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L’Italia ne uscirà impoverita materialmente

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Il Presidente Napolitano ha dichiarato di recente che dalla crisi economica e dalla imminente fase di recessione l’Italia ne uscirà impoverita materialmente.

E’ una analisi che condivido in pieno, semplicemente perché mi guardo attorno e i numeri della crisi mordono ogni settore.

L’indignazione personale è indirizzata alla mancata previsione delle tensioni che già da primavera si notavano sul nostro debito pubblico; prima gli hedge fund e poi gli investitori esterni avevano già iniziato a scaricare i nostri titoli, e il tutto ha assunto numeri impressionanti a partire da giugno 2011. Eppure, non si è fatto un gran chè per invertire la rotta, per dare agli investitori esteri una dimostrazione che si era compresa la gravità della situazione e che si sarebbe corsi ai ripari.

Penso – pertanto -  con disagio a questo immobilismo e a quanto di conseguenza  ci è costata la turbolenza estiva sul nostro debito sovrano. Se teniamo conto dei dati fino a ottobre, escludendo quindi la catastrofe dei nostri tassi del mese di novembre, il costo dei soli interessi pagati in più fino ad ottobre  è stato di  4 miliardi. Una tale  cifra  può sembrare ben poca cosa  quando messa a confronto con i 1.900 miliardi del debito pubblico o con gli 80-100 miliardi di interessi sul debito annuali previsti dal Tesoro.

Ma vi invito a pensare a quale aiuto all’economia se quei 4 miliardi fossero stati risparmiati e se si fosse potuti spenderli in infrastrutture, invece di versarli ai sottoscrittori di BoT, BTp, CTz e CcT. Con 4 miliardi che invece sono buttati al vento, l'Italia avrebbe avuto 10 ospedali in più, oppure un'aggiunta di 80 chilometri alla rete ferroviaria ad alta velocità: o chissà quanti ponti, o asili o scuole o strutture per disabili. Creando anche occasioni di lavoro per far fronte a quella che è la peggior manifestazione della recessione; la disoccupazione, la chiusura di aziende, in una parola la “deindustrializzazione”

Vorrei che si pensasse a quanto il pagamento degli interessi sul nostro debito sottrae ingenti risorse all'economia, alla spesa pubblica in conto capitale, agli investimenti produttivi e al sostegno dei giovani, e dei meno abbienti (anziani e  malati).
E non è che possa dare grande sollievo il fatto che da gennaio il costo del ns servizio sul debito pubblico sia diminuito (gli spread sono in flessione rispetto al picco di novembre 2011)

Infatti, il nostro  Stato è ancora costretto a fare nuovo debito per pagare gli interessi e rimborsare il vecchio debito; non siamo affatto usciti dal tunnel de quale non intravedo neppure una chiara via di uscita.
Il mercato ha calcolato che nell'anno 2012 l'Italia dovrà collocare emissioni lorde per circa 220 miliardi di BTp e titoli a media-lunga scadenza e circa 200 di BoT (titoli a breve scadenza). Al nostro debito si devono sommare i debiti pubblici di altri Stati europei (in primis Francia con 195 miliardi di titoli a medio lungo termine  e Germania con 183) ; si tratta di un affollamento sul mercato da far tremare i polsi.
E con gli stati europei in sempre maggiori difficoltà: si pensi alla Grecia, della quale la ristrutturazione del debito pubblico è già certa, e alla imminente ristrutturazione che ormai attanaglierà anche i titoli sovrani del Portogallo.
E l’economia arretra, la recessione ormai è dato ineluttabile, la disoccupazione è a livelli stellari, e mi chiedo se la lotta all’evasione (sacrosanta) potrà essere sufficiente a far fronte alla flessione delle entrate pubbliche (minori tassazioni correlate al minor reddito tassabile.
Il fatto che il nostro spread si sia attestato praticamente sopra quota 400 punti base non ci deve far illudere. L’ultima asta dei nostri titoli a medio lungo termine non ha avuto una domanda sostenuta e si guarda con preoccupazione alle prossime aste.

Ogni 100 punti (1%) di interessi extra costanti in un anno costano 2,2 miliardi sui BTp e 2 miliardi sui BoT: uno shock di 100 punti costa 4,2 miliardi di interessi in più all'anno.
Se la turbolenza portasse al 2% in più, il rincaro salirebbe a 8,4 miliardi, per il 3% in più l'extra supererebbe i 12 miliardi: 30 ospedali, 240 chilometri di rete ferroviaria...
E l’Europa non c’è; inefficiente inconcludente, spaccata da nazionalismi e tra un po’ di tempo anche da protezionismi larvati. Dagli Usa non aspettiamoci grande sostegno, troppi i problemi di debito pubblico e scarsa ripresa economica anche in quel paese.
Dovremo farcela da soli anche perché una nostra richiesta di aiuto economico alle istituzioni internazionali (compreso il fondo salva stati europeo, non ancora decollato) ci metterebbe immediatamente fuori dalla possibilità di collocare i nostri titoli pubblici almeno a medio ungo termine (come accaduto per Grecia Portogallo Irlanda).
Aspettiamo anche la decisione di Moody’s, e non sarà “leggera” per il rating del nostro stato.

 

(Rossella Ognibene)