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Polemiche nazionali / “Berlusconi ha ragione”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il presidente del Consiglio ha ragione. Noi - docenti di italiano, storia e geografia - non insegniamo i valori di “dio, patria e famiglia”. Lui usa la parola “inculcare”, ma a noi fa ribrezzo, noi non inculchiamo niente a nessuno. Abbiamo di fronte ragazzi che stanno crescendo e cerchiamo di aiutarli ad essere un po’ autonomi e critici.

Raccontiamo dei miti che accomunano i popoli, che ci spiegano che uomini e donne di diversi luoghi, tempi e culture si sono posti le medesime domande. Parliamo del dio di Abramo, che è lo stesso per ebrei, cristiani e musulmani. Raccontiamo le violenze di sant’Ambrogio, che ha bruciato tutte le sinagoghe di Milano, minacciando di scomunica l’imperatore se le avesse riedificate, li invitiamo a conoscere le differenze tra sunniti e sciiti e a sapere che cosa è un minareto.

Cerchiamo di promuovere la tolleranza, il rispetto, l’antirazzismo, di far capire che il mondo è uno solo e che non può avere da una parte padroni e ricchi che ne sfruttano le risorse e dall’altra individui ridotti in fame per garantire la nostra ricchezza. Insegniamo che le risorse energetiche e alimentari stanno scarseggiando anche per l’ipersfruttamento della terra e per gli sprechi, che la difesa dell’ambiente è prioritaria per la vita nel futuro, che l’uranio, a Berlusconi tanto caro per le centrali nucleari, finirà prima del petrolio e che le scorie radioattive delle centrali nucleari italiane sono state nascoste sul territorio della Somalia e là ora non possono coltivare niente. Raccontiamo chi era Ilaria Alpi. Raccontiamo di un’Africa che non è solo dittatori, ma anche uomini come Cabral, Lumumba e Sankara che si sono battuti per l’uguaglianza e la giustizia e alla cui uccisione noi europei abbiamo dato un solido contributo, al contrario di quanto facciamo coi dittatori con cui concludiamo affari. Spieghiamo, per quanto riusciamo a carpire l’attenzione dei nostri alunni, la storia del rapporto diseguale tra Nord e Sud del mondo.

Cerchiamo di far percepire il bello che c’è in un verso di Dante e di Leopardi e spiegare che a volte leggere, possibilmente libri e poesie, aiuta a vivere meglio, a pensare meglio, ad avere pensieri un po’ più ricchi di quelli che lo stesso Presidente del Consiglio propaganda aggressivamente dalle sue televisioni e da quelle pubbliche che ha ridotto a succursale delle private.

Ricordiamo spesso don Milani, che ha insegnato come sia criminale dividere gli uomini in patrie, mentre bisognerebbe riflettere sulla divisione tra sfruttati e sfruttatori. Ricordiamo che quando Sandro Pertini ha lasciato Ventotene gli altri prigionieri politici, non autorizzati a lasciare l’isola, gli hanno cantato “Fratelli d’Italia”, allora solo un canto di lotta, scritto da un giovane caduto per la Repubblica Romana del 1849. Sulla famiglia non parliamo noi, parlano loro, i ragazzi, e raccontano come le famiglie oggi siano tante e diverse, non solo quella immaginata dalla chiesa cattolica. E pensiamo che tutte le famiglie meritino uguale rispetto.

Quando ci pongono domande provocatorie siamo contenti, perché la libertà di espressione, la libertà di apprendimento è la sola che alimenta la nostra libertà di insegnamento. Solo nel confronto si costruiscono i saperi, quei saperi reali che sono difficilmente valutabili dalle prove Invalsi, che non demonizziamo, ma nemmeno idolatriamo.

Cerchiamo di far rispettare le strutture scolastiche perché sono pubbliche, di tutti, anche di chi non paga un euro di tasse. La scuola pubblica la sentiamo nostra, un luogo dove siamo chiamati a passare tanto tempo e che non vorremmo cadente, senza fondi e con classi sempre più numerose, perché in venti si riesce a discutere insieme, in quaranta diventa più difficile.

Presidente del Consiglio, la scuola a noi piace così, libera e pubblica, non chiamata a inculcare niente a nessuno.

(Sonia Rolt e Davide Rossi)

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Nota dell'assessore provinciale all'istruzione della Provincia di Reggio Emilia

Con grande coerenza dopo la legge "Mancia" - che ha distribuito risorse pubbliche principalmente alle scuole private e paritarie, senza alcuna concertazione con gli enti locali – e seguendo logiche poco chiare e poco trasparenti, il presidente del Consiglio, in modo superficiale e preoccupante, attacca la scuola pubblica e gli insegnanti che ogni giorno svolgono con dedizione, passione e dignità il loro lavoro, in condizioni sempre più precarie e difficili a causa dei continui tagli decisi da questo governo.
Si tratta di un attacco alla nostra democrazia e alla nostra Carta Costituzionale che con gli articoli 3, 33 e 34 riconosce la scuola, gratuita e aperta a tutti, come diritto e come istituzione che tutela la libertà di pensiero e di insegnamento, dove i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
Proprio in base a questi articoli, oggi le famiglie hanno già la libertà di scegliere in quale scuola mandare i propri figli, ma lo Stato deve garantire una scuola gratuita e possibile per tutti.
Qui non si tratta di strumentalizzare quanto detto da Berlusconi, ma di sollevare un problema preoccupante che mina davvero le basi della nostra democrazia.
La scuola, quale luogo educativo per eccellenza, unitamente alla famiglia, svolge un ruolo educativo e formativo fondamentale, educando i nostri giovani non solo all'acquisizione di nozioni e di competenze, ma anche di valori su cui si fonda il nostro vivere comune.
Ogni ragazzo - indipendentemente dal tipo di scuola ed anche se dovesse arrivare solo al conseguimento di una qualifica triennale - dovrebbe poter uscire dal proprio percorso scolastico con un bagaglio di competenze minime che gli permettano di inserirsi positivamente nel mondo del lavoro, ma soprattutto con un bagaglio di valori educativi e formativi che, grazie ad uno spirito critico e autonomo, gli possa permettere di diventare un cittadino consapevole, sempre in grado di scegliere e di ragionare con la propria testa.
La scuola infatti deve educare al pensiero, deve sviluppare le coscienze, deve insegnare ai nostri giovani a ragionare liberamente e democraticamente. Sarà proprio questo che infastidisce il nostro premier?
Come è possibile, inoltre, che a suo dire si fraintendano sempre le sue parole? In verità abbiamo capito quanto detto, semplicemente non siamo d'accordo e le sue affermazioni ci sembrano un grave attacco alla scuola pubblica.
A Reggio Emilia vogliamo una scuola inclusiva, che possa dare pari opportunità a tutti, ma che sappia anche premiare i talenti e i ragazzi meritevoli.
Semplice: c'è chi taglia e c'è chi investe. Noi intendiamo investire sulla scuola pubblica, per dare un futuro ad ogni ragazzo che vive nella nostra provincia. Senza un investimento serio non esiste nessun futuro, né per i ragazzi, né per la società.
Oggi la nostra società vive tante difficoltà educative, a causa di una decadenza morale, etica e civile che viviamo ogni giorno. Non diamo tutte le colpe alla scuola, non deleghiamo tutto alla scuola: i problemi sono della società tutta, oggi svuotata di tanti valori!
Se vogliamo creare le basi per una nuova alleanza educativa oggi più necessaria che mai, dobbiamo sentirci tutti responsabili a partire dai diversi protagonisti della scuola - insegnanti, collaboratori, educatori e studenti – ma senza dimenticare ovviamente le famiglie. E' per questo che dobbiamo difendere la nostra scuola, quella che è la scuola di tutti, nella quale ognuno si senta parte di una comunità educante, sensibile e pronta ad impegnarsi per recuperare ciò che non funziona nella società e sempre pronto a tendere la mano al più debole.
Solo così sconfiggeremo l'individualismo dilagante e diventeremo cittadini migliori! E' nella scuola - sede del pluralismo e del rispetto reciproco, oggi frequentata da studenti di tutte le classi sociali, di ogni fascia economica e di ogni religione, dove nessuno si deve sentire escluso- che costruiremo il futuro del nostro Paese.

(Ilenia Malavasi, assessore provinciale all'istruzione)

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Anche la scuola pubblica, oltre alle altre istituzioni dello Stato italiano, viene ora attaccata dal presidente del Consiglio, con parole distruttive e motivazioni fantasiose. Anche se non è più il caso di rilevare e condannare, come la scrivente associazione ha fatto in passato, le ricorrenti accuse insultanti e infondate del premier verso le più diverse istituzioni dello Stato da lui ritenute un intralcio al suo cammino, non si può tacere quest’ultimo insulto.
Affermare che la scuola pubblica è sostanzialmente contro le famiglie rappresenta l’ulteriore squallida trovata di chi nega efficacia alla sua stessa azione di governo e al suo ministro.
Blandire la scuola privata e dimenticare l’azione benemerita dei dipendenti pubblici, che stanno operando con dedizione per limitare invece tanti danni alle famiglie, danni causati da provvedimenti governativi, è azione mistificatrice.
Una chiave di lettura inedita si aggiunge così a quelle già enunciate per dipingere la società italiana che il presidente vagheggia: leggi di favore per pochi, disinteresse per la collettività, basta con la solidarietà, scuola privata per chi può. Questa Italia è l’esatto contrario di quello che la Costituzione italiana prevede.
Ad essa, con sempre maggiore convinzione, dobbiamo fare riferimento.

(Associazione reggiana per la Costituzione)

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Il giudizio del presidente del Consiglio sulla scuola e gli insegnanti ci indigna profondamente, anche se le sue parole sono tristemente coerenti con le scelte fatte dal suo governo. Mentre negli altri Paesi si è puntato strategicamente su saperi e formazione, nessuna “profonda e storica riforma della scuola e dell’università” ha guidato le scelte del governo, che hanno svelato fin dall’inizio un disegno miope e privo di qualunque orizzonte strategico per il Paese. Un progetto il cui scopo è quello di indebolire e dequalificare la scuola statale, sottraendole risorse e dignità, per favorire lo sviluppo di un mercato dell’istruzione. Dietro alla sottrazione di risorse alla scuola pubblica c’è, infatti, molto più dell’esigenza di contenimento della spesa pubblica: c’è la volontà di colpire il luogo dell’incontro, del pluralismo, dell’uguaglianza e della libertà. C’è la volontà di attaccare uno dei pilastri della nostra democrazia.
Il vergognoso attacco di Berlusconi agli insegnanti della scuola statale e le dichiarazioni della fedelissima Mariastella Gelmini sono l’ennesimo avvilente e imbarazzante spettacolo a cui deve assistere questo Paese, un Paese oramai consapevole di non essere nell’agenda di questo Governo, dove trovano spazio solo gli interessi del premier e la propaganda.
La delegittimazione della scuola pubblica come istituzione educativa da parte di un Presidente imputato per concussione e prostituzione minorile è inaccettabile e ridicola non meno della difesa ad oltranza del Presidente del Consiglio da parte della Gelmini, secondo la quale la sinistra guarda alla scuola pubblica italiana come ad un luogo di indottrinamento ideologico. Bene ha fatto Pierluigi Bersani a chiedere le dimissioni del ministro Gelmini, molto più interessata a difendere il presidente del Consiglio che il ruolo della scuola e la dignità degli insegnanti, i veri eroi moderni.

(Marilena Pillati, responsabile scuola del Pd dell’Emilia-Romagna)

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Cosa pensa della scuola statale il ministro Gelemini, alla luce delle affermazioni che il presidente del consiglio ha fatto il 26 febbraio scorso a Roma, durante il convegno dei Cristiano-riformisti?
La scuola dello Stato è frequentata dal 95% circa degli studenti italiani e ciò conferma il valore di una scelta compiuta dalla stragrande maggioranza delle famiglie del nostro Paese, facendo della scuola statale il perno del sistema dell’istruzione. Le affermazione del presidente del Consiglio, quindi, rendono esplicita una visione ideologica, che vede nella scuola una realtà inutile ed ostile, quando invece le scelte politiche degli altri Paesi europei e del mondo vanno in tutt’altra direzione, con investimenti su conoscenza e formazione. Investimenti che guardano alla crescita economica, ai valori di cittadinanza e al futuro.
Al ministro Gelmini chiedo se intenda investire in un sistema pubblico di istruzione, e con quali strumenti o risorse. Inoltre le chiedo se non ritenga incompatibile l’espressione “inculcare” nei confronti della scuola e nei confronti delle famiglie. Un termine usato da Berlusconi nella sue dichiarazione, che però stride con quelli che sono con i principi fondamentali dell’educazione.

(Albertina Soliani, senatrice Pd)

27 COMMENTS

  1. La società, oggi, rispecchia gli educatori che abbiamo
    Non metto in dubbio che voi, come insegnanti, possiate essere bravissimi, onesti con voi stessi e con gli altri, pieni di volontà, di risorse e di cultura: perfetti. Leggendo il vostro commento, però, mi giunge stonato questo lindore, questa ostentazione di voler essere educatori “doc” a tutti i costi… Insomma, vi state crogiolando nel vostro brodo… Purtroppo ho conosciuto sulla pelle dei miei figli, a Reggio Emilia, insegnanti che volevano “inculcare” (e questo è l’unico vocabolo adatto) le loro idee politiche. Essere bravi educatori è molto difficile e io farei un profondo esame di coscienza prima di sbandierare a destra e manca le vostre capacità, perchè un educatore cosciente ha sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza, di non aver sviscerato le cose a sufficienza, di aver fatto delle parzialità. Io ho paura degli insegnanti come voi. Ora mi chiedo: “Non sarà che tanti ragazzi così poco entusiasti del vivere abbiano avuto insegnanti bravissimi nella dialettica ma poco coinvolgenti nella pratica?

    (Commento firmato)

  2. Avete proprio la coda di paglia
    Mi trova pienamente d’accordo il “commento firmato” di cui sopra esposto. Ho ancora 2 figli che frequentano la scuola (sia superiore che elementare) e a detta della maggiore (che per fortuna ragiona con la sua TESTA) gli insegnanti non solo solo politicizzati (e questo potrebbe passare) ma vogliono inculcare le loro idee ai ragazzi! Mi potreste spiegare secondo voi come un personaggio come Fausto Giovanelli (già benemerito presidente del parco) possa essere NEUTRALE in un contesto scolastico? E non voglio inoltrarmi in altri e molti argomenti che riguardano la scuola perchè il discorso sarebbe troppo lungo…

    (Commento firmato)

  3. Quando la famiglia abdica al potere televisivo
    No, caro signore o signora, la società di oggi, purtroppo, rispecchia i modelli educativi delle famiglie. In massima parte queste devono evidentemente avere abdicato al loro dovere educativo, per comodità e forse pancia troppo piena, in favore del potere televisivo. E’ tragico avere delegato, in bianco, un tale potere alla faziosità privata. Cioè alla travisazione della realtà in funzione di interessi squisitamente corporativistici se non direttamente personali. Questo è un Paese ormai rovesciato: la bestemmia si contestualizza, chi governa la spara sempre più grossa su quello cui è stato eletto per governare, chi insegna religione ha il posto su comando diretto della Chiesa – dunque non si sottopone a controllo nè selezione – meritocrazia! – democratica.
    Questo è diventato il Paese che premia la prostituzione; che sia sessuale, intellettuale o politica, questo è quanto viene premiato. Tutto per apparire a tutti i costi: se non appaio non esisto.
    Ho avuto nella mia vita la possibilità di incontrare educatori mediocri, alcuni eccezionali, pochi pessimi: la stessa cosa accade ora ai miei figli (esatto: cerchiamo di vivere nella società che vorremmo cercare di fare avanzare, di crescere e migliorare… esattamente come la nostra famiglia). E come hanno mediato i miei genitori per difendermi dalla mediocrità, cerco di farlo oggi io stesso. Fornendo elementi di critica, esempi, modelli alternativi, non sentenze nè facili e rassicuranti proclami. Provi a spegnere un po’ di più la televisione, magari si guardi un film assieme ai suoi figli; o meglio: li ascolti, se ne è capace.

    (Mauro Chiesi)


  4. …vorrei far notare al signore del commento firmato che i primi educatori dovrebbero essere i genitori. Quindi se ci sono tanti ragazzi poco entusiasti del vivere penso che dovrebbero essere in primis i genitori a farsi un bell’esame di coscienza…

    (C.G.)

  5. Scuola pubblica: stop alla faziosità
    La scuola pubblica fa parte del patrimonio del nostro Paese. Va difesa, tutelata e, possibilmente, migliorata. Non mi piacciono le argomentazioni che alcuni insegnanti propongono a difesa della scuola, gli stessi professori che, evidentemente, non amano il loro lavoro e preferiscono inscenare in classe veri e propri comizi politici. Insegnanti che parlano di confronto e di libertà, ma che probabilmente non sono nemmeno in grado di rapportarsi con i ragazzi, perorano tesi faziose e di parte, se contraddetti si infuriano, non accettano la critica. Denigrano la figura del presidente del Consiglio, del ministro dell’istruzione e così via. Questi sono gli insegnanti che fanno male al sistema scuola, politicanti di mestiere ai quali poco importa dei ragazzi; il loro obiettivo è quello di screditare la parte politica avversa. Veri e propri militanti di partito. Il premier con il suo intervento ha denunciato tutto questo, non dicendo nulla di nuovo. Gli italiani, gli emiliani, sanno dei problemi della scuola italiana e spesso si sentono impotenti. Solo pochi giorni fa avevo denunciato il caso dell’insegnante del Cattaneo-Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti, arrivato a definire Berlusconi “pedofilo”. Uno tra i tanti casi di cui è stato protagonista l’Istituto scolastico dell’Appennino reggiano. Dalla preside non un cenno, meglio fare finta di nulla e starsene zitti. Berlusconi ha ragione quando dice che certi insegnanti non perdono l’occasione per “inculcare” le loro idee marcatamente di parte agli studenti. E questo non sarebbe un problema per le famiglie? E’ nostro dovere difendere e tutelare i ragazzi. Difendere e tutelare quei tanti insegnanti, fortunatamente la maggioranza, che credono nel proprio lavoro, che comprendono le responsabilità a cui sono soggetti. Un compito difficile e alto, quello di formare i nostri giovani.

    (Fabio Filippi)


  6. Questo paese é sempre di più spaccato in due; proprio curva contro curva, giustizialisti e garantisti, pro-premier e contro premier; se ci fossero ancora (forse ci sono) anche guelfi contro ghibellini
    della scuola si potrebbe parlare seriamente e i problemi non mancano e invece anche qui e me ne dispiaccio le affermazioni arrivano come cannonate e buttano tutto per aria!!

    (Lino Giorgini)


  7. Mi piace il commento (e applaudo la persona che ha scritto tali parole): “…essere bravi educatori è molto difficile e io farei un buon esame di coscienza prima di sbandierare a destra e a manca le vostre capacità, perchè un educatore cosciente ha sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza, di non aver sviscerato le cose a sufficienza…”! Ho finito la scuola non molti anni fa. Ho avuto molti insegnanti… ma le parole che leggo sopra nell’articolo non rispecchiano la realtà. A questo punto direi che le ipotesi sono due: o i professori e gli insegnanti sono migliorati grazie a chissà quale miracolo o nell’aria c’è troppa ipocrisia! I ragazzi nel 2011 non vedono la scuola come punto di riferimento… e forse è una fortuna per loro!!! La scuola come voi dite vi piace così, libera (ma dove?) e pubblica.

    (xxy)

  8. Secondo me…
    Essere attaccati dal presidente del Cosiglio significa essere nel giusto. Mi piacerebbe sapere quale stile di insegnamento e gli argomenti che lui potrebbe insegnare. Costituzione? Uguaglianza davanti alla legge? Storia della moralità? L’organizzazione del family day? Educazione sessuale?? Ma è possibile che ci sia ancora gente senza vergogna???

    (Mattia Rontevroli)

  9. La società, oggi, rispecchia gli educatori che abbiamo
    Per “educatori” s’intendono, ovviamente, anche la famiglia (che è in primo piano nel ruolo educativo), la società, i mezzi audio-visivi, ma l’argomento su cui si è intavolata la discussione era la scuola e, volutamente,la mia attenzione si è concentrata sull’obiettivo: scuola e insegnanti.

    (Commento firmato)

  10. Ma come fate?
    Come fate ogni volta a confermare la mia idea che forse tutto questo ce lo meritiamo? Questo paese ha bisogno non di toccare il fondo (cosa successa già da diverso tempo) ma di scavare e scavare per poi arrivare al punto di decidere di risalire. Scuola pubblica ideologizzata? Per una volta possiamo fare i predellini o Filippi della situazione allora, che invece di argomentare sul punto in questione accusano anche “gli altri” di ipocrisia ed indecenza (quante volte è successo riguardo gli ultimi avvenimenti “politici” che di politico hanno ben poco; in quanti se ne sono usciti con “eh, ma anche la sinistra va a puttane, anzi a trans, che è ben peggio”, rimarcando la solita retorica all’italiana da due soldi). Anche la scuola privata e cattolica è sinonimo di inculcamento di idee libertine e conservatrici, o sbaglio a fare questo accostamento? Che poi non ho capito, Giovanelli non può fare il professore perchè politico mentre la moglie di Bossi può aprire una scuola destinata ai soli padani? C’è così tanta ipocrisia in giro che la maggior parte della gente non ha ancora capito la scuola di oggi non ha bisogno di idee politiche ma delle idee della gente. Il contrario invece accade per la politica, che ha bisogno della gente e delle sue idee, cosa venuta meno ormai negli ultimi vent’anni.
    Sono assolutamente favorevole al fatto che a scuola si parli e si affrontino argomenti politici, di qualsiasi tipo. E io per politica non intendo Berlusconi, che è l’antitesi di essa, ma di tutti quei valori che hanno portato ad esempio la Costituzione di questo paese.
    Chi si lamenta del fatto che al proprio figlio vengano messe in testa idee sbagliate molto probabilmente dovrebbe riflettere sul fatto di come lo ha cresciuto e di cosa gli ha insegnato. Se i vostri figli non sono abbastanza intelligenti per capire, attraverso il loro punto di vista e loro conoscenze, cosa ci sia di sbagliato o giusto nel discorso di un prof. (di destra o sinistra che sia) allora dovreste seriamente mandarli alla scuola privata, dove l’idea è una e l’insegnamento è quello, indirizzato da privati invece che dallo Stato.

    (Asmir Lalic)

  11. Fate ciò che dico…
    Non entro nel merito sui tanti commenti strapolitici degli utenti; poteva poi mancare Filippi? E’ troppo simpatico… mi fa sempre divertire (aspettiamo anche Giovanelli per continuare a sganasciarci). Comunque dicevo… Silvio che (giustamente) dice che gli insegnanti non inculcano Dio, la Patria e la Famiglia? Lui invece inculca, eccome! Dio lo ha nominato invano in una barzelletta, poteva almeno farlo a ragion veduta come tante persone che si arrabattano sotto il suo Regno. La Patria la inculca ogni giorno un po’, infatti ha le ville a Antigua, non va ai processi, gli utili Mediaset in costante aumento, le società offshore, corrompe i giudici… Devo continuare??? La Famiglia? E’ tanto buono e generoso che non gliene basta una, è tanto generoso lui che deve inculcare una marea di donne da Famiglia… Il buon senso non inculca mai!
    Ciao a tutti.

    (Annalisa)

  12. Non sa più a cosa attaccarsi
    Berlusconi ormai è alla fine del suo ciclo e non sa più di cosa parlare, è solo capace di attaccare anziché proporre. Dopo questa piccola parentesi vorrei chiedere all’On. Filippi se pensa davvero le cose che ha detto dato che sua figlia è andata in una scuola pubblica. Una mente aperta è capace di rispondere in modo critico a un professore che mi da una sua opinione, no? On. Filippi, non scherziamo sul discorso dell’inculcare, il fascismo per fortuna è sparito, non è che qualcuno ne sente nostalgia? Ma voi berlusconiani volete che le nuove generazioni debbano nascere con un’unica opinione? Non vi va bene niente che sia opposto alla vostra visione? Io non penso che nelle scuole si insegni il solo pensiero di sinistra, anzi c’è una grande visione che la scuola privata non dà. Il modello berlusconiano che punta alla totale privatizzazione delle scuole, degli ospedali, ecc… sta prendendo piede, ma c’è un’Italia che reagisce e si indigna di fronte a queste parole che in 150 anni di storia non si sono MAI SENTITE DA NESSUNO.

    (Luca Malvolti)

  13. Alt
    “Calma e gesso”! Sono insegnante da quasi 30 anni e madre da quasi venti. Magari gli studenti fossero così spugnosi da assorbire quanto viene loro detto a scuola. Intanto apprenderebero con molta facilità, cosa che ahimè non succede spesso. Inoltre ben vengano persone chiaramente schierate, che dicono il loro pensiero. Ho sempre insegnato ai miei figli la pluralità, saper distinguere l’oro nella melma. Davvero si crede che tappando orecchie, imponendo neutralità – che cosa stupida, come si fa a essere neutri? si può forse cancellare il proprio colore degli occhi? – si risolva il rischio di venire influenzati? Siamo tutti ben distinti. Influenzati e influenzanti. Saperlo dà il vantaggio della consapevolezza. Insegniamo ai nostri piuttosto a dintinguere e a distinguersi, come chi si approccia a una sinfonia. Si può ascoltare distrattamente senza nulla capire, capire poco e male, o riconoscere chi suona cosa. Invece che tappare gli occhi diamo loro degli occhiali per vedere bene e decidere se ciò che vedono gli piace o no. I ragazzi apprendono poco e male a scuola oggi. Ma un imbecille lo riconoscono al volo. Per fortuna.

    (Un insegnante)


  14. La scuola pubblica è un grande valore, grazie ad essa che generazioni di Uomini (essere umani maschili e femminili) di estrazione sociale molto umile si sono laureati e hanno contribuito allo sviluppo del nostro Paese. Faccio presente al Signor Filippi che nella scuola pubblica si entra con concorso per cui il corpo docente è costituito da persone diverse per cultura, credo religioso e politico. Tutto questo nella formazione di un uomo è ricchezza perchè solo attraverso il dialogo e il confronto tra i diversi punti di vista si interiorizza il senso civico, il principio di legalità, di libertà e moralità. Aggiungo, inoltre, che da diversi anni molte scuole aderiscono al progetto “quotidiano in classe” dove gli studenti hanno a loro disposizione tre quotidiani nazionali: @CResto del Carlino#C, @CCorriere della Sera#C e @CSole 24 ore#C, sui quali, a loro scelta, commentano con gli insegnanti l’attualità. Con questa attività i docenti “inculcano” le loro idee politiche???

    (Commento firmato)

  15. Solo qualche fronda si muove…
    Sono ormai vent’anni che ascoltiamo da parte di questo signore le stranezze più impensate. La fantasia (che può essere un pregio) non gli manca, ma, egli, l’ha sempre sfruttata per due scopi: ottenere denaro e potere. E li ha ottenuti! Il vero problema che scaturisce dalla sua politica e dalle sue parole è che l’Italia non è un’azienda e non è la sua azienda. Gli italiani non hanno tutto il denaro che ha lui. Pare che il 10%, facciamo anche il 30%, abbia un elevato reddito e che, pertanto, può permettersi tutto! E gli altri? Che fanno le persone che non possono permettersi una scuola privata o un ospedale privato? Presto detto: teniamo “la massa delle persone” “ignoranti nel senso di ignorare la cultura” in quanto non possono permettersi la scuola privata… Le scuole pubbliche debbono chiudere! Se non hanno il denaro per andare a curarsi in ospedali privati dove c’è “il meglio”… i poveracci possono pure morire, così rimettiamo in sesto la previdenza! E’ questo che ogni regime vuole, non dimentichiamolo!!! La senilità, checché ne dica Don Verzè, a molti fa strani effetti. D’altronde lo disse, a ragion veduta, la moglie Veronica anni fa: è una persona ammalata, pregando che chi gli stava vicino lo aiutasse! Nessuno l’ha fatto, anzi!!! L’Italia ha necessità di molte innovazioni, di persone che con nuove idee diano una svolta allo strapotere di pochi, alla corruzione e via di seguito. Chi può negare che nella scuola, come in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione, ci siano persone che fanno il loro dovere, anzi di più, e altre che aspettano lo stipendio, sapendo che c’è chi lavora anche per loro!!! Da sempre è così!!! Non scopriamo l’acqua calda, anche tra gli insegnanti! Ma da qui ad affermare ciò che ha detto il premier con tanta enfasi alla riunione dei cristiano-riformisti solo per cercare consensi anche da parte della chiesa, beh… ce ne passa!!! Tutto si può e si deve migliorare: meglio cominciare da ciascuno di noi! Alt! Calma e gesso, bello… Un poco di humour per i giovani fa bene, sono il futuro e non è solo la scuola che deve educare! Certamente il presidente del Consiglio e le sue reti televisive non aiutano, ma per il denaro e il potere si può fare tutto, anche dar la “colpa” agli altri!!! C’è un poco di aria, cerchiamo di farlo diventare un venticello… di cambiamento anche da noi! Non vogliatemene, ma ce n’è bisogno!

    (Luisa Valdesalici)

  16. Educare
    La scuola pubblica é un grandissimo valore e mi tolgo tanto di cappello davanti ad una scuola impostata su basi pluralistiche, dove si rispetta l’individualità e la coscienza di ogni individuo. Ben vengano i commenti di attualità, prendendo in visione i tre quotidiani suddetti, ma non posso mandare sotto silenzio il caso di una prof. di italiano dell’istituto Secchi di Reggio Emilia di 20 anni fa, che andava a scuola con l’@CUnità#C e commentava in classe quel quotidiano.

    (Liliana Dazzi)


  17. Più di 100 studenti dell’Appennino, pressoché ogni giorno, a volte attenti a volte meno, seguono ogni giorno le mie lezioni di diritto pubblico e privato, di economia politica e di finanza pubblica. Si tratta di scienze sociali, materie di strettissima contiguità con la politica: dallo sviluppo economico al diritto costituzionale al bilancio dello Stato… siamo in piena attualità. Da questi studenti e dalle loro famiglie – persone libere, normalmente intelligenti di diverso orientamento politico – accetto volentieri osservazioni e critiche, sul mio lavoro e sulla scuola in genere. Non le accetto da chi alle mie lezioni non ha mai assistito, si tratti dell’On. Berlusconi o di un qualunque commentatore sui blog. Cerco sempre di trasmettere conoscenza critica e non di partigianeria, cerco di insegnare a riconoscere e a selezionare le teorie e le idee migliori, a partire dal fatto che in materia politica non esistono ragioni e torti assoluti e che – come ho cercato di spiegare agli studenti – il valore e l’essenza della democrazia stanno nella sua regola (principio di maggioranza rispetto per le minoranze) e che la democrazia presuppone anche una sorta di “assenza di verità” assolute. Cerco di evitare, proprio per l’esperienza parlamentare che ho avuto l’onore di fare e che mi appartiene, di esprimere valutazioni di parte, senza riferire subito e con eguale passione le relative controvalutazioni. Il verbo inculcare non appartiene all’esperienza della scuola ma piuttosto a certe trasmissioni televisive di Mediaset e altre reti. Chi ha passato qualche ora nelle classi insieme ai giovani sa che lì è tutta un’altra musica: l’insegnante non è un divo, né una velina, né un @Canchorman#C; sta proprio in questo la modernità del valore della scuola nell’era della televisione e di internet. Consapevole di ciò non ho mai parlato agli studenti con l’obiettivo di convincerli di un’opinione piuttosto che di un’altra ma piuttosto con quello di appassionarli alla conoscenza.
    Naturalmente oltre l’insegnante sono anche un cittadino, politicamente impegnato, e non posso pertanto non essere – come tutti – testimone di me stesso. Questa non è affatto una colpa, ma una ricchezza, anche dal punto di vista educativo, la testimonianza del vissuto di un impegno politico.
    Invito inoltre la “Signora Annalisa” se “si sganascia” ad andare dal dentista. Invito tutti i commenti firmati e non firmati che hanno legittimamente chiamato in causa il sottoscritto in questo dibattito (peraltro utilissimo) a chiedere a studenti e famiglie che giudizio danno, prima di sputare sentenze non fondate su una benché minima conoscenza ed esperienza, di ciò che criticano.
    Nel merito del dibattito sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio, dico solo che considero quelle dichiarazioni imbarazzanti per il governo e non per i docenti della scuola pubblica. Se ne è reso conto lo stesso Berlusconi che ha cercato un po’ goffamente di smentire. Ho apprezzato invece le considerazioni e i valori dei due insegnanti che hanno aperto su @CRedacon#C questo dibattito. Certo, non tutti gli insegnanti sono uguali e tantomeno, sia come simboli che come categoria, sono perfetti. Ma ognuno di noi/loro ogni giorno ha la fortuna di avere una verifica, un bagno di umiltà davanti ai nostri/vostri ragazzi. Non amo affatto “l’antiberlusconismo” che considero una forma subalterna e inefficace di fare opposizione. Però questa volta l’On. Berlusconi ha clamorosamente sbagliato. Se fosse uno studente il voto per lui sarebbe 4.

    (Fausto Giovanelli)

  18. Per Giovanelli
    Prof., non metto in dubbio la sua professionalità di insegnante, anche perchè non ho mai avuto il piacere di conoscerla come tale. Quello che mi fa ridere, ormai per non piangere, è la scarsa professionalità dei politici, di entrambi gli schieramenti, che non usano il buon senso se non per “inculcare” la gente che rappresentano; concedo il distinguo che la sinistra non è fetida e marcia come l’altra parte, ma è ignava, immanicata, incapace, lontana anni luce dalla realtà da cui proviene, rappresentata da vent’anni da fig…tti imborghesiti che pensano di essere lì a difendere una classe che è andata alla deriva senza nessuno che la rappresentasse; un’opposizione inutile, che serve solo a sè stessa e non rappresenta niente e nessuno se non sè stessa…
    A noi lavoratori rimane la delusione, a me il sarcasmo amaro, a lei la stizzosità (che non è professionale, lo dico per lei), alla destra rimane l’arroganza, alla sinistra il nonsenso.
    Comunque noi italiani che lavoriamo, che si sappia, aspettiamo una classe politica nuova, che per il momento purtroppo non esiste. Ma siamo in tanti… io ci spero!

    (Annalisa dalla poltrona del dentista, finchè se lo può permettere… chissà! chissà!)

  19. Faccio un esempio…
    Sul sito dei Cristiano-riformisti (http://www.cristianoriformisti.it/Default.aspx) c’è un riquadro contenente il seguente sondaggio anticipato da un’introduzione:
    ————————–
    Al Congresso dei Cristiano-riformisti il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è espresso con questa dichiarazione sulla scuola: “I genitori devono essere liberi di scegliere dove mandare a scuola i propri figli, compresi gli istituti privati, perche’ in quelli statali “gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie”. Quale di queste affermazioni ritieni sia la più esatta:
    1. La scuola pubblica deve essere garante di imparzialità e non strumento per indottrinare i valori della sinistra;
    2. La scuola privata è migliore perchè non sciopera mai;
    3. Nella scuola privata i bambini non vengono fatti scendere mai in piazza contro questo o quel governo;
    4. Se potessi manderei mio figlio in una scuola privata perchè la sento più vicina ai valori della mia famiglia.
    ————————————
    Cosa faccio come insegnante che non inculca ma che educa?
    Posso far sentire le parole esatte pronunciate dal presidente del Consiglio che sono diverse da quelle riportate nel riquadro, ma spacciate come sua dichiarazione.
    Posso far notare che si tratta di un falso sondaggio perché le affermazioni sono a senso unico e quindi la loro funzione non è di avere un parere dai navigatori, ma di trasmettere messaggi mimetizzati.
    Posso cercare di renderli coscienti degli inganni che la Comunicazione permette di attuare e di fornire loro strumenti per riconoscere chi vorrebbe inculcare loro qualcosa.
    Ma soprattutto, anche senza volere, mostro loro come mi comporto e questo non avviene attraverso parole o slogan più o meno veritieri.
    Credo che i giovani non siano così turlupinabili e che guardino i fatti più di tante parole.
    … e poi spero bene !!!
    Anche ai salesiani non è andata molto bene nell’educazione del cavaliere visti certi avvenimenti!!! Non c’è certezza di risultato né nella scuola pubblica né in quella privata. Una cosa però è certa, il tempo scoperchia qualsiasi pentola di falsità e inganni.

    (AnnaMaria Gualandri)

  20. Regime
    Attaccare le istituzioni (il presidente della Repubblica e il suo staff), il potere giudiziario (magistratura) e la scuola pubblica sono tutti elementi comuni di una sola nefasta istituzione: un regime totalitario!

    (Alessio Zanni)

  21. Fausto svegliamoci…
    Non entro nel merito di questa discussione perchè sia la lettera che ha dato inizio alla stessa sia i numerosi commenti esplicitano bene la disperata situazione di un Paese come il nostro, che con una classe di governo di tal fatta non potrà che proseguire in un’inarrestabile declino che ci condurrà ad una regressione, civile, sociale, culturale di dimensioni enormi
    (basta solo pensare che persino il cardinale Bagnasco dopo le dichiarazioni di B. è dovuto intervenire per prendere in qualche modo le difese della scuola pubblica), da cui sarà oltremodo difficile risollevasi se non in una prospettiva di lungo periodo.
    Ma ciò che a me spaventa ancor più è che una parte consistente delle forze di opposizione non percepisce affatto la dimensione di questa gravità.
    Scrive infatti il senatore Giovanelli, autorevole rappresentante del Partito democratico nel suo commento: “Non amo affatto ‘l’antiberlusconismo’ che considero una forma subalterna e inefficace di fare opposizione. Però questa volta l’On. Berlusconi ha clamorosamente sbagliato. Se fosse uno studente il voto per lui sarebbe 4”. Questa forma di reazione assai blanda (i tedeschi sono stati molto più severi nel condannare il loro ministro della difesa reo di aver copiato una tesi di dottorato) è purtoppo oramai appunto il tratto distintivo di tanta parte dell’opposizione parlamentare. Grave non percepire in tutta la sua gravità che è in atto un palese tentativo di sovvertimento delle nostre istituzioni democratiche, con il giornaliero attacco virulento alla Costituzione repubblicana. Grave è non valutare pienamente che sta concretizzandosi in ogni suo aspetto il famoso “piano di rinascita democratica” redatto anni fa dalla P2 di Licio Gelli.
    Naturalmente è palese che per tante ragioni una nuova forma di fascismo non potrà avere le stesse sembianze di quello del secolo scorso, perchè se la storia si ripetesse nello stesso identico modo questa volta si tratterebbe quanto meno di una farsa. Il nuovo tratto distintivo è invece chiaramente sotto gli occhi di tutti. Ogni giorno ha il suo tentativo palese o meno di porre sotto controllo qualche strumento di democrazia (giornali, tv, magistratura, ecc.). Il populismo sudamericano condito da un ossessivo obnubilamento di coscienze e cervelli è la ricetta. La lista è appunto lunga e a volte nella loro miseria certi provvedimenti o certe intenzioni diventanto pure amaramente ridicoli.
    L’ultimo tentativo invece assai serio è stato inserito nella versione finale del decreto “Milleproroghe” approvato nei giorni scorsi. A fine dicembre scadeva il divieto di concentrare in un’unica proprietà mezzi televisivi e gionali. E’ stata così decretata un proroga sino a fine marzo, al termine della quale il presidente del Consiglio potrà decidere se procrastinare o meno questa norma. Ridere? Piangere? Non so…
    Comunque, caro Fausto, più che imitare l’ex rottamatore Renzi o dispensare degli inutili 4 che fanno solo un baffo al destinatario, occorrerebbe cercare di espellere lo stesso da questa scuola/società cercando di darsi al più presto alcuni antidoti fondamentali per contrastare questa drammatica deriva.

    (Luigi Bizzarri)

  22. Più paura di Bin Laden che di Sant’Ambrogio
    Spesso indice di faziosità è un fraintendimento (consapevole) di una parola su cui poi si impernia tutto un ragionamento. Mi riferisco al termine “inculcare” che può avere offeso il delicato orecchio dei due insegnanti ma che nel contesto significa evidentemente solo insegnare efficacemente (nessun premier, anche se lo pensasse, parlerebbe di”indottrinamento”). Quanto a Sant’Ambrogio, mi risulta che abbia distrutto non sinagoghe ma templi pagani (cosa ugualmente riprovevole), mentre gli ebrei sono oggi alle prese con minacce più concrete, per esempio da parte di quei fondamentalisti islamici che hanno, nei riguardi delle relazioni interreligiose, un approccio meno buonista e politicamente corretto di quello, lodevole, dei due professori. Gli stessi che ieri l’altro hanno ucciso il cristiano Shahbaz Bhatti, coraggioso difensore delle minoranze in quel Pakistan dove spesso anche le differenze tra sunniti e sciiti vengono risolte a colpi di bombe.

    (Francesco Tondelli)