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La violenza su se stessi

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Don Vittorio Chiari, che segue per il nostro sito questa letta rubrica, è temporaneamente impossibilitato ad inviarci, dopo questo che pubblichiamo, ulteriori contributi. Sperando di riaverlo quanto prima con noi, gli formuliamo i migliori auguri di pronta guarigione.

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Ho concluso la celebrazione della Messa con un velo di mestizia! Nella preghiera avevo ricordato il dramma di tre miei concittadini, travolti dalla valanga sui monti di Mortirolo, una morte non voluta, in una splendida giornata di sole, traditi dalla montagna che tanto amavano e quello di un sacerdote di una diocesi lombarda, che la morte l’ha cercata, gettandosi sotto un treno. Chi o che cosa lo ha spinto a tale gesto di disperazione? Se ogni morte nasconde un mistero, quella di questo sacerdote, per anni confessore in un santuario della bergamasca, secondo il racconto dei giornali, appare svelato: era un “molestatore”! Lo aveva individuato, con la sua camera televisiva, un giovane attore adulto che, fingendosi minorenne, si era avvicinato a lui per confessarsi. La telecamera nascosta, impietosa, aveva filmato la sua fragilità, il suo peccato.

Se commesso “in piena avvertenza”, come recita il catechismo, meritava il giudizio severo di Gesù Cristo nel Vangelo: meglio per lui che si mettesse una macina da mulino al collo e si gettasse in mare! Ripreso con inganno, “con dolo”, umiliato, svergognato agli occhi di tutti, sospeso a divinis, come è scritto nella legge ecclesiastica, in attesa di chiarimenti, l’amarezza dei giudizi e delle chiacchiere, dei pettegolezzi, hanno pesato su di lui, portandolo al gesto estremo, quello di Giuda, del traditore!

Giustizia è stata fatta? Ma può chiamarsi giustizia quella che nasce dall’inganno, senza andare “oltre” per capire, valutare e provvedere? Può darsi che lo sia, ma non sarebbe stato più umano ricorrere alle sedi opportune per denunciare il malfatto, vincendo la voglia della spettacolarizzazione, della condanna mediatica senza alcun processo? I dubbi rimangono come rimane la tristezza di fronte ad ogni fuga dalla vita, ad ogni età.

Ne parlo sempre malvolentieri, non vorrei che ne parlassero i mass-media per il dolore che circonda una morte voluta, il tormento e i sensi di colpa che lascia in chi rimane: “Perché non sono arrivata prima? Mi ha lasciato un biglietto, chiedendomi scusa… ma io ho il cuore a pezzi. I suoi genitori, all’obitorio, mi hanno guardata come fossi un’assassina…”, mi confessava una giovane sposa, dopo che il giovane marito se n’era andato in modo tragico, inspiegabile. Il suicidio è la forma più estrema di violenza nei confronti di se stessi, nei confronti degli altri, un male misterioso, che non lascia indifferente chiunque ami la vita e ha a cuore il bene delle persone! Sono troppi i fuggiaschi dalla vita! Dicono che il loro numero superi quello dei morti per incidenti stradali. Fosse così il fenomeno sarebbe davvero inquietante.

2 COMMENTS

  1. Preghiamo per lui
    Mercoledì 12-01-11 alle ore 20,30 verrà celebrata una S. Messa per pregare per don Vittorio. E’ un modo per sentirci vicini a lui in questo momento difficile, siccome non è possibile farlo fisicamente. Speriamo di essere in molti.

    (Dario Ferri)