Home Cronaca “C’è anche un Appennino che corre”

“C’è anche un Appennino che corre”

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Abbiamo intervistato il presidente del Parco nazionale del nostro Appennino, Fausto Giovanelli, in merito all'evento di respiro internazionale in programma questa settimana a Ligonchio sul tema dell'educazione. Eccovi di seguito quel che ci ha detto.

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Ligonchio, un piccolo comune dell’alto Appennino reggiano, per una settimana capitale internazionale dell’educazione. Come è possibile?

E’ possibile perché ci siamo alleati, Parco e Comune di Ligonchio, con Enel e soprattutto con Reggio Children, che non è solo un marchio ma è un gruppo di persone straordinarie. Reggio Children è un’impresa pubblica di altissima qualità e competitività, una delle cose migliori prodotte dall’ingegno italiano e riconosciuti nel mondo. Con alleati così si va lontano anche a partire da Ligonchio. A questa alleanza abbiamo portato il valore dell’essere Parco nazionale; e poi l’intuizione che nella storia di Ligonchio c’era già un punto d’eccellenza: la centrale costruita nel 1920. Era una eccellenza trattenuta nella sua unica importante funzione energetica. L’abbiamo aperta a un’altra funzione: produrre economia della conoscenza per Ligonchio e per tutto l’Appennino. Il tutto esaurito di questa settimana è una prova concreta, un grande risultato, ma vale davvero molto solo se lo si considera un punto di partenza e non di arrivo.

Ottanta pedagogisti provenienti da varie parti del mondo per una settimana si stanno confrontando su educazione, ambiente, cultura e studiano il modello educativo e scolastico di Reggio Children. Lo fanno a Ligonchio, da cui porteranno poi nel mondo un'immagine e un vissuto anche dell’ambiente ospitante. L’Appennino è pronto per iniziative di questo genere?

Pronto davvero no! Molti vivono oggi il crinale come luogo di una sconfitta storica che in effetti c’è stata e domandano soprattutto assistenza o al massimo opere pubbliche. Però ci sono anche molti non rassegnati che vogliono sconfiggere quella sconfitta. Per esempio l’Associazione amici dell’Atelier e gli operatori di Ligonchio non sono affatto rassegnati. Hanno raccolto la sfida. Preparano i menù in inglese e tortelli nostrani e soprattutto ci mettono entusiasmo che è una risorsa ancora più grande.

Reggio Children e il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Come è nata questa collaborazione?

Reggio Emilia è la patria di Reggio Children ma anche la Provincia dove nacque l’idea del Parco nazionale; è un’amicizia che viene da lontano.

La trasformazione della centrale idroelettrica in Atelier di “Onda in onda”, un luogo di esperienze e del fare, dove educazione all’ambiente e i cento linguaggi del bambino caposaldo della pedagogia malaguzziana si fondono, può davvero rappresentare una grossa opportunità per il Parco e per l’Appennino in genere. Ma non sempre è percepito o vissuto come fattore di ricchezza culturale, di promozione dell’ambiente e portatore di opportunità. Secondo Lei perché?

Quelle che chiamiamo green economy, soft economy, l’economia della conoscenza sono il futuro, anzi il presente, ma non appartengono al pensiero e alla tradizione dell’Appennino. Si tende a vedere il futuro rispecchiandosi nel passato. Anche il senso comune che si rispecchia nei media locali spesso gronda di nostalgia. I paesi sono uniti in occasione dei funerali ma non sulle proposte innovative le comunità. Non è facile far capire che le risorse e gli elementi identitari e storici del territorio – come la natura, i boschi, l’acqua, ecc… - possono essere una risorsa anche negli anni 2000, solo però se se ne reinterpreta la funzione. La fauna per esempio non è un problema ma è una risorsa. Il paesaggio non è uno sfondo ma è un valore. I vincoli quando sono ragionevoli, conservano con la bellezza il capitale fisso del territorio. Fanno notizia i caprioli e le buche e le frane e c’è anche chi aspetta la Befana dello Stato, ma se parliamo di creare lavoro per i giovani ed economia per il futuro i temi sono altri, più difficili da immaginare e forse anche da capire, ma sono altri non c’è dubbio, un’iniziativa come quella di Ligonchio dovrebbe anche in questo senso fare.

In futuro cosa vorrebbe per il Parco?

Un governo che lo sostenga davvero e lo valorizzi come il patrimonio prezioso di un paese che nella bellezza e nel paesaggio ha la sua risorsa numero uno: il capitale fisso su cui puntare nella competizione globale. Poi vorrei una concertazione vera e senza strumentalità con gli enti locali, operazioni capaci di futuro, cioè di costruire circuiti di lavoro stabile e di qualità per i nostri giovani in Appennino. Ancora vorrei un accordo o un consorzio tra tutti i parchi dell’area tra Emilia, Toscana e Liguria, per fare massa critica ed efficienza, magari tramite un’agenzia comune, gestita senza le bardature della burocrazia pubblica (che è sempre più complicata e insopportabile, in primis per chi amministra). Infine vorrei avere ancora la collaborazione di risorse umane e di valore, capaci e motivate, che sono sempre la più grande risorsa di ogni impresa pubblica e privata.