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“Troppo buona per non avere il marchio di qualità”

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L’anguria reggiana è troppo buona per non avere il marchio di qualità. L’assessorato provinciale all’agricoltura sta lavorando insieme all’associazione dei produttori ad una sperimentazione per qualificare il prodotto tipico con l’Igp, un marchio in grado di certificare la reputazione storica della bontà dell’anguria: sana, genuina e, soprattutto, coltivata con tecniche sostenibili dal punto di vista ambientale.

A questo proposito venerdì prossimo, 25 febbraio, a partire dalle ore 10,30, si terrà un’assemblea pubblica dei produttori in via Gualerzi, 40, a Mancasale, sede dei servizi agricoltura della Provincia di Reggio Emilia. Sarà l’occasione per fare il punto sugli sviluppi della coltivazione e sull’iniziativa per ottenere il salto di qualità.

Tra i relatori ci saranno Ivan Bartoli, presidente dell’associazione di produttori dell’anguria reggiana, Cristina Piazza, dell’azienda sperimentale Stuard, e Francesco Zambreri, esperto nell’assistenza tecnica in ortofrutticoltura. Le conclusioni saranno affidate all’assessore provinciale all’Agricoltura Roberta Rivi.

Il progetto di sperimentazioni sull'analisi fisico-chimica delle produzioni reggiane di anguria è iniziato nel 2008 in collaborazione con l’Università di Ferrara e Iter, specializzata nella valutazione dei terreni. La possibilità di ottenere il marchio europeo di Indicazione geografica protetta (Igp) prevede almeno tre anni di sperimentazione. Per proseguire il percorso intrapreso con i produttori, nel 2010 si è svolto un secondo ciclo di sperimentazioni sul territorio provinciale di Reggio Emilia.