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Diga di Vetto 2 / “Opera inutile e pericolosa”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Le associazioni ambientaliste sono contro la diga di Vetto: opera inutile e pericolosa. Considerato il mancato invito delle associazioni ambientaliste, voluto dai presidenti delle commissioni provinciali, che hanno invitato tutto il mondo a sentire, nell’autorevole aula di Palazzo Allende, le solite “storie” che da mesi il comitato cosiddetto “apolitico” va predicando ossessivamente in convegni ove non è mai stata offerta possibilità concreta di un civile contradditorio, desideriamo fornire alla stampa e agli onorevoli invitati al dibattito un ulteriore elemento per comprendere meglio quanto viene loro acriticamente servito senza considerare minimamente il parere di chi è da sempre sul lato opposto del tavolo. Quando, in tempi ormai lontani, le associazioni ambientaliste si erano battute contro la realizzazione della diga di Vetto, riportando una storica vittoria, non era certo soltanto l’habitat della lontra il motivo delle nostre contrarietà al progetto. Numerose e autorevolmente documentate le nostre osservazioni sui fabbisogni agricoli e idropotabili, sulla produzione di energia, sui rilasci idrici a valle.

Molta rilevanza ebbero soprattutto le valutazioni geologiche e sismiche avanzate allora grazie all’aiuto del prof. Floriano Villa. Floriano Villa è stato prima vicepresidente e poi presidente di Italia Nostra. Geologo ed esperto in prevenzione dei rischi naturali e presidente dell’Associazione nazionale geologi italiani.

Di seguito riportiamo alcuni stralci significativi dalla sua relazione dell’epoca che consideriamo particolarmente attuali per chi volesse dedicarsi ad una completa valutazione del progetto.

Sostanzialmente Floriano Villa esprimeva una critica ficcante circa la superficialità di approccio, sugli argomenti di geo-tettonica e di sismicità dei luoghi, con cui era stato esaminato il progetto, come si può leggere qui di seguito:

Si accenna a problemi di neotettonica, con evidenze morfologiche che indicano sollevamenti in epoca recente, con tutti i riflessi che simili movimenti possono avere in un'area che viene ad essere interessata da un intervento antropico di tanta importanza: non vengono però prese in esame le condizioni di abbassamento e di subsidenza, messe in evidenza da recenti lavori di neotettonica (CNR) sull'area”.

“Il dato più preoccupante è tuttavia quello citato... dove si definiscono in dettaglio le aree instabili dell’invaso. Si tratta d' ben 37 aree, di cui 27 superiori ai 10.000 mq, con un volume totale pari a 3.343.000 metri cubi, di cui 2.188.000 situati sopra 400 m. di quota”.

“Siamo tuttavia veramente preoccupati per questa situazione di grave pericolo che incombe su un bacino in queste condizioni di instabilità morfologica, con franamenti già definiti in sede di rilievo, che potrebbero assumere (e assumeranno senz'al¬tro) un maggior carattere di pericolosità, a causa del dilavamento alla base per l'innalzamento e l'abbassamento periodico del livello dell'invaso e per i fenomeni indotti in corpi rocciosi dalla formazione di un nuovo bacino artificiale”.

“Non aumenta certo la tranquillità del lettore attento il fatto che si dica che "non si constata la possibilità che grandi ammassi rocciosi possano essere interessati da fenomeni di rottura". Ben altre tecnologie vanno adottate, ben altri accertamenti vanno eseguiti per definire il grado di rischio esistente per un presunto bacino, che viene costruito a monte di zona abitate”.

Conclude quindi Floriano Villa

Vulnerabilità sismica

Suscita stupore l'affermazione fatta nel documento di V.I.A. dove si definisce assente la sismicità locale. A parte il fatto che questa minimizzazione del problema terremoto è smentita dalla stessa cartina degli eventi sismici storici, dove si vede che Vetto é circondata da epicentri sismici con magnitudo >4 ; a parte il fatto che in Val d'Enza, a Palanzano, esiste un centro sismico, interessato da due eventi, il 3 marzo 1844 e il 20 ottobre 1693; la cosa che però più stupisce è l'aver "dimenticato" che per S.Polo d'Enza passa una "faglia attiva" molto importante, messa in evidenza dai recenti studi di sismotettonica per il sito nucleare di Viadana. La faglia attiva di S.Paolo d'Enza interessa l'alveo del torrente e passa per Vetto. E' forse opportuno ricordare l'assoluta inedificabilità sulle faglie attive. Le procedure USA per le faglie attive impediscono anche le costruzioni di fognature e di campi sportivi attraverso una faglia attiva per la sua altissima pericolosità. Noi costruiamo a cavallo di una faglia attiva un rilevato di diga, che contiene un lago di circa 100 milioni metri cubi d'acqua, con un bacino interessato da versanti franosi per un minimo di 2 milioni di metri cubi sopra i centri abitati della bassa valle! Crediamo inutile ogni altro commento”.

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Vogliamo ricordare che queste considerazioni sulla sismicità del sito per essere comprese nella loro attuale portata andrebbero aggiornate con gli eventi successivamente registrati da allora ad oggi, particolarmente tenendo conto dei gravi danni registrati nella zona della Val d’Enza nel 2008. E’ solo del 7 ottobre scorso l’ennesimo evento sismico in zona. Con ciò riteniamo a maggior ragione valido e preoccupante il severo monito autorevolmente espresso allora dal Prof. Floriano Villa, circa la pericolosa temerarietà di chi vorrebbe appendere, sulle popolazioni residenti nella valle, un bacino da 100 milioni di metri cubi, appoggiato su di una faglia sismica circondata da terreni franosi e geologicamente instabili.

Crediamo che se i nostri amministratori vorranno dare ascolto alle disinteressate sirene che stanno cercando di riesumare il progetto della diga, faranno bene ad attivarsi, fin da subito, per programmare adeguate misure di sicurezza, per la pronta evacuazione dei centri abitati a valle della diga, ad ogni minimo scuotimento del suolo. Rimane il tema di capire se tutto questo rischio “Vajont” che si addossa alla vallata e a migliaia di abitanti, abbia un qualche senso…e soprattutto a chi giovi!

(Amici della terra Reggio Emilia; Comitato difesa fiumi Emilia-Romagna; Fipsas Piacenza; Fly Fishing Club – Cavalieri della Fiala Reggio Emilia; Lac Modena; Legambiente Modena, Reggio Emilia,Parma, Val d’Enza; LIPU Reggio Emilia e Parma; WWF Reggio Emilia, Parma e Modena; Università Verde Reggio Emilia)

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1 COMMENT

  1. Diga di Vetto 2
    Alle istituzioni che unitamente hanno portato all’attenzione il fatto su scritto. Detta questione risponde a “Diga di Vetto, sempre meno amministratori si oppongono”… A questo articolo ho posto un commento e rilevo che non ha meritato risposte, pur essendo alquanto pesante in alcune considerazioni. Sono abituata alle discussioni che spesso animano situazioni simili e sono stupita che nessuno dia del pazzo a qualcun altro su questa pagina. Almeno qualche insulto alla sottoscritta avrebbe dimostrato che certi argomenti si scrivono per poter poi porre le proprie idee contrapposte. Ho l’impressione, perciò, che quanto è stato scritto, sia dagli oppositori che dai favorevoli, non sia stato altro che un’esibizione di scrittura. Per non farsi dimenticare. Cioè componimenti a tema e nulla più. Povera val d’Enza, povero fiume.

    (G. Salterini)