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Parlare… ma soprattutto ascoltare

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Di solito – quando lo si fa – se ne parla. Da scranni più o meno autorevoli. Decisamente più interessante è stato invece ascoltare direttamente dalla viva voce degli interessati quanto dovrebbe essere il punto di partenza per potere poi discutere con maggiore cognizione di causa. Per eliminare il più possibile il pregiudizio che spesso, anche talvolta inconsapevole, ci alberga dentro. Parliamo di immigrazione. Punto delicato in senso culturale ancor prima che politico. Ma ineludibile, col quale ciascuno di noi si trova a fare i conti. E quindi… tanto vale farli, questi conti, possibilmente senza esserci trascinati per i capelli!

Aver ascoltato storie sulle problematiche più urgenti che affrontano le persone che si trovano a far parte della società italiana (a volte perfettamente integrati e portatori di diritti pieni, più spesso probabilmente no) è stato il lato felice rivelatosi, forse anche oltre le aspettative degli organizzatori, nell’ultimo incontro in programma per il ciclo letterario “Foglie e fogli” organizzato dall’assessorato alla cultura del Comune di Castelnovo ne’ Monti e tenutosi qualche sera fa al Centro culturale polivalente. A condurre Damiano Razzoli; con lui, sul palco, Francesca Correggi, assessore, Normanna Albertini, insegnante e scrittrice, Federico Zannoni (di cui si presentava un saggio frutto di una ricerca sul campo condotto con Antonio Genovese e Federica Filippini: "Fuori dal silenzio") e Marco Wong, anch'esso autore. Ma sul palco, via via che la serata procedeva, si può dire che alla fine idealmente ci si erano accomodati un po’ tutti i presenti. Infatti, una volta “rotto il ghiaccio”, diversi cittadini stranieri (provenienti da Albania, Marocco, Tunisia…) hanno narrato stralci della loro storia e del loro approccio e rapporto con l’Italia e le sue istituzioni. Cittadini stranieri che, nati qui, affermano di sentirsi italiani; che, senza rinnegare le proprie origini, hanno ribadito con una certa risolutezza di considerarsi italiani a tutto tondo. La normativa che regola lo stato di cittadinanza e le modalità per acquisirla si è rivelato ad esempio un tasto dolente.

Al proposito l’assessore Correggi ha ricordato che il Comune ha deliberato non più di un paio di settimane fa l’adesione alla campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto al voto alle persone immigrate, mettendosi anche a disposizione per una raccolta di firme a sostegno di due proposte di legge che vanno in tale direzione. Il Comune – come si legge nell’atto della giunta – intende “procedere ad un’attenta raccolta dei dati in merito alla presenza di giovani nati nel comune da famiglie di origine straniera e non in possesso della cittadinanza”. Sposando pertanto le ragioni di chi quella sera si è pronunciato, talvolta anche con difficoltà per via di una lingua a volte un po’ zoppicante e per l’emozione, mostrando in certo qual modo delusione per lo stato dell'arte in questo campo giuridico.

Una sessantina gli intervenuti. Dalla formale presentazione di un libro quale la serata doveva essere si può osservare che il “dibattito” più che seguire le parole di introduzione le ha permeate e superate per intensità e coinvolgimento. Si tratta di un tema sentito e che certamente dovrà presto o tardi trovare adeguate soluzioni legislative. Per la propria forza e “impellenza”, quindi anche al di là del pronunciamento energico del presidente della Repubblica dei giorni scorsi, in cui si definiva “follia, assurdità” non concedere la cittadinanza ai bambini della seconda generazione d'immigrati nati sul nostro suolo.

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Qualche dato

In Italia vivono circa 5 milioni di persone di origine straniera, pari all'8% della popolazione totale (stima Dossier Caritas Migrantes al 1° gennaio 2010). Persone con posizioni regolari, che hanno lasciato il proprio paese per trovare lavoro da noi, dove contribuiscono alla produzione della ricchezza e al benessere collettivo senza godere pienamente dei diritti civili. Di questi, circa 1 milione sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze nati da genitori di origine straniera. Questi ragazzi sono in buona parte nati in Italia, oppure vi risiedono da anni ricongiunti a genitori regolarmente residenti ma che non hanno ottenuto ancora la cittadinanza e per questo i loro figli all'anagrafe risultano appunto "stranieri". La legge italiana (L. 5.2.1992 n. 91 e i Dpr 12.10.1993 n. 572 e 18.4.1994 n. 362) prevede che i ragazzi nati nel nostro Paese solo al compimento della maggiore età si possano vedere riconosciuto il diritto a chiedere la cittadinanza e solamente nell'arco di tempo di un anno. Per chi non è nato in Italia o per chi non usufruisce dell'anno in cui poter accedere al diritto previsto, la cittadinanza diventa un percorso assai complesso in base alla legislazione in vigore e questo porta a che una generazione di giovani che si trova ad essere italiana di fatto diventi una generazione di non italiani. Esistono diverse proposte di legge depositate in Parlamento, provenienti da esponenti di vario orientamento politico, per la modifica della legge sulla cittadinanza; ed esiste un progetto di legge dell'Anci, l'Associazione nazionale comuni italiani, del 2006, per la proposta di voto alle elezioni amministrative ai cittadini stranieri regolari residenti in Italia.