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GMG: don Giordano ci scrive da Girona

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Giovedì 11 agosto

Ieri partenza all’alba. Un po’ di difficoltà nel piazzale dello Stadio Giglio per radunare tutti i ragazzi e indirizzarli verso i pullman in un coacervo di gente, automobili, valigie.

Alle 5,40 sono tutti partiti. Nel piazzale restano solo una manciata di genitori con lo sguardo malinconico mentre le prime luci dell’alba annunciano una giornata radiosa. Il viaggio scorre abbastanza liscio.

Qualche piccolo rallentamento dopo Marsiglia, ma niente che impedisca ai nostri pellegrini di giungere a Girona prima dell’imbrunire.

Mille km, belli stipati, lasciano un certo velo di stanchezza sul volto dei viaggiatori, ma basta la sensazione di essere arrivati alla meta per vedere nuovi sorrisi risplendere. L’arrivo agli alloggi è un po’ più problematico.

La polizia locale ferma i pullman, sale un volontario, e accompagna i ragazzi ai tredici luoghi di accoglienza. Alcuni sono distanti diversi km dal centro e nei prossimi giorni non potremo utilizzare i pullman. Sono ore di cammino a piedi per andare e venire. Pazienza.

Al parco tecnologico dell’Università non ci sono docce. I ragazzi di Sassuolo alloggiati lì sono quasi trecento. Hanno pochi bagni chimici e sei docce all’esterno. Imploriamo per avere almeno qualche tubo che porti acqua nel giardino e potersi lavare un po’. Dicono che provvederanno. Speriamo.

Nel frattempo chiamano quelli ospitati alla Sagrada Familia (non quella di Gaudì, evidentemente!). Ci precipitiamo appena possibile. Il vecchio Istituto è tutto un cantiere, con i muri scrostati e gli attrezzi dei muratori. Le ragazze sono ammassate in due stanzoni. I ragazzi fuori sotto quello che un tempo poteva essere un portico. Le docce (fredde), nel cortile dietro, al buio. Cerchiamo di ottenere almeno le luci. Domani, quando arrivano i muratori. Forse.

L’essere in tanti ha portato a stipare tutti gli spazi disponibili in città. Le strutture sono veramente al limite (o un poco sotto il limite) e i tempi sono strettissimi. I ragazzi lasciano gli alloggi alle 7 del mattino (che in Spagna corrisponde all’alba) e li ritrovano alle 11 di sera. Turni in bagno, turni alle docce, turni per la distribuzione del cibo, turni per entrare, turni per uscire…

Eppure a vederli questi ragazzi sembrano tutt’altro che schiacciati dai disagi. Cantano, ballano, suonano, scherzano, gridano, sfilano, mostrano i loro colori e i loro sorrisi. Entusiasmano i turisti che li osservano curiosi chiedendosi che succede. L’entusiasmo e l’energia di questi giorni travolgono anche i disagi che, in qualsiasi altra situazione o contesto ci avrebbero fatto indignare e arrabbiare. Qui lavarsi, pettinarsi, vestirsi bene non importa più, non vale più di qualche minuto. Qui conta mettersi in gioco, incontrare i volti e le storie degli altri, forse per scoprire il proprio.

Stamattina la sveglia è suonata presto, alle 6,30 per i più, qualcuno addirittura alle 6. In Spagna fa ancora buio. Una corsa contro il tempo per assicurarsi pochi secondi in bagno. Una sciacquata e via. Uno specchio in cui pettinarsi è un lusso di poche ragazze particolarmente previdenti. Colazione e di corsa nelle parrocchie per una piccola preghiera di accoglienza. Finita la preghiera di nuovo di corsa alla Chiesa di S. Feliu dove celebrano tutti i reggiani con il Vescovo Ausiliare Lorenzo Ghizzoni. I primi arrivano alle 9,30. Gli ultimi quasi un’ora dopo. Hanno camminato per più di un’ora. Entrano nella basilica che ormai è un’unica impenetrabile calca umana. C’è un grande calore, biologico e morale. La celebrazione è ricca di canti e di segni.

Il Vescovo Lorenzo, ricordando la grande assemblea di Sichem (una specie di GMG ante litteram, solo che lì Giosuè aveva convocato gli anziani e non i giovani), esorta i giovani a non temere di spendere energie e fatiche per seguire Gesù. Ne vale la pena.

“Questa antichissima Basilica, e questa Chiesa che affonda le radici nei primi secoli del cristianesimo, ci ricordano che non abbiamo fatto tutto noi, che dobbiamo volgere lo sguardo a coloro che ci hanno preceduto. Raccogliamo i frutti di una terra che noi non abbiamo seminato. Noi siamo il risultato di una lunga storia fecondata dallo Spirito Santo”.

Il vescovo di Girona, Francisco, ci saluta con calore alla fine della celebrazione. Lo ritroveremo, insieme al sindaco e alle autorità cittadine nel saluto ufficiale all’interno del bellissimo chiostro della Cattedrale. Mentre piccole delegazioni si occupano dei saluti ufficiali i ragazzi invadono la città con il loro entusiasmo. Nel pomeriggio, alcuni gruppi fanno diversi itinerari nei paesi circostanti. Altri si dedicano alla visita della città, dove i giovani locali hanno preparato punti di incontro, riflessione, preghiera e cultura. Momento culminante è il percorso delle mura della città, dove vengono presentate alcune storie di personaggi interessanti.L’immagine, un po’ provocatoria è quella delle rughe del volto. Anziché essere segno di decadenza e disfacimento del corpo che abbandona gli albori della giovinezza, le rughe del volto raccontano una storia fatta di fatica e impegno; il lungo percorso che ci ha portati a essere ciò che siamo diventati. I giovani non hanno rughe, perché una storia non ce l’hanno ancora, ma gli adulti perché fanno tanti sforzi per cancellarle? Non sarà che la nostra società ci propone i valori a rovescio?

In serata arriva una telefonata: “siamo arrivati!”. Sono i tre ciclisti partiti sabato da san Prospero Strinati. In pochi giorni si sono sbafati in un boccone oltre mille km. Sono piuttosto stanchi, sporchi e affamati. Ma nei loro volti stanchi e imbrattati, si intravede la luce di una gioia profonda e inattaccabile. Li incontriamo davanti alla Cattedrale. Quando i pellegrini di altri paesi capiscono chi sono, le ragazze chiedono di fare la foto con loro. Fortuna che nelle foto l’odore non si sente. La gioia invece sì.

(Don Giordano Goccini)