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“Non credo nei missionari. Proprio per niente”

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Andrea Viero (Foto Redacon)

Qualche cenno “schizofrenico” – o, se vogliamo dirla più “politicamente corretta”, una specie di vano tentativo di quadratura del cerchio – si è avvertito. Ci riferiamo all’incontro di qualche giorno fa nella sala consiliare di Castelnovo ne’ Monti con la presenza di Andrea Viero, direttore generale di Iren.

Non molti in verità i cittadini – l’assemblea era aperta alla possibilità di domande da parte di chiunque – ma sicuramente un’iniziativa, come ribadito anche dal sindaco Gian Luca Marconi, che ha presieduto, d’interesse e da ripetere.

Viero ha incentrato il suo intervento introduttivo per buona parte su questioni di finanza, di Borsa, di acquisizioni e dismissioni, con un linguaggio forzatamente un po’ tecnico che probabilmente a molti è risultato indigesto nella comprensione. Ma una cosa è chiaramente uscita: Iren non è “approdata” in Borsa per fare della beneficenza o per altro che a ciò somigli o sia assimilabile. Ha aleggiato la domanda: non sarebbe stato meglio allora tenerci la vecchia Agac, consorzio completamente pubblico, che non aveva per fine i dividendi ed era certamente a misura locale e quindi più a portata di cittadino?

Il direttore generale ha snocciolato la velocità di risposta dell’azienda ai quesiti posti dall’utenza che si rivolge alle sedi (8,4 secondi, se chi scrive ha colto correttamente; comunque giù di lì), ma, dando una botta al cerchio e una alla botte, ha pure osservato, sempre nella più pura logica aziendalistica, che (bontà sua) Iren tiene aperta Felina anche se considerazioni prettamente economiche lo sconsiglierebbero. Iren aiuta il sociale – ha spiegato sempre il manager da quasi 400mila € l’anno (come pubblicato giorni fa da un giornale locale) – con varie iniziative. Sostiene la montagna con senso solidaristico (tradotto: anche qui cioè in maniera superiore a quella che i crudi numeri consiglierebbero), attiva campagne promozionali, finanzia progetti nelle scuole…

Un momento dell'incontro (Foto Redacon)

Niente però toglie che tutto ciò avvenga all’ombra non tanto di una “vocazione al territorio”, che non può esistere per un’azienda quotata in Borsa, ma piuttosto in virtù di una buona intenzione (non vogliamo parlare di “offerte”) che cerca di far stare insieme interessi del tutto contrapposti. Difatti non viene nascosto, anzi viene chiaramente spiegato (ammesso), che si devono contentare sia coloro che vorrebbero pompare al massimo le bollette per massimizzare gli introiti o operare in modo da incassare i migliori dividendi possibili sia coloro che desidererebbero più attenzione e lavoro nel proprio territorio e casomai moderazione nel costo dei servizi (gli enti locali, rappresentanti dei cittadini contribuenti, sia pure in forma purtroppo ambigua, dato che pure le loro esangui casse beneficiano di dividendi sostanziosi per realizzare i loro fini istituzionali di fornire servizi alla popolazione). Il bianco e il nero. Una cosa e il suo contrario. Il direttore generale deve barcamenarsi in questo rebus oggettivamente insolubile. Così la precedenza, per così dire, si impone da sé. Anche con le migliori intenzioni: per inerzia.

Ancora (detta sempre da Viero): ci sono investitori esteri (Usa, paesi arabi…) che mettono soldi in Iren; cosa importa all’Arabia Saudita di un “misero” referendum, detto altrimenti la voce della maggioranza del popolo italiano, sull’acqua svolto in un territorio per loro magari semisconosciuto rispetto alla remunerazione dei loro capitali, che è ovviamente il solo ed unico motivo dell’investimento?

L’acqua. Secondo Viero Iren guadagna 3 (o 5? Comunque giù di lì…) euro l’anno per utenza. Margine ridottissimo, intende. Com’è possibile comprimerlo ulteriormente? E come si fa a ricavare quanto serve per la manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture (ma ci sono di mezzo anche i soliti dividendi, non dimentichiamo…)? Allora: in montagna Iren svolge “lavori socialmente utili” per “andare incontro” ai suoi abitanti e mantenere un po’ dello spirito del vecchio consorzio intercomunale? Ma questo si scontra con un’affermazione del medesimo dirigente, che ha professato di “credere poco ai missionari, proprio poco poco…”. Il contrasto si “compone” solo se e quando, come dicevamo, ad Iren ciò lo può rendere possibile il suo bilancio. Non per scopo, non per “vocazione”. Solo come eventualità, come “incidente di percorso”.

Sempre Viero: “Dai tempi di Agac sono cambiate le regole, è cambiato lo ‘spirito del tempo’”. Come e chi ha portato questi mutamenti sarebbe vano e inutile chiederlo e chiederselo. Il qui ed ora è ciò di cui un manager che aspira a tenersi la poltrona si deve occupare. Primum vivere, deinde philosophari, dicevano qualche anno addietro… E Iren deve vivere, stare sul mercato, competere a livello globale. Viero ha infatti spaziato nella sua introduzione ben oltre la nostra ristretta realtà reggiana (parlando di appalti da vincere, di diversificazioni, del gassificatore di Livorno, dell’impianto da dismettere in Puglia… traendone che: “Siamo vincenti perché globali e locali”), che invece per Agac era “il centro del mondo”. Insomma, da un lato la logica del mercato e dall’altro quella dei servizi da rendere in quanto necessità vitali per il territorio e i cittadini.

Tornare ad Agac? Spiega Viero che non avrebbe senso in quanto tale realtà, se anche fosse sopravvissuta, sarebbe stata antieconomica e certamente inglobata da altre aziende anche perché di dimensioni troppo ridotte. Concorda l’assessore Paolo Ruffini quando, poco dopo, interviene: “Se fossimo rimasti ad Agac la situazione sarebbe certamente più complicata”.

Federico Tamburini, capogruppo di “Persone e montagna”, che ha richiesto al sindaco l’incontro, prontamente messo in piedi, ha incentrato il suo intervento tenendo il punto della spiegazione tecnico-finanziaria di Viero.

Luigi Bizzarri ha domandato (sempre nel solco delle apparenti inconciliabilità di azione nonostante tutte le migliori volontà e buone intenzioni) cosa si dovrebbero augurare i comuni (in quanto soci di Iren): che le discariche aumentino per incrementare il lavoro e i ricavi di Iren oppure che calino, promuovendo la raccolta differenziata, aiutando l’ambiente col minore inquinamento conseguente, ecc.?

In conclusione un esponente reggiano del comitato “Acqua bene comune”, che ha promosso i referendum, ha sostenuto che si dovrebbe ripubblicizzare tutto il settore idrico, scorporandolo da Iren. E senza tanti giri di parole ha scandito a Viero: “Lei di obiettivi ne ha uno solo: fare profitti”.

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7 COMMENTS

  1. Non molti i cittadini presenti, lo si apprende solo ora… (chi ne era a conoscenza non ha dato l’informazione alla popolazione). Come già alcuni anni fa, il Sig. Viero incontrò la popolazione di Castelnovo, allora si definì un povero (piccolo) manager. Alla mia domanda: quando pagheremo le bollette il 300% in più? mi rispose che ero troppo pessimista… Il suo stipendio è sicuramente aumentato di molto, calcolate voi la percentuale.

    (Eros Tamburini)

  2. Che non creda nei missionari non dubito, le sue dichiarazioni lo lasciano ben intentere, però son certa che creda nelle lotterie: il suo stipendio lo dimostra. Mi domando quali balzelli i comuni/azionisti addosseranno ai propri amministrati per garantire l’emolumento che gli hanno riconosciuto. Anche su questo non ho dubbi che li vedremo al più presto.

    (Celeste Grisendi)

  3. I nostri amministratori non ci hanno minimamente tutelato. Prima i nostri padri hanno fatto gli acquedotti locali “col sangue e il sudore”. L’AGAC ce lo ha requisito e con esso il diritto di passaggio coi tubi nelle nostre proprietà, senza un penny in cambio. Poi si è arrogata il diritto di svenderci a ENIA. Ora la simbiosi con IREN… Poi chissà in quali fauci finiremo… E le bollette? Sempre… “in crescendo”. E i loro stipendi?… Sempre… “in crescendo”.

    (Commento firmato)

  4. Viero ha ragione, le aziende quotate in borsa non fanno certo beneficenza e i nostri amministartori lo sapevano bene quando hanno votato a favore della fusione Agac/Iride. Dobbiamo “ringraziare” loro se adesso siamo in questa situazione, se Agac è morta ed è nato il mostro Iren. Grazie! Grazie per non interessarvi all’ambiente, al territorio e allla popolazione ma solo agli affari!

    (Natalia Gilioli)

  5. Prendiamo atto, con vivo stupore, che alla Bocconi, la ‘ Storia della missioni ‘, è materia di studio. “Quanto sangue è stato sparso in nome del Dio dell’amore”, credo sia di Gandhi, ma dovrei verificare e non né ho voglia, ma se sostituiamo il termine sangue con bolletta, amore con denaro e missionario con “esecutive-man’ il valore dell’equazione non cambia.

    Negli archivi del “Piccolo” di Trieste- (on-line) – ci si può documentare sul background di quest’uomo felice.

    (mv)