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“Iren: continua la telenovela”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Nel mese di dicembre eravamo intervenuti esprimendo riserve e critiche sul modo  in cui la politica, segnatamente  i sindaci reggiani, nell’ambito di Ato, avevano supinamente accettato l’aumento delle tariffe per la raccolta differenziata e avevamo altresì rimarcato come la situazione fosse completamente sfuggita di mano ai nostri governanti locali, nonostante le loro ripetute assicurazioni di questi anni, con le quali ci promettevano che sarebbero state  le comunità locali, e non tanto le logiche di mercato,  a guidare le linee programmatiche e gestionali di Iren.

Dopo  mesi di assoluto  silenzio da parte delle istituzioni - benché fossero sempre più insistenti le voci sulla grave situazione economica che sta incombendo su Iren - si è arrivati alla settimana scorsa, quando una lettera firmata da docenti universitari, imprenditori e professionisti e indirizzata al sindaco Delrio, ha messo in luce il “disastro” di Iren, chiedendo nel contempo l’azzeramento dei suoi vertici, per poi esprimere tutto il disagio, l’amarezza e anche l’indignazione della comunità reggiana.

La lettera pare aver scosso la politica,  risvegliandola  dal suo  lungo  torpore, al punto che a stretto giro di posta è intervenuta anche la presidente della Provincia, Sonia Masini, con dichiarazioni che sembrano raccogliere l’allarme lanciato dai suddetti docenti universitari-imprenditori-professionisti e sembrano riconoscere altresì che doveva esservi più condivisione e maggior controllo da parte del territorio.

Ma subito dopo arriva la smentita dei sindaci capidistretto (Reggio, Castelnovo Monti, Correggio, Guastalla, Montecchio e Scandiano), i quali prendono a spada tratta  le difese di Iren, elogiandone le scelte ed esprimendo pieno ottimismo per il suo futuro. Anche le sue quotazioni sarebbero in linea con  l’andamento del mercato e pure l’indebitamento sarebbe coerente con la durata e la dimensione degli investimenti fatti. Per poi aggiungere che  non è stato tradito lo spirito dei padri fondatori dal momento che gli ex-soci di Agac, e poi di Enia, rivestono ancora un ruolo da protagonisti.

Il cittadino comune si chiede a chi dar ragione - se cioè ai sindaci oppure alla Masini e ai sottoscrittori di quella lettera a Delrio - e si domanda inoltre se dietro queste polemiche non vi siano anche, e soprattutto, tensioni e conflittualità, fuori e dentro le coalizioni (le cosiddette lotte intestine).

Difficile saperlo, ma intento viene  da domandarsi perché a suo tempo la Masini, dal suo alto  “osservatorio”,  non abbia detto alcunché rispetto alla operazione Iren–Multiutility,  quando cioè la politica abdicava in buona sostanza al  proprio ruolo per affidarsi totalmente  ai tecnici-manager.

Per inciso, c’è da sorridere se si pensa che vi sono oggi esponenti della sinistra o della sinistra-centro che non digeriscono l’idea del governo tecnico nazionale quando qui sono stati proprio loro i primi a sottomettere la politica alle figure tecniche.

Sta di fatto che le bollette Iren sembrano destinate a crescere in modo piuttosto consistente, e temiamo anche  inarrestabile,  e lo stesso presidente Iren, che sta incontrando i consigli comunali, sembra non dare risposte molto convincenti al riguardo.

Vi è nel contempo la sensazione diffusa che noi utenti non contiamo più niente di fronte a questi “colossi” e altrettanto impotenti paiono essere coloro che sono stati eletti  a rappresentarci, sindaci o presidenti che siano, il che ha del paradossale se pensiamo che nel nostro caso i “colossi” si reggono per gran parte su capitale pubblico, cioè a dire coi nostri soldi.

Un tempo vigeva la solidarietà tra i territori e le tariffe avevano riguardo delle esigenze delle famiglie - le quali sono il fulcro della tenuta sociale e devono essere pertanto una delle prime preoccupazione dei nostri amministratori - ma oggi sembra essere  svanito quel senso del “bene comune” e viene talora il sospetto che in questi anni i nostri sindaci lo abbiano abbondantemente sacrificato, semmai  “barattandolo” con qualche opera pubblica in più sul proprio territorio (finanziata appunto da Enia-Iren);  il tutto più che legittimo, ma sul piano dell’etica sociale un qualche interrogativo noi ce lo porremmo.

A questo punto, se tutti dobbiamo sentirci impegnati a migliorare la situazione economica del Paese,  delle due l’una, se vogliamo uscire dalle ambiguità e occuparci realmente degli utenti. O si ripristina il principio che la parte pubblica debba avere il primato sulle logiche di mercato, per il bene dei cittadini, secondo il risultato del referendum che i sindaci del Partito democratico hanno così tanto voluto, altrimenti si vendano le azioni che i comuni ancora possiedono in ambito Iren e si investa il ricavato sul territorio, lasciando totalmente al mercato e alle regole delle libera concorrenza le operazioni multiutility  (in questo modo  anche lo stipendio dei manager  resterà per noi soltanto un  problema etico-morale e non economico, visto che i soldi per retribuirli non usciranno più direttamente dalle nostre tasche).

(Robertino Ugolotti, ufficio enti locali Udc)

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