancare perché - ne ero sicuro! - al Concerto avrei incontrato quel grande missionario della Chiesa reggiana e della terra malgascia, che è Don Pietro Ganapini. Accanto a lui, ho seguito, quasi rapito dal suo entusiasmo, il ricco programma donatoci dal Coro Bismantova e dalla Corale della Risurrezione.

“La montagna non finisce mai di stupire!”, ho sussurrato sottovoce a don Pietro. Lui ha assentito ed ha espresso un desiderio: “Mi piacerebbe portarli con me ad Antananarivo!”. Meriterebbe davvero un Concerto laggiù, dove lui è un musico riconosciuto, stimato, un compositore, che ha saputo cogliere l’animo del popolo malgascio.

Seduto vicino a lui, osservavo il suo volto, la sua commozione, quando il Coro Bismantova ha eseguito “Alla regina dei monti” che don Pietro aveva composto su parole di Valcavi, la sua meraviglia di fronte all’arditezza del Coro nell’affrontare un repertorio, che ha spaziato dal canto sardo all’africano all’affascinante storia di “Porta Calavena”, che De Marzi ha raccontato su un fatto realmente accaduto nel 1300. L’entusiasmo del pubblico è esploso all’esecuzione della “prima” di un canto di Francesco Lombardi su parole di Dino Tondelli, dedicato alla “Pietra di Bismantova”, apparsa stupenda anche nelle fotografie che sottolineavano il canto: “bella nella stagione del ripensamento, quando il vento trascina le foglie secche e colorate di fuoco”, ma anche nelle altre stagioni, quelle della neve e della speranza: “quando tutto rivive di luce e fioriscono i piccoli fiori”. Un canto delicato su un testo di alta poesia, che ha avvinto il pubblico, contento che ancora una volta la “Pietra” è stata onorata come roccia sulla quale si fonda la Casa, le gioie e i dolori dell’Appennino.

“Niente canti in inglese!”, ha rassicurato subito il pubblico maestro Giovanni Mareggini, che negli ultimi anni, ha eseguito con la Corale della Risurrezione Messe eccezionali quali la “Messa Gaia” e la straordinari a“A Hope celebration” di Brubeck.

Un programma tradizionale? Qualcosa di più per la presenza del soprano Loredana Bigi, che ha raggiunto una notevole maturità vocale, e del pianista Armando Saielli, che hanno eseguito tre brani alla Madonna, tre “Ave Maria” di Caccini, Cherubini e di Giuseppe Verdi. Una sorpresa, credo per tutti, l’invocazione del Caccini, struggente, appassionata, intensa nell’esecuzione della Bigi, accompagnata al flauto anche da Patrizia Filippi.

Pur eseguendo un programma tradizionale, con brani di Franck, Mozart, Verdi, una rapida sosta nel repertorio di Frisina e di Lombardi, Giovanni Mareggini ci ha regalato l’immancabile sorpresa, una novità che ha messo in rilievo la capacità della Corale di misurarsi con il moderno, dove non basta la tecnica e l’esperienza, ma ci vuole molto di più: studio, prove, la voglia di superare con entusiasmo gli inevitabili ostacoli che le partiture offrono. Come conclusione di una serata godibile e colorata di canti, che andavano al cuore e alla memoria dei presenti, la Corale ha eseguito la prima parte del “Magnificat” del maestro John Rutter, uno dei più grandi compositori di musica corale sacra vivente. Bravo Saielli nell’accompagnamento al pianoforte, ma molto bravi gli amici della Corale, che Mareggini mette sempre alla prova con scelte che rivelano la sua intelligenza di direttore ma anche la sua fiducia in una Corale, che insieme al Coro Bismantova, è uno dei messaggi più forti che la Montagna dà alla Provincia e, non solo, anche oltre i confini. Da anni i due Cori sono protagonisti della “colonna sonora” dell’Appennino, testimoniando il potere della musica, che con “il suo linguaggio universale «è capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà su tutta la terra e di portarli ad alzare lo sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene e al Bello assoluti, che hanno la loro ultima sorgente in Dio stesso». Una dotta citazione di un Papa musico, Benedetto XVI, per dire loro il nostro grazie.