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Uomini e lupi

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ai meno giovani, nel leggere le contrapposizioni e le polemiche che quasi sempre si scatenano - ogniqualvolta viene segnalata una perdita di bestiame per aggressione da animali predatori - tra chi chiama in causa il lupo e chi invece vi scorge piuttosto l’opera di cani randagi o rinselvatichiti, torna alla mente un vecchio film degli anni cinquanta, dal titolo “Uomini e lupi”, ambientato sulle montagne di Abruzzo, che raccontava di lupi e di lupari, cioè dei cacciatori di lupi ingaggiati dagli allevatori locali per difendere il proprio bestiame.

A mezzo secolo di distanza, quello spaccato di vita rurale ci ricorda che nella storia dell’uomo la competizione col lupo è stata molto presente, anche in tempi non lontani, fino a quando il primo non ha prevalso sul secondo (al punto da eliminare o quasi il lupo sull’intero territorio nazionale). La società moderna ha poi lodevolmente cercato di ricreare nuovi equilibri con questo predatore, come per altre specie, anche se non mancano le difficoltà, o “criticità” come qualcuno preferisce chiamarle; in taluni poi sembrano riaffiorare ancestrali timori e paure verso il ritorno del predatore.

L’ultima aggressione di cui si ha notizia è quella di Rodogno, in territorio vettese, e in questo caso il predatore sarebbe entrato nella stalla, un fatto questo sinora insolito, per non dire inedito, che non è passato inosservato e ha contribuito a far nascere una qualche ulteriore apprensione, anche se restano ancora i dubbi sulla natura dell’animale autore dello sbranamento di una vitella della stalla.

Compete agli esperti del settore stabilire se si sia trattato di lupi o di cani - e in proposito ci sembra che gli strumenti tecnici di supporto non dovrebbero mancare per dirimere questo come altri casi - e neppure vogliamo inoltrarci tra le diatribe e le diverse opinioni emerse in proposito, ma quello che stupisce maggiormente è che fino ad oggi, salvo nostre improbabili sviste, Comune, Comunità montana e Provincia non hanno fatto per niente sentire la propria voce, lasciando che altri si pronuncino e si misurino con un problema piuttosto complesso e delicato.

Il trovare la quadra tra due esigenze che paiono talora confliggere apertamente - ossia salvaguardare la zootecnia montana, pilatro importante dell’economia e della tenuta più complessiva del territorio, e dunque da difendere e incoraggiare senza tentennamenti, e tutelare nel contempo il lupo - richiede uno sforzo congiunto, in primo luogo da parte delle istituzioni, visto che solo loro possono “spalleggiare” gli allevatori in questa partita; oltre alla questione indennizzi per la perdita dei propri animali, aggrediti o sbranati, se ad esempio gli allevatori si vedessero costretti ad adottare in maniera diffusa sistemi di protezione “anti-lupo”, come recinzioni e quant’altro, vale a dire interventi onerosi, occorrerebbe sapere se potranno beneficiare di sostegni economici e in che termini e in quale misura; oppure dovranno ricevere indicazioni circa eventuali accorgimenti alternativi, e meno dispendiosi, ma di sicura efficacia; e anche qui la parte pubblica deve farsi in qualche modo garante, per non lasciare soli gli allevatori.

Per queste ragioni ci aspettiamo di conoscere quanto prima il pensiero in merito dei tre suddetti enti, il che potrebbe anche venire in aiuto per attutire i contrasti e smorzare un poco le polemiche.

(Giovanni Ferrari, coordinatore Pdl di Vetto)