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“Cosa c’entra il sindaco di Vetto?”

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Diversi sindaci della montagna fanno quadrato attorno alla collega Sara Garofani, in questi giorni al centro dell'attenzione dei media a causa della vicenda Novembrini.

"Vista la vicenda che ha coinvolto un dipendente del Comune di Vetto, di cui si parla ampliamente sui mezzi di informazione in questi giorni, ci sentiamo in dovere di manifestare la nostra piena solidarietà al sindaco Sara Garofani", affermano Gian Luca Marconi, omologo di Castelnovo ne' Monti, Sandro Govi di Busana, Nilde Montemerli di Carpineti, Alberto Ovi di Baiso, Enzo Musi di Canossa, Giorgio Pregheffi di Ligonchio, Martino Dolci di Ramiseto, Gianfranco Rinaldi di Casina e Michele Lombardi di Toano. Come si nota subito, particolare non irrilevante dato che la questione ha assunto da subito anche connotati politici di portata provinciale, sono tutti, come la Garofani, amministratori del centrosinistra.

Sul primo cittadino vettese nonchè presidente della Comunità montana, i nove (mancano Bedeschi di Viano, Lega nord, e Luigi Fiocchi di Villa Minozzo e Paolo Bargiacchi, a capo di liste civiche "transfughe uliviste" che, con la loro assenza, paiono connotare politicamente il documento degli altri sindaci), scrivono: "Perfettamente consapevoli che la sua onestà e rettitudine morale non siano nemmeno lontanamente da mettere in discussione, pur comprendendo la volontà della minoranza di sfruttare a proprio tornaconto politico la vicenda, stigmatizziamo la strumentalità di certe affermazioni del centrodestra di Vetto e di esponenti di livello provinciale. Affermazioni in cui non una parola viene spesa sul comportamento del dipendente protagonista dei fatti, ma invece ci si concentra sull’operato del sindaco, quasi si potessero ravvisare delle sue responsabilità in quanto avvenuto".

"Ciò - aggiungono - è assolutamente fuori luogo oltre che scorretto: nel nostro ruolo siamo consapevoli che come sindaci ci viene richiesto prima di tutto di andare incontro alle necessità ed ai bisogni dei cittadini, amministrare al meglio il territorio, fornire e difendere i servizi e le infrastrutture, tutelare la sicurezza delle famiglie, cercare di preservare la tenuta sociale dell’Appennino. Ed ogni giorno a questo compito ci applichiamo con impegno, spesso non riuscendo a rispondere a tutte queste esigenze anche per la scarsità di risorse in cui da anni ci dibattiamo. Questo è chiamata a fare anche il sindaco di Vetto e vi si dedica quotidianamente con dedizione. Il controllo del funzionamento ordinario della macchina comunale è invece compito primario dei tecnici ed il controllo sulla correttezza della contabilità è affidato ai revisori dei conti".

Secondo il gruppo che ha ritenuto oggi di intervenire pubblicamente con una nota scritta di sostegno, "purtroppo a Vetto sembra essersi verificata la spiacevole evenienza di un dipendente infedele che si sarebbe reso protagonista di un indebito autoaumento dello stipendio: starà alla magistratura ora delineare i contorni dettagliati di quanto avvenuto, ma rimarchiamo il fatto che, nonostante la minoranza abbia segnalato la presunta irregolarità in una interrogazione a risposta scritta, è stata proprio Sara Garofani la prima, una volta constatate le incongruenze nelle cifre, a sporgere denuncia verso il dipendente in oggetto, che poi ha immediatamente rassegnato le proprie dimissioni".

E la conclusione: "Data l’evidenza del fatto che la vicenda non ha dunque in nessun risvolto delle responsabilità politiche o di altra natura riferibili al sindaco, ribadiamo a lei il nostro pieno sostegno".

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8 COMMENTS

  1. Non c’entra il sindaco?
    Scusatemi, ma se non c’entra il sindaco in quello che succede in un Municipio chi deve c’entrarci? Il sindaco è il legale rappresentante del comune e come tutti i legali rappresentanti di qualsiasi società ha la piena e indiscutibile responsabilità della propria amministrazione. La minoranza ha segnalato il caso, ha chiesto chiarimenti e ha fatto il proprio dovere. Affermare poi che all’interno del comune c’è un dipendente infedele è offensivo per tutto il personale, getta un’ulteriore ombra sull’amministrazione e fornisce una ulteriore e pessima pubblicità per Vetto. Per quanto riguarda poi la riduzione dei trasferimenti dal governo dovrebbe, invece di essere considerata una giustificazione, essere uno stimolo ad un migliore e più controllato uso delle poche risorse. Guai se passasse il concetto che visto che il governo, la regione, la provincia hanno meno risorse il sindaco non è responsabile del proprio personale o della propria amministrazione. I politici, a qualsiasi livello, dovranno prima o poi prendere consapevolezza delle loro responsabilità.

    (CV)

  2. Replica al documento dei nove sindaci: da generali ad attendenti…
    L’alzata di scudi dei nove sindaci pidiessini della montagna in difesa della Garofani ci sembra una controffensiva spropositata, oltre ad essere un po’ surreale e stucchevole e smaccatamente di parte: tira in ballo solamente la responsabilità di altri e vuol fare risaltare soltanto i meriti della Garofani – l’aver sporto denuncia – merito del tutto inesistente visto che non si è mossa su iniziativa propria ma dopo segnalazione di altri.
    A ben riflettere, il loro documento si rivela pure controproducente. Infatti, se la Garofani vuole spogliarsi di ogni responsabilità, anche di quelle politico/amministrative (perchè sino ad ora noi soltanto di questo abbiamo parlato, dato che le vicende giudiziarie vanno per la loro strada), vien da dire che non ha grande contezza e considerazione del ruolo che ricopre, e ci stupisce altresì, e non poco, che una visione così riduttiva delle funzioni sindacali possa aver trovato sponda e condivisione da parte di altri primi cittadini.
    Andando per metafora, non è francamente uno spettacolo entusiasmante il vedere che chi porta i galloni da “generale” – o ama appuntarseli – tenta poi di defilarsi e di farsi passare da “attendente” al comparire delle difficoltà.

    (Giovanni Ferrari, Coordinatore PDL Vetto)

  3. Ai 9 sindaci del mutuo soccorso rosso
    …meglio sarebbe stato se, in rispetto delle nostre tradizioni contadine e di gente di montagna, si fossero limitati a dare solidarietà in maniera personale e privata, ma – evidentemente – non conoscono l’adagio popolare e contadino
    “UN BEL TACER NON FU MAI SCRITTO”, che non starebbe male in bocca a chi di mestiere si mette al servizio di tutti i cittadini e dovrebbe vigilare che tutto funzioni per il bene della comunuità. Si addensano spettri vestiti da ruoli, funzioni, talpe, revisori e si tralascia l’aspetto politico e morale di queste disattenzioni; si vede che “il non poteva non sapere” si invoca solo da una parte, a meno che questi 9 sindaci (primi cittadini, non dimentichiamolo mai) preferiscano l’adagio “io non c’entro, non c’ero e, se c’ero… dormivo”. Complimenti.

    (Razza contadina)

  4. Brutta vicenda
    Purtroppo questa è una brutta vicenda, credo ci sia poco altro da dire… Di gente che scrive delle cose pur sapendo che in realtà funzionano in modo diverso da come scrivono ce n’è anche troppa. Questa, cari cittadini, è quella cosa che si chiama politica, e sono i nostri politici… in grado di strumentalizzare ogni cosa pur di farsi vedere! Complimenti davvero!!!

    (Aramus Simone Ruffini, capogruppo di maggioranza Comune di Vetto)