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GMG: il 18 agosto nella cronaca di don Giordano

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Ieri i gruppi dei giovani hanno potuto finalmente conquistare Madrid in tutta libertà e dopo la catechesi nel pomeriggio hanno esplorato ogni anfratto della bellissima metropoli.
Quattro giovani scelti la mattina, uno della bassa, uno della montagna, uno della città e uno di Sassuolo, hanno partecipato alla celebrazione del 150 dell’Unità d’Italia nella Chiesa di San Juan de la Cruz, presieduta dal Card. Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.
Il cardinale ha invitato i giovani a non lasciarsi schiacciare dalla crisi, ma a diventare protagonisti di una nuova fase della storia italiana, dove l’attenzione all’uomo e ai valori del vangelo ritrova il suo ruolo centrale nella società.
La Chiesa italiana confida nei suoi giovani e li invita a rispondere senza paura all’invito di Gesù ad essere uomini nuovi.
Alla sera la festa degli italiana è talmente affollata da risultare irraggiungibile. A tutti i giovani italiani nati nel ’93 a Casa Italia (il centro degli italiani) viene donata una maglietta rossa la scritta Italia in verde e bianco e dietro la schiena un corsivo: diciotto.
La Pastorale Giovanile nazionale ha deciso di dare particolare importanza ai giovani che compiono diciotto anni in questo 150mo.
La maggior parte dei gruppi riescono a raggiungere gli alloggi ad orari decenti stasera.
Ne abbiamo bisogno: i ragazzi stanno sostenendo un ritmo davvero incredibile.
I problemi logistici e organizzativi hanno ormai trovato soluzione, in parte per lo sforzo degli organizzatori, ma soprattutto per la capacità di adattamento dei ragazzi che dopo un paio di giorni si muovono nella metropoli come fosse casa loro e sanno agevolmente orientarsi nei problemi e nelle soluzioni.
Se no, essere giovani cosa significa?

18 agosto
Alle 10.00 il Pabellòn de Cristal sembra pieno, eppure continua ad arrivare gente. Dopo un quarto d’ora vorremmo iniziare, ma ancora defluiscono gruppi nuovi: sono i giovani di Civita Castellana, che si “infilano” nella nostra catechesi per ascoltare il loro vescovo, Romano Rossi.
Bastano pochi minuti per capire perché: il vescovo parla a braccio, sfida, incalza, riscalda l’assemblea, tanto che le facce stanche e il velo della sonnolenza dilagante si tramutano in curiosità accesa e partecipe.
Per 45 minuti il vescovo arringa i giovani sull’autenticità della vita cristiana: perché “da noi cristiani lo si è quasi naturalmente, abbiamo ricevuto il battesimo e la prima comunione, ma la vita cristiana è un’altra cosa. È l’essere radicati in Cristo! Non soltanto amici, sostenitori, aderenti, ma uniti, radicati in lui. Non è un fatto dell’intelletto, ma del cuore. Come si fa? Ci sono 5 vie, dice il vescovo Romano.
La prima è quella della chiesa, delle nostre parrocchie concrete, che spesso non hanno il volto della sposa di Cristo e noi dobbiamo darglielo.
Devono diventare comunità accoglienti e vivaci, dove chi se ne va è amato e accolto come chi rimane.
La seconda via è quella dell’uomo, perché non si può essere cristiani se non si è autenticamente umani.
Bisogna amare l’uomo e accogliere il mistero che la vita umana porta in sé, senza accettare i riduzionismi del materialismo che appiattisce tutto alla materialità delle cose negando il mistero o dello spiritualismo, che fugge dalla terra per rifugiarsi in un cielo che non ci appartiene.
La terza via è quella del vangelo: una parola che deve sorprendere.
Quando il vangelo annoia, non è il vangelo di Gesù, perché la parola di Gesù cambia la visione delle cose e quindi sorprende sempre le nostre logiche e le ribalta, apre orizzonti nuovi e speranze inedite.
La quarta via è quella dello Spirito: i cristiani sanno che non possono e non devono fare tutto da sé.
È lo Spirito Santo che fa la differenza, che trasforma il nostro impegno in un’opera di edificazione del Regno di Dio, è lo spirito che ci fa comprendere le parole di Gesù, è lo Spirito che ci dà una nuova visione della storia.
Senza lo spirito la vita cristiana è un inutile esercizio di volontarismo sterile.
La quinta via è quella della diversità.
Non la diversità delle sette (e qui il vescovo non ha risparmiato critiche ai movimenti ecclesiali che sposano questo stile) che si differenziano dagli altri per trovare l’unità, che ti lisciano il pelo per farti entrare e poi ti considerano indemoniato quando ne vuoi uscire.
La diversità del cristiano è una diversità interiore, che si gioca nelle scelte quotidiane della vita, nella generosità e sobrietà nell’uso delle cose, nella fedeltà, nell’amicizia e nella castità nel rapporto con gli altri, nella novità dell’interpretazione della realtà.
I giovani sono affascinati e rapiti da questo vescovo grande e grosso che non risparmia energie nell'affrontarli.
Piovono domande a raffica, tanto che dobbiamo, purtroppo interromperle.
L’eucarestia che segue è anch’essa vivace e partecipata.
Alla fine dell’Eucarestia sono quasi le 2.
I giovani partono alla volta della città, per cercare un posto dove mangiare e vedere qualche evento prima della grande festa di benvenuto al Papa che ci porterà tutti in Plaza de Cibeles alle 19.30.

Tafferugli.
LA Tv ha parlato di tafferugli e scontri. Alcuni dei ragazzi hanno incontrato questi cortei, ma hanno semplicemente deviato le loro traiettorie, senza alcuno scontro. Lo scontro è stato con la polizia, ma si tratta di poche centinaia di facinorosi, attratti dall’importanza mediatica di quest’evento. Nessun pellegrino è stato coinvolto, non temete.
Gracias. Adios.