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La fiera di Costaferrata

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A Paullo di Casina, presso la baita Osoppo di Costaferrata (vicino alle scuole elementari e con qualsiasi tempo, essendo tutte strutture coperte), si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 agosto la tradizionale "Fiera di Costaferrata", organizzata dall'Ust Paullo in collaborazione con il locale gruppo degli alpini.

Il programma
- venerdì 20: serata country con T for Texas in concerto; inizio triatlon delle frazioni; piadine, gnocco fritto e salume;
- sabato 21: ore 19 apertura ristorante, ore 21 ballo liscio con orchesta Budriesi;
- domenica 22: ore 12 apertura ristorante; nel pomeriggio gara di abilità tra scavatoristi, spettacolo di burattini, passeggiate a cavallo per bambini, finali triatlon delle frazioni; ore 19 apertura ristorante; ore 21 ballo liscio con Ivana.

La cucina nelle giornate di sabato e domenica proporrà, tra le altre cose, tortelli verdi e gialli, penne, grigliata mista, barzigole di pecora e i rinomati "casagai", da gustare anche con il sugo di cotiche, salsiccia e funghi.

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  1. Notizie storiche
    La millenaria fiera: nella storia e nella tradizione.
    Nell’anno del Signore 980, come si è potuto constatare, l’Imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone II, dalla sua corte Brusilla, riconosceva con suo Diploma, tra le molte altre chiese del piano e del monte, anche la nostra Pieve di Lizulo (Paullo).
    “I Diplomi Imperiali sono importanti per seguire i processi della Storia. In un Diploma di Ottone I datato 31 ottobre 900 viene concesso al nuovo vescovo di Reggio Pietro il diritto di fortificare la sua chiesa ‘come più gli piaccia’. Gli si riconoscono in pratica privilegi di natura economica, egli ha le prerogative del re (regalìe) perché può battere moneta, regolare i prezzi, costruire mulini, servirsi delle acque scavando fossi e canali e controllare direttamente i mercati, riscuotendo le tasse pagate da chi teneva un banco, una tenda o un posto sulla piazza (tabula statio, banchum ad tendam). Era prassi comune già sotto i re carolingi, concedere i mercati ed i diritti su di essi alla Chiesa. Così come far svolgere mercati e fiere nel territorio stesso di monasteri e abbazie. La Chiesa, quindi, appare al centro di traffici e scambi commerciali che non erano cessati del tutto nell’alto medioevo (dal 476 all’anno 1000)”.
    Il borgo di Lìzulo (ora Lezzolo), nei pressi della nostra Pieve di Paullo (dai ritrovamenti avvenuti e dai segni tuttora visibili probabilmente anche centro fortificato), era dunque, prima dell’anno Mille, riconosciuto insediamento umano ed importante centro religioso, propulsore di vita, di fede e di pietà cristiana. Una pergamena dell’Archivio capitolare del Duomo di Reggio Emilia riporta la lista di beni diocesani concessi in enfiteusi a Bonifacio di Canossa, padre della contessa Matilde: al quarto posto compare la Pieve di Lìzulo (anno 1052) o meglio definita come “Plebs de ligulo cum dominicano et capellis” (cioè col dominio e le figliane).
    Dove vivono e operano uomini ci sono inevitabilmente e necessariamente scambi e commerci e l’ampia piana della Malunga (Lama longa), dominio della Chiesa da tempo remoto, ricca di acque sorgive e lacustri, ben si prestava ad ospitare tali attività.
    Proprio qui poi anche la nostra stessa tradizione popolare, che si vuole trasmessa oralmente di padre in figlio, ha collocato da tempo immemorabile un’antica (per noi dunque millenaria) “FIERA” (4).
    Era, molto probabilmente, nelle origini, un’antica fiera mercato che richiamava numerose presenze anche dai borghi circonvicini. Questo era il luogo deputato per i giuramenti di fedeltà tra il Signore del castello con i feudatari del luogo e i popolani; qui si amministrava la giustizia, si stabilivano patti e alleanze, si concludevano contratti; in questo luogo si commerciava soprattutto il bestiame, si scambiavano gli umili prodotti della terra; rudimentali attrezzi e manufatti artigianali venivano in possesso di molti attraverso la forma del baratto. Si potevano inoltre degustare semplici pietanze preparate sul posto tra le quali, quasi certamente, anche “lo gnocco” (allora, molto probabilmente, una sorta di pane o focaccia cotta sotto la cenere dei bivacchi, la carsénta, e unta con un poco di lardo). Sempre la tradizione popolare vuole che per l’occasione si approntassero anche delle sbrigative e semplici capanne fatte con pali e frasche dei castagni, allora abbondanti e rigogliosi nei boschi circostanti. Non dimentichiamo che i Romani diedero grande impulso alla coltura del castagno, nei territori adatti, del nord Italia. Nell’alto medioevo, poi, con la Gran Contessa Matilde e prima ancora con i suoi avi, il castagno divenne una delle risorse forestali ed economiche più rilevanti anche per la sussistenza delle popolazioni del luogo (5).
    Ma veniamo ora a tempi per noi più vicini!
    Dai racconti dei nostri vecchi viene confermata, dunque, nella piana della Malunga, questa antica e tradizionale fiera che coincideva con le celebrazioni in onore del santo Patrono, di solito la penultima domenica di agosto: S. Bartolomeo apostolo a cui la Pieve di Paullo è tuttora dedicata.

    (Ubaldo Montruccoli)

    (4) (Arturo Montruccoli – La vita civile di Paullo – Tratto da “PIEVE DI PAULLO mille anni di vita e di fede” – A cura di Sergio Govi – A.G.E. – Grafica Editoriale Reggio Emilia 1980 – pag. 74)