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Londra 2012

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Every 2012. Tanti anni servono per un avvenimento così, vi lancia un cartellone nell’immenso cantiere delle Olimpiadi. Welcome!, vi dirà un altro cartello per la celebrazione di un mondo sportivo multiculturale... e sulla bocca della città più multiculturale al mondo sta benissimo. In un cantiere in piena effervescenza - dove il grande stadio per 80.000 persone sta in piedi solo con la sua sagoma e i suoi 53 metri di altezza - sfila una lunga serie di cartelloni plasticati con varie attività creative dei bambini dei quartieri circostanti: poemi, fotomontaggi, composizioni, scenette. Tema: le prossime Olimpiadi. Con orgoglio.

Perfino le raccomandazioni agli operai per la sicurezza terminano sempre con lo stesso, ambizioso ritornello: “Be proud!”. Per una nazione e una città come questa l’avvenimento olimpionico sarà, in fondo, rivivere la propria identità plurale, disegnare un avvenire con la forza multicolore dell’arcobaleno. Le Olimpiadi sono un’eredità e un inspired future, sottolinea un filmato. Ed è quando si impara a vivere insieme, differenti. “Imagine the best of London all in one place”, promette un altro cartellone, che non immaginava senz’altro... la guerriglia urbana di giorni fa. Ma qui si è rivoluzionato un vecchio quartiere dell’est di Londra, da 400 anni occupato da fabbriche di tessili, idrocarburi e chimica, facendone un qualcosa di straordinario anche per la città di domani, quella dell’after game.

In un team scelto di cappellani cattolici delle varie comunità linguistiche delle diocesi di Londra (italiani, brasiliani,vietnamiti, nigeriani...) siamo stati in missione speciale su e giù per questo cantiere. Annusare il senso dell’avvenimento, guardare crescere queste strutture (un giorno sotto l’occhio di quattro miliardi di persone), sensibilizzarsi al servizio pastorale agli atleti: eccone lo scopo. E poi sentire sfilare cifre e dati: il villaggio sportivo con i suoi futuri 16.000 abitanti, quasi 9 milioni di biglietti disponibili, 800.000 persone trasportate nei giorni più importanti, un aquatics centre dal fantastico design e tre piscine olimpiche...

Guardando tutto questo lavorìo di giorno e di notte per ancora 333 giorni, la nostra mente pensava ad altro. Alla forza della metafora. Sì, la nostra stessa società è un cantiere. Si sta costruendo il domani dove uomini e donne di razze o culture diverse sappiano esprimere le loro doti. Essere rivali in modo positivo e partecipativo. E saper costruire un mondo dove il pluralismo sia un marchio di qualità. Saremo noi capaci di vincere questa sfida?

(Renato Zilio, missionario a Londra)