Home Cronaca “Pale eoliche sul crinale al passo del Cerreto?”

“Pale eoliche sul crinale al passo del Cerreto?”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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L'altro giorno sono andato in Toscana, valicando il passo del Cerreto. Con mia grande sorpresa, ho notato la figura impattante di una pala eolica, peraltro immobile, collocata proprio sul crinale. Non immaginavo che, con tutti i vincoli ambientali prevedibili (Piano paesistico, Parco nazionale) fosse possibile posizionare una pala proprio in quel luogo. Faccio una rapida ricerca su internet e trovo uno studio della Regione Toscana che individua tra i luoghi NON adatti all'impianto di pale eoliche proprio il passo del Cerreto. Nessuno ne parla? E' tutto a posto? Ne aspettiamo un'altra decina sul crinale?

Cordiali saluti.

(Giorgio Bertani)

 

55 COMMENTS

  1. Ho già lanciato anch’io questo problema in rete proponendo una domanda. Vi pongo un quesito e vi dico cosa ne penso io! Cosa ne pensate di quell'”aggeggio” piazzato sul passo del Cerreto? Chiamato “pala eolica” piazzata lì da uno che pensa di usare un luogo meraviglioso per trasformare il vento in energia “privata” sua che lui venderà e che non darà nulla al nostro territorio! Tranne che l’averlo FORTEMENTE deturpato e inpoverito esteticamente!!!! Premetto che non sono in nessun modo contro le energie rinnovabili! Ma il nostro territorio deve pensare a un progetto di produzione di energia ricavata casomai dalle biomasse! Cioè: gestione del territorio e manutenzione dei boschi dal quale ricavare il legname che può produrre non solo energia ma soprattutto LAVORO per la nostra comunità e MANUTENZIONE del nostro TERRITORIO! Perchè il futuro delle comunità della montagna non passa dalle “pale eoliche” che non portano niente! Anzi…

    (Renato Farina, Cerreto Alpi)

  2. Risposta a Girorgio Bertani.
    Peccato che lei sia un signore che gira poco il mondo o l’Europa, se si recasse in un posto come Germania o Austria, dove il VERDE è al centro della loro cultura, o ancor più vicino, in Trentino, Val d’Aosta… potrebbe aprire gli occhi e vedere in quali condizioni i paesaggi sono, e non sicuramente in una condizione impattante come lei dichiara. Si può notare soprattutto le condizioni di vita degli abitanti, che sicuramente traggono ottimi benefici, in energia PULITA a BASSO costo. Qui in Appennino, proprio per chiusura mentale, ci troviamo con pochi soldi nei comuni, tanti vincoli e forse molti inutili, poco lavoro, tanti anziani, un effimero turismo. Questo è il risultato dei NO! Non credo che una pala possa deturpare l’ambiente, anzi potrebbe incuriosire molti e dare al paesaggio e agli abitanti qualcosa in più.

    (Cristina)

    • Rispondo al signore che gira il mondo.
      Sono passato dall’Alto Adige poche settimane fa. Visto che il tempo non era dei migliori, sono riuscito a fare una sola escursione a piedi. Ne ho approfittato per girare qui e là. Ho fatto anche un salto a Innsbruck (Austria). Non ho notato la grande quantità di impianti eolici di cui parla il signore che gira il mondo. So che nel mondo, però, ce ne sono parecchi. Anche in Italia ci sono immensi “parchi” eolici. Alcuni non sono neppure collegati alla rete elettrica, pur avendo regolarmente incassato il contributo dello Stato. Mi pare infatti che la normativa nazionale preveda che il contributo venga erogato alla fine dei lavori, non alla effettiva messa in funzione degli impianti. Ma vado a memoria, potrei sbagliarmi. Ho notato anche le condizioni di vita degli abitanti di lassù, che traggono grandi benefici, oltre che da una gestione del territorio intelligente e certamente invidiabile, anche dal fatto che ricevono dallo Stato contributi di gran lunga superiori alle tasse che complessivamente versano. Non sono pregiudizialmente contro gli impianti eolici; semplicemente penso che debbano essere regolamentati.

      (Giorgio Bertani)

      • Solo per informazione, le dico che sì, si sbaglia. Dal 2011 gli incentivi per energie rinnovabili entrano in vigore dall’allacciamento. Tornando al Cerreto, penso sia meglio dare dei contributi per l’eolico che ai quei signorotti che tra impianti sciistici e varie continuano a mangiare, e anche molto bene, sulle spalle della comunità.

        (Andrea Bari)

    • Sono completamente d’accordo con questo lettore, vorrei aggiungere anche PAESI COME L’OLANDA E LA DANIMARCA (dove ha vissuto mio figlio per tre mesi come ricercatore ed ho visto moltissime pale eoliche andandolo a trovare), LA SPAGNA, LA GERMANIA STESSA, dove mi trovo ora per motivi di lavoro. Vorrei fra l’altro fare una domanda a chi è scettico ad usare energie alternative: E’ MEGLIO BRUCIARE TONNELLATE DI PETROLIO O CARBONE PER PRODURRE ENERGIA?

      (Corrado Castagnetti)

  3. Non voglio difendere le “pale eoliche”, le biomasse o il fotovoltaico o il geotermico, insomma l’energia “PULITA” a prescindere. Però una domanda a tutti i cultori dell’ambiente e del paesaggio la faccio: non è forse rispetto per l’ambiente anche e soprattutto produrre energia pulita? Non si lascia forse un “pianeta più pulito ai nostri figli e ai figli dei figli”? O vogliamo solo guardare il nostro orticello! A mio parere è ora di sedersi attorno ad un tavolo e affrontare seriamente e con responsabilità il problema ENERGIA.
    Saluti.

    (Massimo Bonini)

  4. Siamo alle solite!!!! Tutti a parole siamo a favere delle energie rinnovabili… Ma quando queste vengono realizzate ecco che subito si inizia a cambiare idea!!!!! Ma era meglio fare la centrale a biomasse… Vedi Fora di Cavola com’è andata a finire… Ma deturpano il paesaggio… Personalmente non mi sembrano così orribili, ma, ripeto, è una opinione personale… Comunque le pale eoliche vanno installati in luoghi ventosi come le montagne o lungo le coste… Quello invece che è certo è che con questi discorsi non si farà mai nulla!!!!!! Continueremo a bruciare carbone ed a comprare l’energia nucleare da altri paesi!!!!!! Comunque sì… in questo modo quando andremo al mare in Toscana avremo un panorama migliore!!!! Non lamentiamoci però dei gas serra e del clima torrido cui stiamo andando incontro!!!!

    (Marco Castellini)

  5. Prot. n. 2695
    Sassalbo, lì 23.09.2011

    Spett.le Redacon

    Oggetto: Realizzazione di impianto eolico in località Passo del Cerreto (Comune di Collagna, RE). Comunicazione.

    Con la presente, in merito alla realizzazione dell’impianto eolico in oggetto, si comunica che il Coordinamento territoriale per l’ambiente del Corpo Forestale dello Stato del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, rilevata la effettiva realizzazione dell’impianto, ha immediatamente proceduto in via amministrativa e penale e la pratica è al momento all’esame della Procura della Repubblica di Reggio Emilia per la definizione degli aspetti penali, con particolare riguardo a quelli inerenti la presunta violazione delle norme di salvaguardia del Parco nazionale e delle norme paesaggistiche.
    Cordiali saluti.

    (Dott. Giuseppe Vignali, direttore)

  6. Mi auguro che una scelta così scellerata sul nostro Appennino non venga mai fatta. Credo che il territorio sia già stato abbondantemente violato con scelte molto discutibili e scempi paesaggistici non ce li possiamo più permettere. L’acqua e il sole sono sufficienti e non impattanti se gestiti bene. Sulle biomasse ammetto di essere un pochetto ignorante, però ho sentito che il quantitativo di legna da utilizzare perchè funzioni è davvero imponente. Comunque progetti di tale importanza devono assolutamente passare da un dibattito e condiviso con tutto il crinale. Penso anche io che una SERIA manutenzione dei boschi e dei sentieri sia una grandissima risorsa per il nostro unico e bellissimo territorio.

    (Vincenzo Castellano, Busana)

  7. Beh, che le pale eoliche siano brutte in montagna non lo metto in discussione, ma che si dica ” piazzata lì da uno che pensa di usare un luogo meraviglioso per trasformare il vento in energia ‘privata’ sua che lui venderà e che non darà nulla al nostro territorio!”, beh, detto da lei che gestisce una cooperativa che per mestiere taglia legna e sistema i boschi la vedo un po’ strana… Non è di sicuro costruendo centrali a biomassa e tagliando alberi che si crea energia rinnovabile. Basterebbe far installare pannelli solari su ogni casa, coibentare le case dagli sprechi energetici, allora sì che qualche piccola centrale a biomassa e solo a livello locale potrebbe essere utile e forse anche ecosostenibile. Per quanto riguarda l’eolico in montagna è davvero un brutto e inutile utilizzo delle rinnovabili.

    (Luigi)

  8. Di quell”aggeggio” chiamato pala eolica io penso che: sia solo un modo di produrre l’energia alternativa, una possibilità delle tante, un tentativo magari da migliorare e perfezionare. Quello del Cerreto è investimento tentato da un privato il quale di sicuro ne ricaverà benefici economici personali. Più che pensare ai tornaconti di chi ha fatto l’investimento, quella pala eolica forse dovrebbe far pensare alle amministrazioni qual è la direzione verso la quale muoversi. Riguardo a quel luogo meraviglioso che tu dici, a mio parere penso che siano anni e anni che viene FORTEMENTE deturpato e impoverito esteticamente per produrre tornaconti “privati e personali”. Sono della tua stessa opinione che bisogna insistere sulla gestione del territorio e dei patrimoni paesaggistici e boschivi, ma l’energia alternativa non passa solo dalle biomasse. Le pale eoliche sono ovunque in Europa, le coste del sud della Spagna, l’Algarve nel Portogallo; l’Olanda da sempre produce energia con il vento, nella foresta nera in Germania ogni collinetta ha le sue pale eoliche, il nord della Francia, per poi andare sulle Alpi svizzere e scoprire che alcune stazioni sciistiche muovono i suoi impianti grazie all’eolico ed al fotovoltaico. Quindi per le nostre zone io vedo tutto cioè che è energia alternativa un opportunità da usare al più presto, con giudizio.

    (GS 76)

  9. Credo che il territorio venga deturpato quotidianamente in altri modi e non capisco come possiate definire un progetto volto alla produzione di energia rinnovabile, PULITA e SICURA, dannoso per la montagna. Si tratta dell’inizio di un progresso che DEVE necessariamente avvenire, al Cerreto e ovunque, per permettere ai nostri figli e alle generazioni future di vivere in un mondo sostenibile.

    (Giulia Pecchini)

  10. A proposito di pale, anche qui dove abito c’è un progetto dell’amministrazione comunale di Toano di impiantare una seri di pale eoliche in località Vignola di Cerrè Marabino. Credo sia una buona cosa, con le dovute precauzioni ed accorgimenti che spero vengano presi in considerazione… Il vento qui non manca: perchè non sfruttarlo? Lunedì 2 ottobre per chi fosse interessato ci sarà una riunione presso la sala parrocchiale di Cerrè, nella quale si parlera di questo progetto.

    (Andrea Caselli)

  11. Siamo alle solite: le discariche, i termovalorizzatori? Sì, ma non a casa mia! Italiani egoisti ed incivili, sempre pronti a criticare ed indicare vie futuribili ma a contrastare il nuovo. E poi che nuovo? L’Europa è piena di pale. Nessuno si è mai sognato di contrastare fonti di energia pulita ed ecosostenibile (molto più del fotovoltaico che riserverà problemi di smaltimento dei pannelli in futuro). E che dire degli impianti per biogas che rubano molta più energia di quanta non ne generino? Bravi! Lasciamo pure che l’Appennino si spopoli. Lasciamo che il turismo vada altrove, è impattante! Non sarebbe meglio sulle orme di un volonteroso innovatore creare un consorzio finalizzato alla produzione di energie veramente rinnovabili ed essere di esempio alla nazione tutta?

    (Stefano Gennari)

  12. Anch’io, come il sig. Bertani, pochi giorni fa sono passato dal Cerreto. A differenza del sig. Bertani, il mio commento alla vista della pala, anzi chiamandola con il proprio nome, della mini-pala, è stato: finalmente Reggio è la prima Provincia, a quanto mi risulta, ad avere il coraggio di rompere quell’ignorante atteggiamento ecologista da salotto di chi non vuole né il nucleare né il petrolio né il gas né l’eolico. Insomma, di quell’ecologismo nemico dello sviluppo portato avanti da personaggi che, nei pochi tristi momenti della storia italiana nei quali si sono trovati a amministrare il potere, sono stati solo capaci di fermare l’economia, senza peraltro essere stati capaci di migliorare di una virgola l’ambiente. Ricordo quando, 4 anni fa, osai alzare due tende canadesi nei pressi del rifugio Battisti, si badi bene alle 8 di sera, nelle quali dormivano il sottoscritto nella prima e 4 ragazzini nella seconda. 2 dei 4 ragazzini erano svedesi. A MEZZANOTTE arrivano 4 guardie forestali, che esordiscono dicendomi che mi avrebbero elevato una sanzione di 160 euro e che avrei in ogni caso dovuto smontare il criminale accampamento. Solo il dialogo pacato e il buon senso delle guardie e mio hanno impedito che si concretizzasse questa follia, definita tale il giorno dopo proprio dai due svedesi, allibiti da queste norme che nel loro Paese, notoriamente INCIVILE, nemmeno si sognano. Là, mi dissero, badano a metterti dentro se fai dei danni, non a importunarti quando porti dei ragazzini a vivere nella natura! Esattamente il contrario di quanto accada da noi! Questo è l’ecologismo da due soldi di cui siamo capaci qui in Italia, l’ecologismo di chi alla fine del mese se ne frega se paga l’energia il doppio di un francese, perché evidentemente il suo bilancio personale non ne risente più di tanto… Davvero un atteggiamento lungimirante, non c’è che dire! Sono un amante della natura e sono un pellegrino, a piedi e in bicicletta, alle soglie della mania. Ho girato in lungo e in largo Francia e Spagna e, come turista, Austria e Germania. Dappertutto si notano non installazioni di una pala minieolica, ma veri e propri campi eolici, con migliaia di impianti, disseminati su tutto il territorio nazionale, che arrivano a 90 metri da terra e che sono meta di gite organizzate per le scolaresche. Gli spagnoli insegnano ai loro ragazzi che così si produce energia a basso impatto ambientale e si garantisce un migliore futuro al loro Paese; qui da noi, noto da alcuni interventi, uno addirittura con esibizione di numero di protocollo e lessico pomposo da burocrate (patetico), non si è nemmeno capaci di mettere il naso fuori dalla soglia della caverna. Auguri, Italia!!!

    (Fratetack)

  13. Da anni sul crinale del Cusna c’è un cadavere di seggiovia e di stazione terminale diroccata. Si tratta di milioni di euro di finanziamenti buttati nel cesso e certamente di opere non a basso impatto, oltretutto abbandonate a se stesse. Domanda agli amanti della montagna scandalizzati dalla pala eolica: quella schifezza non urta il vostro senso civico? Oppure ritenete che quelle non siano schifezze?

    (Fratetack)

  14. Vado avanti con le pale eoliche… Dopo aver dato una occhiata alla delibera della Regione Emilia-Romagna e aver letto il commento del direttore del Parco penso proprio che la pala eolica non sia del tutto regolare….!!??? Vedremo nei prossimi giorni come evolve… La concessione edilizia è stata rilasciata dal Comune di Collagna in data 2 agosto 2011… quindi è molto attuale!! Comunque regolare? O no! Ribadisco: secondo me non porta nessun beneficio al nostro territorio!! Non ha nessuna ricaduta positiva e senz’altro non crea posti di lavoro!! Potrei capire se fosse un intervento pubblico, che l’energia fosse a servizio della comunità/collettività!! Ma non è così! E per questo che evidenzio il fatto che l’impianto è di un privato. Quindi… si può fare di meglio!!!

    (Renato Farina, Cerreto Alpi)

  15. Credo di poter condividere al 100 % il pensiero di Giulia Pecchini. Chi si scandalizza tanto per queste cose sta poi seduto comodamente davanti al proprio pc che notoriamente funziona a corrente elettrica… La quale in qualche modo deve essere prodotta… Ma si sa che l’ipocrisia di certi personaggi non ha limiti.
    Intanto cominciamo così, poi in futuro se la tecnologia farà passi avanti le tanto vituperate pale si potranno sempre smontare, magari perchè saranno state trovate soluzioni più efficienti e poco ingombranti.

    (Fabio Cerri)

  16. Complimenti al “Coordinamento territoriale per l’ambiente del Corpo Forestale dello Stato del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano” che viene a conoscenza di una pala eolica installata a pochi chilometri dalla propria sede grazie ad un articolo di Redacon!!!! Questa è l’effettiva presenza sul territorio di un ente che definire “astratto” è poco!!!

    (Marco Castellini)

  17. Come al solito chi ha il coraggio di fare da pioniere in nuove iniziative viene sempre ostacolato in tutti i modi; ritengo che un po’ di pragmatismo ai nostri giorni non faccia sicuramente male, Fukushima insegna. L’energia se la vogliamo la dobbiamo in un qualche modo produrre, per di più una pala eolica come già detto da altri non è un intervento irreversibile: pùo essere smontata alla fine della sua vita utile. Basta andare in altri paesi europei, Spagna in primis, e si possono osservare campi eolici ben più estesi in punti ben più visibili ed impattanti. Continuiamo ad utilizzare l’energia prodotta dalle centrali nucleari di altri paesi europei ed abbiamo i cartelli con scritto zona denuclearizzata. Finiamola con queste ipocrisie.

    (Alessandro Donelli)

  18. SI STA GIA’ CREANDO ADESSO IL PROBLEMA DELLO SMALTIMENTO DEI PANNELLI FOTOVOLTAICI?
    In realtà il problema è piuttosto fasullo… Anzitutto il silicio, che è la parte primaria dei pannelli, è praticamente “sabbia”, lo smaltimento avviene come per le schede dei computer o dei circuiti stampati. Non è materiale tossico, non è materiale contro natura. Il pannello è rivestito da una lastra di vetro temperato, che si smaltisce come il cristallo, ed è rifinito dai profili metallici. C’è poi uno strato di Eva (Etil vinil acetato) che si smaltisce come si fa con le tovaglie impermeabili. Cavi e junction box si utilizzano normalmente in edilizia. Senza poi considerare che queste considerazioni le facciamo basandoci su quella che è la tecnologia di oggi… Magari fra 15 o 20 anni e più avremo affinato le tecnologie di recupero e riciclo dei materiali tanto da non doversene neppure preoccupare… Magari il vostro pannello fotovoltaico diventerà parte del telaio della vostra futura motocicletta! Un discorso diverso va fatto nel caso dei pannelli contenenti il TELLORURO DI CADMIO: è un materiale tossico ed infatti molte delle principali case produttrici di pannelli fotovoltaici sta abbandonando questo tipo di prodotto per fare solo quello a silicio.
    Per favorire un dibattito sereno.

    (Vincenzo Castellano)

  19. IMPATTO AMBIENTALE CENTRALI A BIOMASSE
    Se da una parte la combustione delle biomasse costituiscono un ottimo sistema per ridurre l’inquinamento del suolo, dall’altra concorrono all’inquinamento dell’aria con i fumi della loro combustione provocando l’effetto serra e dando origine alle piogge acide. Notevole il cattivo odore prodotto dai rifiuti e da considerare anche il loro stoccaggio. Non trascurabili i danni all’ecosistema del corpo idrico utilizzato per gli scarichi termici dell’acqua. L’impianto, come tutte le altre centrali del resto, occupando una certa superficie, normalmente recintata, allontana dalla zona la fauna e i vari edifici, connessi al suo funzionamento, comportano sempre un certo impatto sull’ambiente dal punto di vista paesaggistico. Nella sala macchine sia le turbine sia i generatori di corrente producono un rumore costante di parecchi decibel che, a lungo andare, provoca danni all’udito degli operatori, per cui, questi, devono essere sottoposti a periodici controlli medici. Le macchine elettriche, quali gli alternatori e le dinamo, per effetto dello strisciare delle spazzole sul collettore generano un certo scintillio. L’arco voltaico scompone l’ossigeno dell’aria O2 in O, che legandosi poi ad altre molecole forma ozono O3, gas velenoso dal caratteristico odore di aglio. Da considerare anche i rischi connessi al funzionamento della caldaia. Sempre per un corretto e sereno dibattito.

    (Vincenzo Castellano)

  20. Questa primavera l’Italia era unita e coesa contro il nucleare, a distanza di pochi mesi si cerca di trovare soluzioni efficaci, concrete e pulite. Risultato: il direttore VIGNALI, che ben poco ha fatto in questi anni, ha la grande occasione per far vedere che il Parco crede nelle energie rinnovabili e non solo all’eco-mostro in riva al Lago del Cerreto, assieme alla Forestale denuncia il fatto in procura; il Sig. Farina, che di mestiere stermina boschi, grida allo scandalo (non sapendo che il lavoro dell’impianto equivale al ripopolamento di 16 ettari di bosco annui); il Sig. Castellano ritiene che sole e acqua siano sufficienti, lui probabilmente non usa macchine che bruciano petrolio e sicuramente starà sviluppando la teoria dell’idrogeno che sarà in grado di risollevare la terra. Troppa IPOCRISIA popola l’Italia, di questo passo non si combinerà mai nulla di buono.

    (Fabio Vaiano)

  21. In merito alla discussione voglio dire la mia. Se vogliamo l’energia pulita, se vogliamo produrre a costi più bassi cosa dobbiamo fare? Una cosa non va bene, l’altra pure, forse è meglo il gasolio? Forse è meglio che ci diamo una regolata: non è possibile, appena si cerca di fare un investimento per non inquinare tutti diventano ambientalisti. Non entro di certo nella collocazione territoriale, per quella il direttore del Parco, giustamente, ha detto che si stanno facendo verifiche. Comunque dobbiamo farci tutti un bel esame di coscienza!

    (L.C.)

  22. Ma si può sapere chi ha realizzato questo impianto eolico senza tenere in considerazione le norme di salvaguardia del Parco nazionale? E poi il comune di Collagna ha rilasciato una concessione edilizia incappando in una potenziale vertenza amministrativa e penale? Mah!! In questa vicenda c’è qualcosa che non quadra…

    (Luca Ferri)

  23. Energywind, Cerreto Lago, Via Belfiore, 18

    Salve, mi chiamo Mario Vaiani e sono un socio della ditta che ha realizzato la pala eolica al valico del Cerreto. La vicenda è iniziata nel novembre del 2009, quasi due anni fa. Progetti, autorizzazioni, integrazioni, dinieghi, ricorsi poi finalmente è uscito il regolamento nazionale che norma la costruzione degli impianti eolici per la produzione di energia. Il 21/02/2011 con protocollo n. 370 del Comune di Collagna ottengo l’autorizzazione ad installate la turbina mini-eolica da 55 kw. A questo punto vorrei rispondere al Dott. Giuseppe Vignali, direttore del Parco che sembra cadere dalle nuvole: a Lei il progetto è stato inviato contestualmente al Comune di Collagna in data 11 giugno del 2010 e una volta approvato le è stato comunicato con raccomandata n. 13647614536-2 del 15 aprile 2011 che i lavori inerenti l’installazione della turbina eolica sarebbero iniziati alla metà del mese di maggio 2011 come del resto è avvenuto; pertanto il Parco era perfettamente a conoscenza di quanto si stava realizzando. Alla stessa stregua, sempre con raccomandata del 15 aprile 2011, la comunicazione di inizio lavori veniva inviata sia al Comune di Collagna che al Corpo Forestale dello Stato; pertanto chi ha attivato la pratica presso la Procura sapeva che cosa si stava realizzando!!!
    Al Sig. Farina, che mi sembra male informato, vorrei dire che se l’intervento fosse pubblico non sarebbe sicuramente meno impattante; sicuramente non capisco l’immobilità dell’ente pubblico visto che un impianto del genere sarebbe completamente finanziato a tasso zero e lo stesso ente potrebbe acquisire i terreni con procedura d’esproprio trattandosi di opere di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti (comma 1, art. 12, D.Lgs. del 29 dicembre 2003 n. 387).
    Al Sig. Bertani vorrei chiedere dove sono reperibili i contributi statali, magari a fondo perduto, così posso fare domanda.
    Ad ogni buon conto vorrei enunciare i benefici che la pala mini-eolica installata al valico del Cerreto porta all’ambiente:
    Emissioni evitate di CO2 Kg./anno 91.93. TEP/anno di petrolio Ton. 31,1. Emissioni Evitate NO2 Kg/anno 202,7. Emissioni evitate SO2 Kg./anno 189,1.
    Rimboschimento equivalente Ha./anno 16,4.
    Credo che quanto realizzato vada a beneficio di tutta la comunità; sono disponibile a cedere in comodato gratuito terreni attigui a quello ove è stata realizzata la pala a chiunque ne voglia realizzare una.
    Saluti.

    (Mario Vaiani)

    • Se quello che dichiara il sig. Vaiani (che ringrazio per la chiarezza e trasparenza al quesito che è stato posto) corrisponde al vero, non si capisce perchè il direttore del Parco ha fatto un esposto alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia… Scusate ma a questo punto la domanda sorge spontanea: perchè se si era a conoscenza della realizzazione dell’impianto (relativamente alla “presunta” violazione delle norme di salvaguardia del Parco nazionale e delle norme paesaggistiche) non si è intervenuti prima ma si è aspettato che la pala eolica venisse installata?

      (Luca Ferri)

  24. A chi si scandalizza del fatto che l’intervento è mosso da iniziativa di un privato, è già stato ben risposto che l’impatto sarebbe identico anche se l’impianto fosse pubblico. Ci sarebbe semmai da chiedersi come mai solo in Italia si abbia una pubblica amministrazione così incapace e inetta; perché, quando da decenni si costruiscono impianti eolici in mezza europa, ancora oggi nel nostro Paese siamo ridotti a perdere tempo ed energie con polemiche da due soldi, dettate da miopia politica e da invidie da cortile mediocri e pietose, entrambe di certo nemiche del bene pubblico.

    (Giuseppe Rasori)

  25. Alla cortese attenzione del sig. Bertani. L’Austria è piccola, ma non di ferma a Innsbruck. Arrivi a Vienna, poi prosegua in direzione di Bratislava. Prima di arrivare al confine con la Slovacchia, volga lo sguardo alla sua destra, si fermi alla prima piazzola e poi provi a contare tutti gli impianti eolici che vedrà fino all’orizzonte: dubito fortemente che ci riuscirà. Altra considerazione: a Innsbruck oggi non si sa se installeranno mai impianti eolici, ma possiamo essere certi che il responsabile di un orrore e di uno spreco di denaro pubblico analogo a quello perpetrato con gli impianti e i casermoni di cemento armato abbandonati di Febbio 2000 non l’avrebbe di certo fatta franca.

    (Giuseppe Rasori)

    • Sig. Mario Vaiani, complimenti per la risposta. Se le cose stanno come da Lei descritte diventa imbarazzante davvero la posizione di chi oggi fa accertamenti in merito. A margine, da valutare davvero l’idea di alimentare per esempio Cerreto Laghi e i suoi impianti sciistici con energia rinnovabile; personalmente spero si vada in questa direzione, ovviamente previo adeguato dibattito pubblico…
      Saluti.

      (Miriano Monnanni)

  26. Interessante il dibattito scaturito dalla messa in opera di una pala eolica da parte di un privato. Sicuramente gli amministratori e vari enti della montagna staranno seguendo con interesse l’evoluzione di questa discussione. Il primo dato che si può rilevare è che tutti auspicano che in montagna l’energia pulita diventi una realtà. Così la penso anche io. Nello specifico ritengo che il focus (dato per scontato che sia l’eolico, che il fotovoltaico e l’energia prodotta dall’acqua siano valide soluzioni) dovrebbe incentrarsi sul loro utilizzo, affinchè buone soluzioni non divengano disagi o, peggio, disastri. Se è vero, infatti, che l’eolico è una risorsa incredibile, riuscite a immaginare il crinale punteggiato di pale? Vi siete mai avvicinati a un impianto a pieno regime? Fatelo se vi capita. Vi accorgerete che una passeggiata sui nostri monti impalati non vi rapirebbe più per la pace e il silenzio che questi sanno trasmettere. Forse le pale sono soluzioni più credibili in pianure ventose, in colline che si perdono a vista d’occhio. Dirò di più, in contesti di questo tipo riescono addirittura a sembrare affascinanti colpi d’occhio… Comunque non me la sento di sicuro di attaccare con violenza il privato cittadino che ha fatto questa scelta, che mi sembra di capire dall’intervento del tecnico sia stata fatta rispettando le norme. Insomma credo che il punto non sia tanto eolico sì o no, quanto sì con cognizione di causa.
    Nel merito del fotovoltaico: nella mia casa di Busana io ho, di recente, installato quasi 8 KW sul tetto. Molti in paese non se ne sono neanche accorti, semplicemente perchè non si vedono. Pensate se l’intera montagna adottasse, dietro incentivi, una soluzione simile legata a un isolamento delle abitazioni. Forse si potrebbe pensare addirittura di certificare l’intero Appennino, con un grande ritorno di salute per tutti, difesa del paesaggio ma, soprattutto, posti di lavoro qualificati che potrebbero lanciare un’economia di prestigio. E’ chiaro che un progetto simile richiederebbe grandi competenze, una rete aperta sull’intero Appennino e libera da condizionamenti, nonché grande capacità nell’intercettare fondi che possano incentivare tale scelta. Ciò che pare di capire, però, nel complesso delle posizioni espresse, è che sul tema delle energie alternative c’é tanta confusione, ma abbastanza voglia di dire la propria. Forse potrebbe essere d’aiuto alle coscienze e alle opinioni che qua e là vanno formandosi se si organizzassero sull’intero territorio giornate di informazione. Giornate nelle quali ciascuno possa interloquire con tecnici sulle scelte adottabili. In fondo altrove esperienze di questo tipo si fanno da tempo e un argomento come questo, che va a incidere così pesantemente sul futuro di un territorio, merita qualcosa di più di un dibattito urlato.
    Considerando che l’Appennino è a dir poco in affanno, come dice con più veemenza il mio amico Fabio Cerri, giustamente preoccupato per i suoi bambini e per il loro futuro, non bisogna perdere tempo nel lasciarsi sfuggire nessuna possibilità. Ci tenevo a chiarire queste mie posizioni, perchè tengo molto all’argomento, ma soprattutto alle sorti della montagna. Io mi auguro che tali argomentazioni non vengano usate per soddisfare regolamenti di conti tra politici, ma anzi usate per dare alternative che rendano giustizia a chi ha scelto di vivere e crescere i propri figli in Appennino. Io mi sento di affermare che la vita di comunità che caratterizza tale scelta sia senza ombra di dubbio un’alternativa moderna, al modello di vita che viene oggi subito dagli abitanti delle città. Ma la vita di comunità riporta al senso di famiglia e alla possibilità, altrove a volte impossibile, di intrecciare un dialogo che coinvolga la gente. Proprio come si fa in famiglia.

    (Vincenzo Castellano)

  27. Siamo alle solite, riporto brevemente una mia esperienza personale. Un paio d’anni fa dovendo cambiare la caldaia di casa abbiamo deciso di provare a fare una scelta intelligente nel rispetto dell’ambiente, abbiamo deciso di installare al suo posto un cogeneratore che altro non è che un motore a scoppio a metano che bruciando metano produce energia elettrica. Il calore sviluppato viene utilizzato per scaldare casa e l’acqua sanitaria. Quindi con lo stesso metano che utilizzavamo prima, ora siamo autosufficienti dal punto di vista della fornitura elettrica, anzi abbiamo un consistente esubero di produzione. In circa 2 anni e mezzo abbiamo prodotto circa 57000 Kwh con un risparimio di CO2 in atmosfera di circa 41 tonnellate. Nonostante siamo entusiasti dell’intervento gli ostacoli da superare sono stati molti, a parte le varie gabelle da pagare, i pretestuosi ritardi nelle autorizzazioni con procedure a dir poco borboniche, ci siamo visti il primo accredito del GSE, l’ente che ci paga l’esubero di energia elettrica con 2 anni di ritardo. Per di più ogni anno occorre rinnovare la convenzione e se qualche cosa va storto si perdono tutti i diritti sull’energia regolarmente prodotta e immessa in rete. Voglio quindi portare la mia solidarietà al Sig.Vaiani e alla sua società che hanno avuto il coraggio di provare una nuova strada nel rispetto dell’ambiente e gli auguro di uscirne indenne nonostante tutti gli ostacoli procurati da gente ottusa ed enti che mi chiedo se facciano veramente gli interessi dei cittadini amministrati oppure no (ma allora a che servono?). Cordiali saluti.

    (Monica Freschi)

  28. Mi spiace prendere molto spazio, ma credo utile citare le osservaziuoni fatte dall’ azienda produttrice di quella pala eolica, costruita a Prato con il contributo determinate di aziende Emiliane. Trattasi di lavoro e di lavoro qualificato, quindi almeno da rispettare.
    Osservazioni Deliberazione 1570 della Regione Emilia-Romagna avente per oggetto : Individuazione delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili eolica, da biogas, da biomasse e idroelettrica. (Proposta della Giunta regionale in data 4 luglio 2011, n. 969). (Prot. n. 24988 del 27/07/2011)

    ———————-

    La Deliberazione Regionale è emessa a seguito delle Linee-Guida emanate dal Governo, previo accordo della Conferenza Stato-Regioni, nel 2010.

    In particolare il punto 1.2 delle Linee-Guida recita:

    1.2. Le sole Regioni e le Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo programmatorio o pianificatorio per l’installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili ed esclusivamente nell’ambito e con le modalità di cui al paragrafo 17.

    Si deve quindi richiamare il paragrafo 17:

    17. Aree non idonee
    17.1. Al fine di accelerare l’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, in attuazione delle disposizioni delle presenti linee guida, le Regioni e le Province autonome possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti secondo le modalità di cui al presente punto e sulla base dei criteri di cui all’allegato 3. L’individuazione della non idoneità dell’area è operata dalle Regioni attraverso un’apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale che identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento, in determinate aree, di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti, i quali determinerebbero, pertanto, una elevata probabilità di esito negativo delle valutazioni, in sede di autorizzazione.

    Si vede quindi che l’individuazione delle aree non idonee è necessaria al fine di accelerare l’iter di autorizzazione, poiché altrimenti il proponente incorre in una elevata probabilità di esito negativo delle valutazioni, in sede di autorizzazione.

    A giudizio i questa azienda quindi la definizione delle aree non idonee riguarda gli impianti sottoposti ad autorizzazione.
    Ma il mini-eolico (fino a 60 KW) non è un impianto soggetto ad autorizzazione.

    Le stesse linee-guida non includono tali impianti al titolo 2 art. 10 che parla del regime giuridico delle autorizzazioni ma all’art. 11 che riguarda gli impianti in DIA ed in libera attività; non sono quindi impianti soggetti ad autorizzazione.
    Lo dice bene la Tabella 1 (punto 12.9) che descrive, per i vari tipi di impianto le condizioni da rispettare.
    Quando giunge al mini eolico da 0 a 60 KW al punto 12.6 sotto la colonna “ modalità operative e di installazione “ appare un chiaro NESSUNA e alla colonna seguente “ulteriori condizioni” ancora un NESSUNA.

    Il mini-eolico è inquadrato al punto 11, che riguarda solamente gli impianti di libera edilizia e quelli sottoposti a DIA ed è una procedura pensata nel rispetto del principio di non aggravamento del procedimento.

    L’interessato agisce con la procedura DIA e quindi con una procedura basata sulla autocertificazione, che non necessita di approvazione. Tanto è vero che non è necessario nessun atto positivo da parte del Comune.
    Può ipotizzare la costruzione di una turbina eolica in qualsiasi parte del territorio, ma (ed è qui l’elemento di tutela del paesaggio e dell’ambiente) se l’impianto è sito in aree comunque protette o tutelate, deve allegare alla DIA l’atto di svincolo emesso dall’Ente che esercita la tutela o (in alternativa) sarà il Comune a convocare una conferenza di servizio invitando gli Enti tutelanti.

    Si tratta di una procedura semplice, come chiedono le norme comunitarie, e nello stesso tempo pienamente tutelante.

    Infatti in aree comunque tutelate è SEMPRE un organo dello Stato (quello che gestisce la tutela) a rilasciare o negare l’atto di svincolo.
    La mappa delle aree vincolate è già consolidata ed estesa e quindi non può, con questa procedura, accadere che un mini-eolico possa essere insediato in un’area protetta senza un esplicito assenso pubblico.

    Il principio ispiratore è assolutamente semplice: mentre il grande eolico interessa comunque una area di territorio e quindi è soggetto a controlli e vincoli di tipo “areale” il mini eolico è una singola installazione ed è quindi di tipo “puntuale” ed è valutata sulla incidenza che può avere in quello specifico punto dell’area tutelata.

    Invece la Regione Emilia Romagna ha del tutto disatteso questa novità inserita nelle linee-guida.
    Nel cap. 2 che tratta dell’energia Eolica la Delibera Regionale stabilisce le aree non idonee in maniera indifferenziata per tutti gli impianti, senza distinzione di taglia, contravvenendo a quanto previsto nelle linee-guida, che esplicitamente prevedono la differenziazione delle normative a seconda della potenza.
    Anche parlando di impianti sottoposti ad Autorizzazione Unica (grande eolico) le linee guida precisano:

    b) l’individuazione delle aree e dei siti non idonei deve essere differenziata con specifico
    riguardo alle diverse fonti rinnovabili e alle diverse taglie di impianto;
    c) ai sensi dell’articolo 12, comma 7, le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici non possono essere genericamente considerate aree e siti non idonei;
    d) l’individuazione delle aree e dei siti non idonei non può riguardare porzioni significative del territorio o zone genericamente soggette a tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, né tradursi nell’identificazione di fasce di rispetto di dimensioni non giustificate da specifiche e motivate esigenze di tutela. La tutela di tali interessi è infatti salvaguardata dalle norme statali e regionali in vigore ed affidate nei casi previsti, alle amministrazioni centrali e periferiche, alle Regioni, agli enti locali ed alle autonomie funzionali all’uopo preposte, che sono tenute a garantirla all’interno del procedimento unico e della procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale nei casi previsti. L’individuazioni delle aree e dei siti non idonei non deve, dunque, configurarsi come divieto preliminare, ma come atto di accelerazione e semplificazione dell’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, anche in termini di opportunità localizzative offerte dalle specifiche caratteristiche e vocazioni del territorio;

    Ma la smentita più clamorosa all’impianto legislativo della Regione viene dall’allegato 4 delle Linee Guida, quello intitolato : IMPIANTI EOLICI: ELEMENTI PER IL CORRETTO INSERIMENTO NEL PAESAGGIO E SUL ERRITORIO
    Basta arrivare al punto 2 di tale allegato e si trova scritto:
    2. CAMPO DI APPLICAZIONE
    Il presente allegato si applica agli impianti eolici industriali soggetti all’autorizzazione unica di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, nel rispetto delle norme vigenti in materia di tutela dell’ambiente e del paesaggio.

    Quindi non si applica agli impianti fino a 60 KW a riprova di quanto detto prima e cioè che le linee guida per gli impianti sotto 60 KW disegnano un procedimento del tutto diverso da quello riservato agli impianti soggetti ad Autorizzazione Unica.

    Invece per la Regione Emilia Romagna TUTTI gli impianti eolici (con una sola eccezione che vedremo di seguito) debbono sottostare agli elementi per il corretto inserimento ed infatti la non idoneità è omnicomprensiva, totale e generalizzata.

    Infatti in tutta la norma emanata dalla Regione Emilia Romagna il limite di 60 KW con la differenza di procedura così ben disegnata dalle linee-guida non c’è traccia.

    La Legge regionale giustifica questo accanimento contro il mini eolico : evitare che venga sottratto territorio agricolo alla sua naturale vocazione.

    E’ il caso di esaminare i fatti: Un eolico da 60 KW occupa come basamento un’area di 5×5 ml e quindi 25 mq.
    Il mini-eolico non forma “campi” eolici, ma è un “unicum” sul territorio è un impianto isolato, ma ammettiamo che sia parte di un complesso di turbine. La distanza di non interferenza da impianti vicini è di circa 6 diametri e quindi, di circa 80 ml.
    Ogni turbina ha quindi “bisogno di un’area di 80 x 80 mq e cioè 6.400 mq.
    25 mq su 6.400 rappresentano lo 0,0039%. E’ questa la sottrazione di territorio agricolo od è solo una citazione pretestuosa?

    Esaminando il punto F) della deliberazione si ha una ultima ed ulteriore conferma della distorsione di tutto l’impianto.

    Infatti si dice :
    F) Prescrizioni per gli impianti eolici
    Nelle aree considerate dal presente atto idonee alla localizzazione di impianti eolici, sia in fase di progettazione degli impianti eolici che in fase di valutazione di compatibilità dei progetti presentati, si deve tenere conto degli elementi per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio, previsti nell’Allegato 4 al Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 10 settembre 2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”.
    Ai fini dell’autorizzazione degli impianti eolici, la valutazione di incidenza deve essere effettuata anche qualora l’impianto sia collocato nella fascia di protezione di 5 km dal confine delle aree incluse nella Rete Natura 2000. Per gli impianti eolici da realizzare al di fuori della suddetta fascia di protezione, la valutazione di incidenza deve essere effettuata qualora siano prevedibili incidenze significative sul sito.

    Come si vede, anche qui, nessuna diversificazione tra impianti in DIA e quelli in Autorizzazione Unica, sono esattamente sovrapposti, come NON dovrebbero essere.
    Anzi si richiama quell’allegato 4 di cui prima abbiamo dimostrato l’applicabilità solo agli impianti in A.U.
    Invece la Regione Emilia Romagna chiede addirittura dichiarazioni di incidenza e cioè elaborati tipici della Autorizzazione Unica, benché le Linee Guida dicano espressamente:

    11.1. Nel rispetto del principio di non aggravamento del procedimento di cui all’articolo 1, comma 2, della legge n. 241 del 1990, per gli impianti di cui al paragrafo 12 , l’autorità competente non può richiedere l’attivazione del procedimento unico di cui all’articolo 12, comma 4, del decreto legislativo n. 387 del 2003.

    E gli impianti di cui si parla sono proprio quelli installabili con DIA, cioè con potenza inferiore a 60 KW.

    La Regione Emilia Romagna fa una eccezione.
    Ma non è quella prevista dal D.Leg.vo Marzo 2011 all’art. 6 che consente:

    9. Le Regioni e le Province autonome possono estendere la soglia di applicazione della, procedura di cui al comma 1 agli impianti di potenza nominale fino ad 1 MW elettrico.

    Con questa norma le Regioni possono estendere la procedura di DIA oltre il limite di 60 KW. E fino ad 1 MW.
    No, la Regione Emilia Romagna ha rovesciato il “possono estendere” e l’ha cambiata in una norma restrittiva, prevedendo agevolazioni normative solo per impianti sotto 20 KW.
    Questa soglia di 20 KW non appare in nessuna norma e chiaramente la Regione non ha nessun potere di cambiare le taglia già stabilite. Ne va dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ai sensi dell’art. 3 della Costituzione Italiana perché a stabilire le taglie di potenza sono una serie di leggi nazionali, riassunte nelle Linee-Guida:

    12.6. Sono realizzabili mediante denuncia di inizio attività:
    a) impianti eolici non ricadenti fra quelli di cui alla lettera a) ed aventi capacità di generazione inferiore alle soglie indicate alla Tabella A allegata al d.lgs. 387 del 2003, come introdotta dall’articolo 2, comma 161, della legge n. 244 del 2007.
    E la Tab. A ha un punto di svolta a 60 KW e non già a 20 KW.
    Ma anche i “fortunati” del 20 KW hanno poco da esultare. Devono dimostrare che il loro impianto produce per più di 1.800 ore equivalenti all’anno.
    Chi lavora, davvero, nel settore, sa che nessun mini-eolico è in possesso di una certificazione sulla curva di potenza. L’unica eccezione è la Libellula 55 che è stata esaminata dal GSE. Nessun impianto da 20 KW anche sulla base di un vento certificato, potrà mai dimostrare di produrre per 1.800 ore equivalenti per la semplice ragione che il fattore di moltiplicazione tra vento ed energia è, appunto, la curva di potenza, che è un dato unilaterale del costruttore e quindi qualsiasi funzionario comunale potrà rifiutarlo e chiedere un dato certificato.
    Ma anche la rilevazione della ventosità è un fatto che attiene il rischio di impresa, perché per gli impianti di mini-eolico non è conveniente fare campagne anemometriche preventive poiché il costo di tali campagne è incompatibile con l’investimento.
    Sempre questa taglia emiliano-romagnola dei 20 KW può essere installata in una serie di siti SIC e ZPS (ma avrà bisogno comunque dell’atto di svincolo di cui alle linee-guida? Questo non si capisce, letteralmente, dalla deliberazione) ma a condizione che sia installata per l’autoproduzione.
    Il regime di autoproduzione o di scambio sul posto è quello idoneo alla micro-generazione in quanto fa risparmiare sulla bolletta.
    La produzione di energia da rinnovabili è però una necessità nazionale e per questo gli impianti sopra i 5 KW sono di norma collegati con la rete e l’energia prodotta viene avviata al consumo generale, poiché ha la priorità di vettoriamento, ed in questo modo si sostituisce alla produzione elettrica da fonte fossile.
    L’Italia ed il mondo non hanno bisogno di “consumatori”, ma di “produttori” di energia rinnovabile.
    Per i consumatori valgono invece le norme del risparmio energetico, ed invece l’autoproduzione è stimolo, semmai, allo spreco.
    Il problema è “socializzare” sistemi di produzione e di consumo ambientalmente ed eticamente corretti, mentre la dimensione dell’autoconsumo “privatizza” il problema e lo abbassa a mera “convenienza” economica.
    Ed in fondo nemmeno questo, perché con la Tariffa Omnicomprensiva a 30 c€/KWh produrre energia pulita per la rete è assai più conveniente.

    Proponiamo quindi una completa rivisitazione della deliberazione in oggetto,previa apertura di un tavolo di consultazione con le associazioni ambientali, ANEV e piccole aziende produttrici.

    Aria srl è una piccola azienda di Prato che produce direttamente la turbina Libellula 55 KW totalmente con componenti e con brevetti italiani. La fornitura dei componenti proviene anche dalla Regione Emilia Romagna.
    Si tratta della turbina eolica di maggiore taglia prodotta da una azienda italiana.

    (Enzo Raspolli)

  29. La soc. ARIA srl ha inviato le proprie osservazioni a tutti i Gruppi del Consiglio Regionale Emilia Romagna: daremo conto, anche su questo sito dei riscontri che vi saranno.
    Sia chiaro, a tutti i cittadini, che con questa legislazione regionale il mini eolico in Emilia Romagna è morto e le aziende innovatrici che, dopo decenni, tentano di riportare l’Italia in questo settore possono chiudere. Per garantire il declino del Paese ci vogliono iniziative come quella della Regione.
    Poi le dichiarazioni di principio sono roboanti, da parte della politica, ma noi vorremmo solamente lavorare, non fare ideologia.

    (Enzo Raspolli)

  30. Sono Cristian Paglia, direttore lavori per l’installazione dell’impianto minieolico… Potrei ripetere esattamente quanto già scritto dal Sig. Vaiani per conto di Energywind, pertanto non voglio dilungarmi in ripetizioni. Sottolineo però nuovamente l’inerzia dell’Amministrazione e dell’Ente Parco, informati nel giugno 2010 della realizzazione dell’impianto, e del Corpo Forestale, informato con congruo anticipo dell’inizio lavori. Vorrei sapere quale sia la violazione delle norme paesaggistiche dal momento che il Comune di Collagna ha approvato il progetto nel febbraio 2011 con lettera protocollata (n. 370) dopo averlo sottoposto alla “Commissione per la qualità architettonica e il paesaggio” che si è espressa favorevolmente nel novembre 2010 (verbale n. 09/2010). Credo sia un’occasione persa per le amministrazioni per incentivare la produzione di energia pulita e per dimostrare nei fatti una migliore lungimiranza e coraggio e, perchè no, essere in prima linea per investire in energia rinnovabile senza dover aspettare che sia un privato ad esporsi finanziariamente e non solo, in mezzo a tante difficoltà anche di carattere burocratico. E’ sufficiente oltrepassare il crinale per trovare in Toscana parchi eolici con strutture di dimensioni ben maggiori (facilmente individuabili anche dal mare). Che il problema energetico sia attuale è fin troppo scontato, non sono io a dirlo, e credo che il nostro territorio sia deturpato da interventi edilizi ben peggiori proprio in località Cerreto, che davvero sembrano non tenere conto di alcuna norma paesaggistica. Non capisco come si possa affermare che un impianto eolico non crei beneficio alla collettività, visti i dati relativi a emissioni nocive evitate e rimboschimento equivalente. Si sta perdendo un’occasione per una politica e un dibattito costruttivi.
    Saluti.

    (Cristian Paglia)

  31. In ordine alla produzione di energia da fonte eolica, è da considerare che la sua sostenibilità al confronto di utilizzi di altre fonti può essere preferibile.
    Il punto vero è però utilizzare le nuove tecnologie del piccolo eolico ad asse
    verticale il quale oltre a diffondere l’utilizzo per usi domestici e della piccola
    produzione, non ha alcun impatto ambientale.

    La pala ad asse verticale utilizzata sul Cerreto è di vecchia tecnologia riciclata
    e indubbiamente impattante quanto in produttiva.

    Ing.Orlando Lozzi

  32. Caro Bagni, NO. La norma nazionale prevede che in aree protette il mini eolico si possa installare a condizione che l’Ente che esercita la tutela esprima il proprio parere favorevole. Non esistono divieti pre-costituiti, generalizzati ed estesi. Infatti il mini-eolico (sotto 60 KW) non va in procedura autorizzativa ma in Dichiarazione di inizio attività. La norma (Linee-Guida 2010 art. 11) è la seguente: “Nel caso di interventi soggetti a Dia, in relazione ai quali sia necessario acquisire concessioni di derivazioni ad uso idroelettrico, autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse sono acquisite e allegate alla Dia, salvo che il Comune provveda direttamente per gli atti di sua competenza”. E’ stata invece la Regione Emilia-Romagna che ha recentemente introdotto, in contrasto con le norme nazionali e senza capirne la logica, il limite dei 1.200 m.s.l.m. come ho contestato un paio di post sopra.

    (Enzo Raspolli)

  33. Visto che ho iniziato l’interessante dibattito, vorrei contribuire (forse concludere, visto che i commenti stanno diminuendo e l’argomento è uscito dall’homepage) con un ulteriore punto di vista. Abbiamo visto i dettagliati commenti con il punto di vista degli installatori e dei costruttori. Riporto, per conoscenza, il punto di vista di chi è contrario all’installazione dell’eolico sui crinali: “L’Emilia-Romagna è una regione storicamente priva di mulini a vento e con caratteristiche non favorevoli all’eolico-industriale, come conferma la previsione della stessa ANEV per il 2020 che fa ammontare, in base ai suoi modelli, il massimo installabile in regione a soli 200 MW (su 16.200 MW installabili in Italia, già largamente superiori ai 12.000 MW del PAN, Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili). Ulteriore conferma a questa mancata vocazione del territorio sono i due soli impianti attualmente in funzione, entrambi in provincia di Bologna, sul monte Galletto ed a Casoni di Romagna, per complessivi 26 aerogeneratori ed una potenza installata di 16,3 MW che hanno generato appena 20.624 MWh di energia elettrica lorda nel 2009 per un totale di 1.265 ore utili, inferiori quindi alla già bassa media nazionale e tali da non garantire una qualsivoglia profittabilità a questi investimenti senza incentivazione statale”. Il testo citato si trova qui:
    http://reteresistenzacrinali.wordpress.com/documenti/situazione-degli-impianti-eolico-industriali-in-emilia-romagna/
    Leggo poi (sul Resto del Carlino di domenica 25 settembre scorso) che Leonardo Maugeri, ex direttore dell’Eni, sostiene che in Italia “non investiamo sui laboratori ma spendiamo per incentivare l’eolico in un Paese sostanzialmente senza vento”. A quel punto mi sono incuriosito e ho cercato le mappe della ventosità in Europa. Quelle d’Europa non le ho trovate, non posso stare su internet tutto il giorno – volevo fare il confronto con l’Italia, ovviamente – ma ho trovato in Rete l’atlante eolico del CESI-Università di Genova, dal quale si rileva che il vento, in Italia, si trova prevalentemente al centro-sud e isole; in Emilia, quel poco che c’è è concentrato – guarda caso – sul crinale appenninico. E, in effetti, la gran parte delle installazioni di eolico industriale si trova al centro-sud. Per saperne di più si può guardare il servizio di Report (Girano le pale) qui:
    http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-56b9b197-40cb-4d37-90d6-58cdd84209a7.html?refresh_ce
    In quel servizio di Report si discute, tra le altre cose, delle domande di allacciamento alla rete elettrica di impianti di energia rinnovabile; il direttore delle relazioni esterne di Terna (gestore della rete elettrica italiana) afferma che le richieste sono pari a 120.000 megawatt, a fronte di un fabbisogno energetico del Paese che è meno della metà (56.000 megawatt). Dunque? Dobbiamo correre verso il progresso perchè siamo un paese arretrato? Non mi pare. Dopodichè il giornalista elenca i progetti di impianti eolici sul crinale tosco-emiliano: ne conta tredici. Parliamo di eolico industriale, mica minieolico. Penso che sia naturale che chi fabbrica turbine eoliche le voglia promuovere. Ma non credo all’equazione turbina eolica=progresso. Il progresso, dal mio punto di vista, consiste nel saper valutare i pro e i contro di ogni investimento, a livello nazionale (considerando che, tra l’altro, in una economia e ambiente globali, il livello nazionale non sia neppure il più indicativo) considerando in modo complessivo gli effetti sull’economia e sull’ambiente. Quando ho spedito la mia letterina a Redacon ero solamente sorpreso. Nel frattempo mi sono informato e penso che la questione non sia l’impatto di una pala minieolica ma quello ben maggiore di una possibile serie di installazioni eoliche industriali sul crinale, in un contesto nazionale in cui le energie alternative vengono viste come terra di conquista di incentivi pubblici (il che significa, in parole povere, spostare i soldi dalle mie tasche di contribuente a quelle di chi investe su tali impianti), in carenza di un piano nazionale organico. E non è che siamo un Paese arretrato; per quanto riguarda l’eolico mi risulta che l’Italia sia il terzo paese in Europa per potenza installata. Se qui vediamo (purtroppo, afferma qualcuno) poche pale è perché c’è poco vento. Ma non disperiamo, il “progresso” sta arrivando anche qui. Speriamo di avere anche noi tanto eolico industriale – non in pianura, dove non tira un filo d’aria – ma sul crinale, dove c’è il vento.

    (Giorgio Bertani)

    • Mappa trovata! La mappa europea del vento (si trova qui: http://www.windatlas.dk/Europe/landmap.html) spiega a colpo d’occhio l’affermazione di Leonardo Maugeri (ex manager ENI), che evidenzia come l’Italia sia “un paese sostanzialmente senza vento”. Si nota molto bene come la disponibilità di energia eolica sia concentrata nel Centro-Sud d’Italia. Noi emiliani siamo “azzurri”, come tutto il resto del Nord…

      (Giorgio Bertani)

  34. Noi che abbiamo installato decine di anemometri sull’appennino dobbiamo smentire questi tecnici improvvisati. Sull’appennino Tosco-Emiliano ci sono centinaia di siti con ventosità sufficiente. La riprova non la danno i blog, ma le banche. Se un sito non ha vento, dopo misure tarate e certificate, nessuna banca al mondo finanzia lo sviluppo di impianti. Di contro, se lo finanzia, vuol dire che il vento c’è. Mai avuto un errore. Nessuno finanzierebbe una fabbrica di guanti in un paese di monchi.
    Il problema vero è che la Regione Emilia Romagna ha vietato l’eolico in tutti i siti ventosi .
    Quindi nessuno lo farà.
    Ipocrisia maggiore non poteva esserci.
    Diciamo quindoi la verità: la Regione Emilia Romagna NON VUOLE l’eolico, neppure il mini-eolico fatto da cittadini emiliani che investono, danno lavoro e rischiano del proprio per produrre energia pulita a vantaggio di tutti e ricavando, se sono bravi, un reddito che rimane nella regione.
    Solo che non ha il coraggio di dirlo apertamente ed ha inventato questo meccanismo perverso, per cui dove si potrebbe fare eolico viene proibito, mentre dove non si può fare è permesso.
    Le chiacchiere sulla Green Economy sono, appunto, chiacchiere e voi siete i cittadini di questa regione, con diritto di farvi sentire.

    (Enzo Raspolli)

  35. Non so se il sig. Raspolli consideri il sottoscritto un “tecnico improvvisato”. Le affermazioni e i dati che ho citato non sono mie considerazioni personali, ma studi dell’Università di Genova e affermazioni di un manager ENI. Io parlo da privato (provato, anche) cittadino, preoccupato dal fatto che gli incentivi all’eolico provengono dalla bolletta ENEL – che tutti riteniamo carissima; lo è, infatti, perché lo Stato finanzia attraverso il prelievo in bolletta (ovvero tasse – le componenti A1, A2 eccetera) scelte politiche che nulla hanno a che vedere con la fornitura del servizio. In quelle ‘componenti’ ci stanno il nucleare, gli inceneritori, il solare, l’eolico e quant’altro. Fanno circa 300 milioni di euro di tasse occulte. Come pagare il Servizio Sanitario Nazionale attraverso l’assicurazione auto. Almeno, quella quota è detraibile.
    Vedo anche confermata quella che poteva sembrare un’esagerazione di persone contrarie all’eolico per principio (sta in uno dei link che ho segnalato): “I volontari – in assenza di collaborazione, anche minima, da parte delle pubbliche amministrazioni – ci segnalano in tutta la regione la comparsa di sempre nuovi anemometri, sintomo certo di impianti futuri, collocati in genere in corrispondenza dei luoghi e dei sentieri che le mappe edite dal CAI e dalla stessa Regione Emilia Romagna indicano come “panoramici”. Magari, allora, sarà vero anche che sull’Appennino bolognese avremo presto una serie di pale alte 150 metri. Benvenuto, Progresso!

    (Giorgio Bertani)

  36. Sig. Bertani, la mappa che lei propone è di una approssimazione unica!
    Il sito di Pontedera di cui ho direttamente curato lo sviluppo di un parco eolico, secondo la sua mappa, non sarebbe idoneo, tanto per dire. Figuriamoci se con una mappa che divide l’Italia in due parti, senza tener conto dei rilievi ecc. può essere definita un documento tecnico. Per quaanto riguarda gli incentivi alle rinnovabili tenga conto che l’energia da rinnovabile non provoca danni ambientali e alla salute e quindi già si ripagano in questo modo, ma se non si producesse energia da rinnovabili dovremmo spendere molto di più nelle multe da pagare per il mancato rispetto degli obbiettivi di Kyoto.
    Per quanto riguarda infine i “futuri” parchi eolici la loro valutazione avviene secondo la procedura di VIA che è la più complessa in Europa ed alla quale partecipano tutti gli Enti interessati (CAI compreso) e tutte le associazioni ambientali.
    In Toscana con questa procedura sono stati bocciati il 64% dei progetti presentati, tanto per dire.
    Lei invece non vuole un giudizio di merito, ma un NO a priori.
    Siamo alle solite, altrimenti l’Italia non sarebbe un pese in declino, con i NO a tutto, ed in Emilia-Romagna anche al mini-eolico, tanto per non farsi mancare nulla.
    Si potrebbero vietare anche gli anemometri, come suggerisce lei, così il diavolo si terrebbe lontano.

    (Enzo Raspolli)

  37. Signori cari non rispondo a nessuno di voi, ma lascio comunque un mio parere.Sicuramente l’installazione di un impianto eolico viene realizzato in posti dove c’è vento sufficiente per produrre energia pulita, e comunque è sicuramente meglio una pala eolica che una distesa di pannelli fotovoltaici su dei campi una volta coltivati e forse da tornare a coltivare. Comunque io ho la soluzione 2 belle centrali nucleari, una ad Arcore e l’altra dove abita la Santanchè.

    (Cecchini Giuseppe)

  38. Qual è l’effetto visivo di un impianto eolico sul crinale? Non ho detto ‘impatto’, ho detto ‘effetto’, così siamo tutti pari.
    Questo link http://picasaweb.google.com/alberto.santinelli/MonteGotteroM1639AppenninoLigureE#5528685236472887906 documenta l’effetto di un piccolo impianto eolico (quattro pale) al Passo della Cappelletta, nell’Appennino ligure.
    Non sono per NO a priori, e neppure per il SI a priori. Sono per discutere, possibilmente PRIMA e non DOPO.
    Qualcuno dirà che è un bel richiamo turistico, buono per portarci i bambini a vederlo la domenica mattina. Qualcun’altro sarà meno entusiasta…

    (Giorgio Bertani)

  39. L’eolico si vede.
    O lo si accetta o si dice che non se ne fa di nulla ed allora si sceglie, di fatto, il nucleare o il carbone. Questo per un minimo di onestà intellettuale.
    Comunque quello proposto a Collagna era un impianto di mini-eolico, sotto 60 KW sottoposto ad una normativa del tutto diversa.
    Assimilare quella singola pala da 55 KW ad un impianto di 4 turbine per complessivi 2400 KW non è un grande esempio di informazione corretta.
    Ma, per dare ancora elementi di valutazione allego l’elenco delle turbine da 55 KW prodotte ed installate dalla stessa società che le costruisce a Prato con componenti anche di provenienza emiliana:
    Comune Provincia Regione N° generatori
    Castellina M.ma Pisa Toscana 1
    Rocchetta S. Antonio Foggia Puglia 1
    Rocchetta S. Antonio Foggia Puglia 1
    Buccino Salerno Campania 1
    Montoggio Genova Liguria 1
    Campiglia M.ma Livorno Toscana 1
    Melfi Potenza Basilicata 1
    Genzano di Lucania Potenza Basilicata 1
    Melfi Potenza Basilicata 2
    S. Maria del Taro Parma Emilia Romagna 1
    Melfi Potenza Basilicata 1
    Troia Foggia Puglia 1
    Vallesaccarda Avellino Campania 1
    Vallesaccarda Avellino Campania 1
    S. Paolo Civitate Foggia Puglia 1
    Collagna Parma Emilia Romagna 1
    Melfi Potenza Basilicata 1
    Lecce Lecce Puglia 2
    Roseto Valfortore Foggia Puglia 1

    (Enzo Raspolli)

    • L’eolico si vede. Posizionato in un Parco Nazionale o in una zona industriale, infatti, l’effetto è molto diverso. Con questo link http://www.comune.pontedera.pi.it/galleria/displayimage.php?album=208&pos=5
      si vedono le immagini di un parco eolico a Pontedera, in zona industriale, vicino alla fabbrica della Piaggio, realizzato, mi pare, dal Comune di Pontedera. Concordo pienamente con la scelta di collocare un impianto del genere in una zona industriale.
      Non sono un giornalista e quindi non faccio informazione. Cerco, piuttosto, di informarmi. Parlo da semplice cittadino, mi faccio delle domande e le giro anche ai lettori di Redacon. Tutto qui.
      Sono perfettamente d’accordo sul fatto che un minieolico non sia confrontabile con pale da 100 metri. La questione è che impianti di tipo industriale sono GIA’ stati collocati in aree del crinale appenninico, e quindi non è escluso che lo siano anche al passo del Cerreto. E’ su questa logica che vorrei discutere, non sul caso specifico di una turbina minieolica.
      Discutere della localizzazione di un impianto eolico non vuol dire automaticamente che ci si schiera per il nucleare o per il carbone. Per onestà intellettuale bisognerebbe riconoscere che si può arrivare allo stesso risultato con scelte diverse; le scelte di politica energetica non sono univoche. Si può risparmiare energia non rinnovabile consumando meno, per esempio con scelte di risparmio energetico, invece di cambiare fonte energetica. Poi, fatti i dovuti confronti, e messa sul piatto anche la collocazione su un territorio sensibile, si faranno le scelte. Ricordo che il paesaggio è un bene tutelato dall’art. 9 della Costituzione.

      (Giorgio Bertani)

  40. Io dico solo che è triste se non da ignoranti mettere i bastoni tra le ruote ad un progetto che promuove le energie rinnovabili, in questo caso quella eolica. Anche se non è un’iniziativa pubblica, ben vengano i privati che decidono di investire il loro capitale in iniziative che promuovono la salvaguardia dell’ambiente e del nostro territorio; ci sono edifici ed opere ben più impattanti dal punto di vista ambientale che però a nessuno danno fastidio. Bisognerebbe solo essere felici della realizzazione di un’opera pulita come questa, piuttosto che tirare in ballo argomentazioni politiche e tecniche! Questo è il mio modesto pensiero.

    (Chiara Ovi)

  41. Certo che è molto meno impattante una centrale nucleare a Viadana o a Foce Magra…

    Seriamente.
    E’ consolante che la opinione del sig. Bertani, peraltro del tutto lecita, non sia prevalente. Si tratta fra l’altro di una mini-pala da 60 kW e forse 30 m di altezza al mozzo. Ben altro rispetto al gigantismo che imperversa nel Nord Europa.
    Del tutto condivisibile che le procedure autorizzative siano chiare e trasparenti, così come le eventuali sanzioni per chi non le rispetta.

    (William Morellini)

    • Cito ciò che ho scritto un paio di commenti più sopra, a proposito della pala da 60 KW:
      “Sono perfettamente d’accordo sul fatto che un minieolico non sia confrontabile con pale da 100 metri. La questione è che impianti di tipo industriale sono GIA’ stati collocati in aree del crinale appenninico, e quindi non è escluso che lo siano anche al passo del Cerreto. E’ su questa logica che vorrei discutere, non sul caso specifico di una turbina minieolica.”
      Tra l’altro, il “gigantismo che imperversa nel Nord Europa” ha una sua chiara ragion d’essere, dal momento che in Nord Europa la velocità e quantità del vento sono molto più elevate che in Italia; non avrebbe, per lo stesso motivo, una chiara ragion d’essere in Nord Italia, dove il vento, in base ai dati della letteratura scientifica, è scarso e piuttosto lento.

      (Giorgio Bertani)