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I musicisti della Fa.Ce. sempre più internazionali grazie anche all’impegno e alla costanza della presidente Alma Zanni

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Una giornata importante sabato 2 aprile per il capoluogo montano che ha accolto all'Istituto Merulo-Peri una delegazione di musicisti francesi all'interno del progetto realizzato con la Fa.Ce, famiglie cerebrolesi. Un altro passaggio del progetto di scambio musicale con la Francia si è realizzato con successo alla sala concerti. Alma Zanni ha porto un saluto ai partecipanti e illustrato brevemente le motivazioni della nascita del laboratorio musicale. Introdotti da Doriana Marin, vicedirettore dell'Istituto superiore di studi musicali, si sono succeduti gli interventi: Antonio Petrucci (professore di filosofia): Per una filosofia del dono;
Luciano Rondanini (dirigente tecnico Ufficio scolastico regionale): Il progetto di vita come tempo della pienezza; M. Luisa Muzzini (direttore distretto di Castelnovo ne’ Monti Ausl di Reggio Emilia), Laura Mauri (responsabile servizio disabili adulti Ausl di Reggio Emilia): La comunicazione possibile.

Poi l'nteressante esposizione di Alain Goudard (direttore Ensemble “Les percussions de Treffort”): La soif d’être en musique (La sete di fare musica), con perfetta traduzione simultanea di una giovane allieva dell'Istituto musicale, ed Ezio Bonicelli e Luisa Magnani (insegnanti del gruppo musicale FaCe (Un percorso tra i linguaggi non verbali: la musica), che hanno portato la loro esperienza nel percorso musicale con i ragazzi disabili e nella sua evoluzione.

Molto emozionante e sentito l'intervento di Luca e Elena in rappresentanza dei giovani volontari che partecipano al laboratorio. Presenti anche studenti e insegnanti dell'ITC Cattaneo, docenti dell'Istituto musicale, operatori del servizio sociale unificato e genitori.

Un momento davvero interessante per la conoscenza di queste nuove esperienze rivolte alla disabilità che aprono scenari stimolanti e soprattutto pongono le basi per proposte durature e consolidate. Nel pomeriggio Alain Goudard ha tenuto un laboratorio musicale con i ragazzi del Gruppo “Trimbù” e i loro insegnanti in preparazione del concerto che si terrà a Versailles il 5 novembre prossimo.

A tal proposito la direttrice Doriana Marian ha raccontato come è stato progettato all'interno del Merulo questo progetto: "Il laboratorio è sorto 4 anni fa per dare seguito organico ad un’esperienza attiva già da tempo, ma che aveva carattere sporadico. La grande novità, voluta dall’allora direttore Mo. Giovanni Mareggini e dalla Presidente dell’Associazione Fa.Ce.– Alma Zanni, è stata l’istituzione di un vero e proprio corso all’interno dell’Istituto Merulo; un corso con cadenza annuale che offrisse la possibilità di avvicinare alla musica strumentale anche ragazzi diversamente abili.

Dopo varie esperienze si è capito che la strada da intraprendere non era quella esecutivo-teorica, bensì quella pratica.
La programmazione è stata focalizzata nello sviluppo delle attività senso-motorie, sull’ascolto e sulle relazioni sonore estemporanee.

Nella realizzazione sonora di un racconto predisposto e letto dallo scrittore Alessandro Ferrari, i ragazzi hanno partecipato attivamente sia alla parte creativa, che esecutiva, creando atmosfere sonore e sostenendo con lo strumentario a loro disposizione tutta la narrazione.

Il percorso di produzione musicale intrapreso ha chiarito e fissato alcuni principi del laboratorio: il passare sempre attraverso esperienze che coinvolgano tutto il corpo, l’improvvisazione sonora nella modalità del dialogo tra due o più strumenti, l’ascolto come veicolo di comprensione e di competenze.

Vivere tali esperienze risveglia la coscienza musicale e la affina, ponendo le basi per sviluppare le abilità individuali necessarie alla pratica musicale.

Nell’anno scolastico 2009/2010 le idee fondanti, grazie all’intervento del Mo. Stefano Bonilauri, compositore conosciuto a livello internazionale e docente di Armonia presso questo Istituto, si sono consolidate e hanno trovato conferma e nuova linfa nella collaborazione con il Mo. Alain Goudard, che ha grande esperienza in questo settore. Guida, infatti, da anni, un gruppo di percussionisti diversamente abili che hanno tenuto concerti e incontri in tanti paesi europei ed extra-europei.

Oggi, ogni partecipante al laboratorio possiede uno Jambais (tamburo) e vi sono compositori che stanno lavorando in collaborazione con questo Istituto per costituire un repertorio possibile, che identifichi e valorizzi l’identità artistica originale del gruppo, senza cadere nella facile trappola della proposta facilitata o dell’addestramento meccanico, che ha come finalità la replica di un brano a memoria.

La musica è mezzo espressivo di grandi potenzialità.

Basti pensare al ragazzo che per anni ha seguito il laboratorio semplicemente sedendosi ed ascoltando ad occhi chiusi. Si esprime con monosillabi appena accennati, ma nell’esperienza vissuta con Alain Goudard, ha saputo mantenere l’attenzione della platea suonando un tamburo con dinamiche sospese, sfiorate, di grande tensione emotiva."

Infine la testimonianza di due volontari, allievi del Merulo, che affiancano i ragazzi in questa esperienza: ecco l'intervento di Elena Muratori e Luca Razzoli.

"La difficoltà dei primi incontri era per noi quasi di natura pratica e concreta: non sapevamo cosa dire, cosa potevamo dire, c’era in noi il timore di dire cose sconvenienti che avrebbero potuto ferire la sensibilità dei ragazzi che ci stavano di fronte.
In conclusione non sapevamo ancora come comportarci.
A fronte di questa nostra difficoltà c’era al contrario, da parte dei ragazzi del gruppo, una totale naturalezza e serenità nei nostri confronti e disponibilità a collaborare. Per loro semplicemente era bello essere lì, tutti assieme per fare musica.
I ragazzi coi quali lavoriamo sono immediati nell’instaurare rapporti d’amicizia, non hanno quelle riserve e pregiudizi nostri nel relazionarsi agli altri; ci accolgono subito e ci rendono partecipi della loro vita, dei loro pensieri ed emozioni.

In tutto questo, come instaurare un dialogo?
A volte non sai quale sia la leva giusta per farsi capire; comunicare loro ciò che intendiamo non sempre viene recepito, ma un po’ alla volta abbiamo scoperto che ci si può capire, anche a dispetto delle parole e del linguaggio convenzionale. Per loro hanno un significato profondo le nostre espressioni, le emozioni che traspaiono in superficie: se ci sorridono attendono una risposta, che non può essere altro che un sorriso ancora più grande; possiamo intenderci attraverso i gesti: ad esempio il silenzio in musica l’abbiamo identificato con un ampio movimento delle braccia tale da allontanare le mani dallo strumento e prevenire “bisticci” con le pause.
Lo sguardo ha un particolare significato: quando Gianlu sta lavorando, si volta e fa un sorrisone per dirti “guarda come sono bravo”, tu già sai come rispondergli naturalmente, senza pensarci … non puoi fare altrimenti: sorridi pure tu e così gli fai capire quanto sei orgoglioso di lui, di loro e dei progressi fatti tutti insieme.
Pare che i nostri amici abbiano meno filtri e pertanto le loro reazioni, così spontanee e immediate, ci fanno capire il valore dei piccoli gesti: se Checco tiene il broncio arriva Luisa, gli sorride, lo invita a fare altrettanto e anche se inizialmente è un po’ restio alla fine cede e lì è come se iniziasse una nuova giornata.
Alla luce di tutto ciò il nostro lavoro più che nelle spiegazioni teoriche si concretizza nel fare insieme, nell’educazione all’ascolto, nel far emergere il loro vero essere che di primo acchito non parrebbe essere quello poi rivelato attraverso la musica.

Che significato ha per noi quest’esperienza? Ci ha cambiati? Come?
Prima incontrare ragazzi come loro ti faceva provare qualcosa difficile a descriversi, ci si sentiva spinti a dar loro un aiuto ma allo stesso tempo gravava su di noi un freno che ci poneva in una condizione di sostanziale inerzia, col rischio di cadere in atteggiamenti compassionevoli o di sola tenerezza.
Ora non vediamo più con occhio diverso ed estraneo le abilità diverse.
All’inizio si incorreva nell’errore di credere d’essere lì per dar loro qualcosa, il nostro tempo, le nostre energie, ma ben presto a ciò ci è sostituita la consapevolezza di ricevere enormemente più di quanto si stesse dando.
In realtà notiamo che loro si stanno occupando di noi, accogliendoci, dandoci affetto, lasciandoci entrare nel loro mondo, che poi è anche il nostro; qualcuno ci manda sms.
Pensiamo che questa esperienza abbia anche cambiato il nostro modo di avvicinare e comprendere le persone. Forse riusciamo, meglio di un tempo, ad accettare che le manifestazioni di ognuno siano particolari o diverse dalle nostre, sia nei tempi sia nei modi in cui esse si esternano, c’è chi è più chiuso, chi più aperto.
Ogni persona è fatta a suo modo e arriva quando arriva; l’ascolto è parte importante in particolare in questo tipo di rapporto, e ci porta anche a lasciare a ognuno i propri tempi di azione e reazione.
Al di fuori della sfera musicale, vedendoli tra loro si nota qualcosa che il più delle volte è altro rispetto a noi: non pensiamo d’aver visto mai se non in loro una grandissima capacità e inclinazione al perdono senza rancore, una voglia di vivere, una vitalità e una spontaneità che sembrano non appartenere più alla nostra società.

Apprezziamo davvero molto il loro impegno e loro sono consapevoli delle loro potenzialità, alcune delle quali possono emergere davvero attraverso la musica.
E’ un appuntamento settimanale che ci entusiasma e al quale non sappiamo sottrarci.
E’ bello per noi vivere questa esperienza.

LA MUSICA UNISCE E NON CONOSCE DIFFERENZE..."

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Fotogallery (Studio Jack & Joe)