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Libro in tedesco di autore tedesco sulla tragedia delle deportazioni a Kahla dal nostro Appennino

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E' arrivato in questi giorni, fresco di stampa, l'imponente studio di un giovane ricercatore tedesco, Marc Bartuschka, sui campi di lavoro di Kahla, le fabbriche della REIMAHG, in cui morirono  migliaia di deportati italiani ed europei. Nelle gallerie scavate sotto la collina del Walperberg si costruiva un nuovo prototipo di cacciabombardiere, il Messerschmitt 262, voluto da Goering per potenziare le azioni di guerra aerea. L'autore approfondisce in particolare le condizioni a cui furono sottoposti i lavoratori forzati. In quel luogo furono portati anche molti nostri conterranei, dall'Appennino reggiano, e vi morirono in gran numero, come documentato dagli studi sull'argomento di Giovanna Caroli e Cleonice Pignedoli.

Da quest'ultima Marc Bartuschka ha ottenuto dati, documenti e nominativi per offrire un quadro anche delle vicende dei deportati italiani. Sulla copertina del volume vi è il volto di Guido Ruffini, di Castelnovo ne' Monti, schedato il 24 ottobre del 1944 ad Erfurt, con il numero 52/26,  prima di  essere inviato a Kahla per essere “rieducato” attraverso il lavoro. Era insieme a suo fratello gemello Pierino, che morì a Kahla insieme ad altri sei cittadini di Castelnovo di maltrattamenti,  fame  e infinite sofferenze.

Il giovane ricercatore ha lavorato per quattro anni, esplorando archivi e fonti documentarie nuove, raccogliendo testimonianze dai deportati di tutta  Europa. Gli studenti tedeschi ora potranno imparare la tragedia del nazifascismo anche dalle parole di Armido Mattioli, Saulle Campana, Aneto Caluzzi, Onilio Ori, Ladislao Paglia, Sante Sassi, Afro Vasirani, Egidio Zini.

Il volume è stato donato dalla prof.ssa Pignedoli alla biblioteca comunale di Castelnovo ne' Monti, in cui si trovano  tutti i saggi usciti in Italia su Kahla. Il libro può essere acquistato anche on line nel sito della casa editrice www.wallstein-verlag.de.

 

2 COMMENTS

  1. Mi permetto una piccola correzione: il Me 262 non fu un prototipo, ma un caccia entrato regolarmente in produzione ed operativo nella Luftwaffe. Bimotore a reazione, era l’aereo più veloce al mondo al tempo della sua comparsa. Fortunatamente arrivò troppo tardi e la sua produzione fu frazionata in troppi modelli (oltre al caccia “puro”, conformazione in cui si esprimeva al massimo, anche caccia notturno e cacciabombardiere per attacchi al suolo); non influì sull’andamento ormai deciso del conflitto. Purtroppo però incise, eccome, sulla vita dei tantissimi prigionieri del campo di Kahla.

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