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Anche la Fita Cna Reggio Emilia si unisce alla protesta nazionale contro l’aumento delle accise

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Marco Campanini

Riceviamo e pubblichiamo.

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Li abbiamo sentiti suonare il clacson a fine luglio contro l’aumento delle accise e li ritroviamo ora a protestare per un ulteriore rincaro che produce il duplice effetto, a livello locale come nazione, di compromettere la già precaria situazione finanziaria delle aziende e di aumentare i costi di esercizio che le imprese non riusciranno a ribaltare sul mercato. Anche i membri di Cna Fita Reggio Emilia, capeggiati dal presidente provinciale Marco Campanini e dal suo responsabile Giuliano Medici, si uniscono alla protesta nazionale contro l’aumento delle accise che, se nulla cambierà, data la drammaticità della situazione, potrà sfociare in un fermo del settore.

“Nessuno può ragionevolmente pensare che l’autotrasporto italiano sia in condizione di sostenere il peso di questa situazione – afferma il presidente Marco Campanini - l’autotrasporto è pronto a fare la sua parte di sacrifici per il Paese ma è necessario che il governo convochi i rappresentanti nazionali in tempi strettissimi per discutere e trovare le migliori soluzioni nell’interesse generale e del settore del trasporto merci. In assenza di un incontro tempestivo i gruppi dirigenti si riuniranno congiuntamente per decidere le iniziative da intraprendere, compreso un eventuale fermo del settore data la gravità in cui versa l’intero settore, invitando l’Unatras nazionale a convocare i propri organi per assumere le decisioni conseguenti che non potranno escludere anche le azioni più estreme”.

Ma secondo le indicazioni della presidente nazionale di Cna Fita Cinzia Franchini non è solo il governo a dover essere chiamato a rapporto. “E’ necessario riaprire il dialogo con la committenza per ricercare le risposte possibili a questa emergenza – spiega la Franchini – il passato governo si è 'dimenticato' di concludere l’iter dell’accordo siglato non definendo l’anello più importante, cioè l’applicazione delle sanzioni a carico dei committenti, ed è tempo di riprendere in mano queste tematiche". “Sono tre anni, dal 2008 – continua la Franchini - che incameriamo rialzi continui sul gasolio e i pedaggi, mentre il faticoso percorso dei costi minimi non viene recepito se non in sede legale. Un’opzione quest’ultima che ci vede sempre e comunque costretti a pregiudicare le nostre relazioni commerciali. Le nostre imprese invece non hanno più tempo e soprattutto hanno bisogno di strumenti operativi per contrastare questi continui aumenti.

La vertenza sui costi minimi che, vi ricordo, partì proprio dalla clausola del gasolio, ha di fatto radicalizzato il confronto con la committenza perdendo di vista i costi che realmente incidono e pregiudicano l’operare delle nostre imprese. Il risultato tangibile è noto a noi tutti: nessun costo minimo riconosciuto e tante speranze per qualche accordo di settore che oggi viene definitivamente vanificata dal parere che l’Antitrust ha prodotto qualche giorno fa. Continueremo la nostra battaglia, di fronte all’ennesimo aumento delle accise e con i chiari segnali di una recessione alle porte è necessario un cambiamento di approccio”.