Home Cronaca Violenza e abuso: Nudi di fronte al male. Per la Fondazione Don...

Violenza e abuso: Nudi di fronte al male. Per la Fondazione Don Zanni

27
2

“Allora cosa le hanno rubato?” Chiede il brigadiere alla ragazza. “I miei sogni, tutti i miei sogni.” Inizia così lo spettacolo portato in scena questa sera al Bismantova da Monica Morini e Bernardino Bonzani, per la Fondazione Don Zanni, denuncia sulla violenza dentro le mura domestiche.

Dati statistici allarmanti mettono in evidenza quanto sia frequente che lo scenario più rischioso per un minore o per una donna sia proprio l’ambiente familiare.

Il tema è stato rappresentato magistralmente dal Teatro dell’Orsa, conosciuto e apprezzato per l'impegno portato avanti con una forma di teatro civile e sociale. I due attori hanno dato voce ai vari personaggi del dramma abusante: il carnefice, che in fondo si giustifica sempre, appoggiandosi su luoghi comuni, su teorie fintamente ingenue, che vogliono la supremazia del potere nell’uomo, e la vittima, spesso la donna, minata e minacciata nella propria autostima.

Una rabbia impotente serpeggiava tra il pubblico. Come pure incredulità. Il gioco psicologico tra il violentatore e l’abusata è ambiguo, entrano in atto meccanismi di difesa quali negazione, spostamento, razionalizzazione, “forse non voleva farlo”, “forse me lo merito, l’ho provocato”, “ha detto che non lo fa più”. Il più delle volte la vittima non riesce a staccarsi, restando invischiata in un copione fisso, da cui diventa dipendente. "Magari cambierà", "riuscirò a farmi rispettare", e invce lo schema si ripete, peggiorando.
All’inizio si confonde il controllo con l’amore, l’interesse morboso con l’affetto, la gelosia con l’innamoramento, piano piano c’è una graduale scalata verso l’abuso, che sfocia spesso in un vero comportamento violento, sia verbale che fisico, botte, percosse, in una spirale senza fine.

Il rituale è simile in ogni caso: si inzia con accessi di ira incontrollata, con aggressioni verbali, insulti, un turpiloquio che mira all’annientamento dell’altro, utile a svilirlo, a farlo sprofondare in un’insicurezza patologica, dove si dubita del proprio valore, delle proprie capacità. Con conseguente senso di vergogna, colpa, rabbia, frustrazione, impotenza da parte di chi subisce. Anche se tenta di parlare spesso non viene creduto, o è accusato di aver provocato il tutto.

Paradossalmente chi è abusato e violentato nel suo profondo crede di aver sbagliato qualcosa, e che questo sia la conseguenza di QUELLO sbaglio. E si tormenta a scoprire cosa, dove, ha fallito. Mentre l’abusatore fa leva su questo senso di inadeguatezza, nutrendosi di questa mancanza di autostima.

I casi sono frequentissimi, e taciuti. Per arrivare a denunciare si attraversa un mare torbido di sospetti. I contesti sociali non sono protettivi verso chi subisce una violenza. Anzi nuvole di dubbi si addensano attorno a chi ha il coraggio di denunciare. “Se le è capitato se lo sarà cercato, chissà cosa avrà preso, bevuto, fumato…”. La difesa degli aggressori si basa sempre sull’insinuare il dubbio che la vittima fosse consenziente, provocatoria.

Il progetto della Fondazione Don Zanni, come hanno sostenuto questa sera sul palco Don Giordano Goccini e Gianni Grisanti, è proprio quello di non negare questa realtà ma di creare un punto di raccolta, di ascolto, di accoglienza di donne in queste condizioni, ben sapendo che spesso la mancata denuncia avviene per non sapere dove rivolgersi, e per la paura di affrontare le conseguenze anche pratiche, economiche.

Lo spettacolo si chiude con una citazione di Albert Einstein:
"Il mondo è pericoloso da vivere! Non tanto a causa di coloro che fanno il male, ma di coloro che guardano e lasciano fare."

Così l’ex orfanatrofio “Casa Nostra” diventerà presto un luogo in cui non si lascia più fare, ma dove si possono trovare le parole per dirlo. E per ricominiciare.

Sul tema della violenza domestica: Le pantofole dell'orco. Rosalind B. Penfold. Sperling e Kupfer, 2006.

Qui il video uno spezzone dello spettacolo.

2 COMMENTS


  1. Davvero una bella serata ed un coplimento a che ha scritto l’articolo, ha creato uno splendido riassunto di quello che è stato lo spettaolo di ieri sera: un vero pugno nello stomaco che però ci ha permesso di risvegliarci da quel torpore che troppo spesso ci impedisce di vedere al di la del proprio naso.
    Un plauso a Monica e Bernardino: ogni volta che li vedo sono sempre più bravi.

    (Paolo)

  2. Un mondo che non vedevo
    Confesso che, a quarant’anni suonati, ho dovuto aprire gli occhi su una realtà che non vedevo o semplicemente preferivo ignorare. Questo spettacolo è stato un pugno nello stomaco salutare e importante. Spero anche per molti altri come me.
    La violenza tra le mura domestiche è una sofferenza che potremmo prevenire e risanare, se sapessimo individuarla e farcene carico. Occorre aguzzare la vista e le orecchie. E aprire il cuore.
    Grazie anche di questo puntuale e bellissimo resoconto. Scorre come una lieve carezza sui frantumi dei sogni rubati.

    (Don Giordano Goccini)