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Riflessioni di Enrico Bussi sulla situazione socio-politica del Paese e del territorio montano. 5^ ed ultima puntata

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Nell'ultima puntata delle sue riflessioni Enrico Bussi propone di "risalire alle fonti" del nostro essere "montanari".

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5) Risalire alle fonti

Vita presente
La montagna reggiana è segnata dalla presenza umana. In ogni località ci sono la capacità di gestire risorse, aziende attive, pensionati impegnati e giovani con la voglia di restare. La mano dell’uomo ha lasciato i suoi segni sulla natura e il paesaggio apprezzato perde i suoi pezzi se non si dedicano cure ai paesani.
Canali otturati
Gli interventi pubblici vanno mirati a favore di ogni presenza attiva, evitando di fare crescere delle incrostazioni nelle sedi istituzionali di origine più o meno recente. Se si premia soltanto il posto protetto si toglie interesse per l’iniziativa. Nelle ultime generazioni il decadimento ha colpito di più dov’è stato maggiore l’assorbimento nei servizi municipali, municipalizzati, provinciali, regionali e statali. Volendo del bene a volte si ottiene l’opposto (non solo in famiglia) e l’assistenzialismo è diventato un colpo di zappa sui piedi.
Forme associative
In passato le comunità locali hanno provveduto a fare funzionare l’azione collettiva con soluzioni snelle sostenute dagli abitanti e in molti casi hanno resistito sinora. Nelle zone più alte gli usi civici hanno funzionato egregiamente per regolare la produzione di pascoli e boschi sino all’epoca del massimo carico di popolazione. In tutte le zone la viabilità è stata mantenuta con le prestazioni dei nuclei famigliari. Le località con partecipazione più forte si sono tenute i loro consorzi per l’acquedotto rurale e raggiungono un risultato migliore.

Trapianti

In ogni zona della montagna l’esperienza associativa ha avuto radici profonde e un’evoluzione diversa. Nei Comuni del crinale deriva in linea retta dalle prime forme di autonomia medievale, come abbiamo imparato dalla ricerca storica condotta e presentata in maniera stimolante. Ovunque costituisce patrimonio se non è riposto negli scaffali e viene animato con obiettivi aggiornati o nuovi del tutto. Il più delicato è quello di programmare e organizzare l’inserimento di famiglie immigrate dove sperimentare l’integrazione tra intervento pubblico e azione della comunità locale.

Fonti di energia

Lo sfruttamento delle energie rinnovabili (solare diretta, biomasse, salti d’acqua, eolica, geotermica) si possono affrontare in modo efficace attraverso la combinazione di fonti diverse e il collegamento di utenze vicine. Così pure, il risparmio energetico si basa sul trasferimento di innovazioni costruttive e impiantistiche. L’UE ha impostato la politica energetica dei prossimi 10 anni sullo sviluppo delle Fonti di Energia Rinnovabili imperniata su reti da avviare nella piccola dimensione.

Senza perdere tempo

Il traguardo europeo del 2020 per l’energia si avvicina e le Regioni italiane stentano ancora a capire gli obiettivi che l’UE ha indicato per lo sviluppo rurale nel 2000. Si sono attardate a inseguire il modello sperimentato in Italia negli anni ’50 con i Piani Verdi e hanno allestito le procedure più complesse per erogare contributi ai progetti di ogni singola azienda agricola.
Almeno in montagna ci sono le condizioni per collegare ogni tipo di intervento pubblico rimasto rigidamente separato tra i rami della PA: uso dei suoli al Comune, viabilità, formazione, cultura ed altro alla Provincia, sicurezza alimentare, industria alimentare, agricoltura, ambiente rinchiuse in ogni torre della Regione, commercio, turismo degli altri enti e di quelli Camerali, poi ci sono i GAL divenuti burocrazia aggiuntiva e pure l’Ente Parco naturale intento ad agitarsi in varie direzioni.

Aggregazione

La prima aggregazione in montagna riguarda gli enti pubblici e i loro amministratori dovrebbero entrare in un contenitore per raggiungere l’amalgama degli intenti, per dare immediata risposta al bisogno di superare i canaluzzi delimitati e complicati.
La capacità di aggregazione nelle iniziative è presente in ogni frazione, è un patrimonio della montagna su cui investire senza il timore di perdere potere.
Entrambe le aggregazioni, quella pubblica che ancora non c’è e quella privata che sopravvive, hanno accesso alla Rete per eccellenza. Aiuta a snellire le procedure, a valorizzare le produzioni agroalimentari, l’uso delle acque e dei boschi, le attività manifatturiere, il turismo e il commercio. E’ lo strumento che agevola a dare risposte moderne all’antico bisogno di sfruttare le fonti di energia.

Rivoluzione

L’associazione consente di combinare interessi, esperienze e provenienze, in loro aiuto ci potrebbe essere l’impegno di ogni ente pubblico a destinare sovvenzioni quanto più consente il bilancio da erogare nella forma più snella, seguendo l’esempio della Fondazione Manodori.
Anzi, arrivo a fare una proposta rivoluzionaria: non vada l’ente pubblico a chiedere soldi alla Fondazione, ma trasferisca alla gestione della Fondazione tutti i soldi per l’iniziativa privata che passano tra le sue competenze.
Gli enti della montagna possono decidere assieme questa scelta e stabilire ogni anno obiettivi e priorità verso cui destinare i sostegni. La Fondazione può a sua volta integrare il monte risorse per la montagna e mettere a disposizione un modo snello di gestire le pratiche che sinora nessuno contesta.
Senza innalzare altre torri si può sperimentare un federalismo che reca benefici concreti, programmare e fare fluire gli aiuti ai privati rispettando ogni regola. Il passaggio per Piazza del Monte accelera verso la Montagna anche il transito di finanziamenti europei, nazionali, regionali e, in un domani peggiore, quelli cittadini. Soddisfa il ministro Tremonti che ha confessato pubblicamente i suoi crucci.

Enrico Bussi
(fine)