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Se prende piede il nazionalismo…

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 Implacabili arrivano i moniti delle agenzie di rating, a pronosticare che nel 2012 nell’eurozona la recessione sarà più profonda di quanto previsto finora. A soffrirne saranno anche i Paesi esportatori come Germania, Austria, Olanda, Belgio e Finlandia. Per l’Italia non va certo meglio: è arrivato l'allarme del Centro studi Confindustria, che per l'Italia prevede un crollo del Pil dell'1,6 per cento. Anzi, secondo le parole del presidente degli imprenditori, Emma Marcegaglia. «La caduta del Pil potrebbe anche essere peggiore».  Avevamo del resto già registrato il crollo della produzione industriale a settembre (-4,8%), e secondo l'Istat si tratta della peggiore flessione congiunturale misurata dal dicembre 2008. A fronte di ciò si attendevano importanti risultati dal vertice europeo appena concluso. I risultati sono rimasti solo proclami sulla carta, perché le decisioni concrete sono svanite come neve al sole. In particolare, sembravo già “evaporati” i 200 miliardi che i paesi eurozona si erano impegnati a versare al Fmi (Fondo monetario internazionale) come “dote” per aiutare i paesi europei in difficoltà.

Di questi 200 miliardi non se ne sta vedendo neanche l’ombra; anzi è arrivato il secco “no” della Gran Bretagna al versamento di quella che sarebbe stata la sua quota (50 miliardi) . Quindi il progetto di “solidarietà” rimane lettera morta, mentre gli interessi nazionalisitci galoppano a velocità elevata.

Basti pensare che appena è stato reso noto un vago accenno ad ipotesi di attacchi speculativi ad una delle maggiori banche tedesche, che immediatamente il governo di Angela Merkel ha riattivato nel giro di 48 ore il programma Soffin (480 miliardi di garanzie statali a tutela del sistema bancario tedesco). Dunque le risorse esistono, ma restano all’interno degli Stati. L’Europa unita rimane un miraggio, o peggio una illusione alla quale non crede più nessuno, e soprattutto non vi credono più i mercati e gli investitori internazionali.

Sia consentito ricordare le parole di Bill Gross (PIMCO, il maggior fondo obbligazionario mondiale): “investire in titoli della zona Euro rimane rischioso”. E così l’Europa , i suoi Stati e le sue banche, rimangono con il cerino in mano. Ed è un cerino che “brucia” molto intensamente. Basti pensare che le 20 maggiori banche europee sono esposte verso titoli di Stato dei Paesi europei a rischio, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna (denominati Piigs) per oltre 340 miliardi di euro e più della metà (186 miliardi) sono bond italiani.

Secondo lo studio di Ricerche & Studi di Mediobanca sui bilanci semestrali delle 'big' del credito, al 30 giugno scorso la banca che detiene più titoli italiani è Intesa SanPaolo con 64,4 miliardi, seguita da Unicredit con 38,6 miliardi. Unicredit ha inoltre un'esposizione di 56 milioni verso il Portogallo; 50 milioni verso l'Irlanda; 404 milioni verso la Grecia; 1,9 miliardi verso la Spagna. Intesa SanPaolo è esposta per 45 milioni verso il Portogallo; per 186 milioni verso l'Irlansa; per 501 milioni verso la Grecia; 950 milioni verso la Spagna. Gli spagnoli Bbva e Banco Santander sono esposti per 104 miliardi, di cui 95,2 titoli del proprio paese. Non è che in casa francese le cose vadano molto meglio; le banche francesi, sono esposte per 57,1 miliardi di euro, di cui 36,3 miliardi sull'Italia, ben 7,1 sulla Grecia, 4,6 sul Portogallo e 2,6 sull'Irlanda. Le banche straniere più esposte verso l'Italia sono Bnp Paribas (attraverso la controllata Bnl) con 22,8 miliardi, Dexia (13,4), Commerzbank (8,7), Crèdit Agricole (8,5 miliardi) e Barclays (6,1 miliardi). E fa riflettere quanto posto in essere dalla maggior banca della Germania; risulta infatti confermato il disimpegno di Deutsche Bank dai titoli sovrani italiani, in quanto l'esposizione verso il nostro paese scende dagli 8 miliardi di fine anno 2010 ai 996 milioni di giugno 2011.

Questi numeri dovrebbe far comprendere come sia interesse di tutti gli Stati della zona euro trovare soluzioni comuni, in quanto un default dei paesi deboli (Italia compresa) innescherebbe un effetto domino difficilmente contenibile.

Tutto questo è evidente, ma i governi non trovano soluzioni; oltre alle foto di gruppo e ai proclami (l’ultimo il “fiscal compact”) non si riesce ad andare. Anzi, iniziano a prendere corpo gli egoismi nazionalistici, con il che la fiducia degli investitori nella zona euro rimane un miraggio. L’ultimo “nazionalismo” in ordine di tempo è l’avvertimento della Bundesbank: la BCE non può continuare ancora ad acquistare titoli di stato dei paesi periferici (Italia compresa).

Si pensi inoltre che la seconda banca tedesca ha in programma di “scaricare” i titoli italiani che ha in “pancia” in una bad bank (che andrebbe – appunto - a raccogliere gli “attivi” problematici, vale a dire i titoli di Piigs); questa operazione avrebbe come diretto riflesso il coinvolgimento dei contribuenti tedeschi a fronte della svalutazione dei titoli di stato italiani; fatto ritenuto non più accettabile dalla Germania.

Per questo vanno prese molto seriamente le parole di Mario draghi la BCE non continuerà all’infinito e per quantità illimitate a comprare titoli di stato. E per rendersi conto della gravità della nostra situazione, basti pensare che da agosto a novembre la BCE ha acquistato 100 (cento) miliardi di titoli italiani (quasi il 90% di quelli emessi dal nostro Stato in questi mesi).

Se BCE blocca gli acquisti, i nostri titoli di stato non hanno più acquirenti. La fiducia degli investitori internazionali nell’Italia è andata persa, e non la si riconquista di certo dileggiando il governo in carica, e contrapponendo tensioni sociali alla sua manovra (migliorabile certo, ma non “evitabile”, e non “eludibile” chiedendo che i sacrifici vengano fatti da altri…non ci sono altri…ci sono solo gli italiani ai quali chiedere impegni…essendo i debiti di noi italiani tutti….e non di altri europei).

Diversamente dicano gli “oppositori” come pensano di far acquistare a “qualcuno” i 110 miliardi di nostri titoli da emettere nei primi tre mesi del 2012, tenendo anche in considerazione che negli stessi 3 mesi le banche italiane devono rifinanziare le loro obbligazioni per altri 100 miliardi. Insomma…. acquirenti di titoli di stato e di obbligazioni bancarie “cercansi “, e anche urgentemente !

 

(Rossella Ognibene)

 

1 COMMENT

  1. …..dicano gli “oppositori” come pensano di far acquistare a “qualcuno”….
    …..tenendo anche in considerazione che negli stessi …………………………….

    Svolgimento:

    “tenendo in considerazione “ che l’autarchia, l’oro alla Patria, è un precedente di questo Paese si ha:

    “ Il debito pubblico ammonta a 2.000 miliardi di Euro; le risorse degli Italiani calcolate dalla Banca d’Italia ammontano a 8.600 miliardi di Euro di cui 5.350 miliardi di euro di beni e 3.250 miliardi di euro di danaro liquido”. (fonte: Istituto Bruno Leoni)

    Risoluzione:

    Le risorse, per risolvere il problema, ci sono e sono tante, molte di più di quelle che servono…
    e soprattutto, sono lì, nelle banche: un modo comodo, sbrigativo e veloce per intervenire sull’ urgente!

    Pensar male è peccato, diceva Andreotti, ma il più delle volte ci si prende.

    (mv)