Home Cronaca “Diga di Vetto contro la siccità? Filippi e il centrodestra dovrebbero farsi...

“Diga di Vetto contro la siccità? Filippi e il centrodestra dovrebbero farsi un giro a Ridracoli”

29
14
Gabriella Meo

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

L'acqua fresca dall’Appennino durante i periodi di siccità? Ma Filippi e i sostenitori della diga di Vetto dove vivono? Perché in questi giorni non vanno nel forlivese a verificare i livelli di acqua nella diga di Ridracoli? Si accorgeranno che la scarsità di piogge di questi ultimi mesi ha messo in crisi l’invaso romagnolo e nemmeno il “nevone” di febbraio è bastato a riequilibrare i fabbisogni di acqua”.
 
La Regione Emilia-Romagna ha già bocciato, a suo tempo, l’ipotesi della diga di Vetto, perché l’opera sarebbe inutile nei periodi di siccità, sproporzionata per i fabbisogni e verrebbe ad inserirsi in un territorio fragile da un punto di vista idrogeologico e sismico, dato che per S. Polo d'Enza passa una faglia attiva molto importante che interessa l'alveo del torrente e passa per Vetto e che anche di recente ci ha ricordato la sua presenza con le scosse nell’Appennino parmense”.
 
Al deficit idrico delle attività agricole si risponde con il risparmio della risorsa, con la ristrutturazione delle reti per diminuire le enormi perdite di acqua e con la realizzazione di piccoli bacini diffusi sul territorio, preferibilmente nelle casse di espansione e nelle cave esaurite. Tutte indicazioni che la Regione e le province hanno già dato approvando i Piani di tutela delle acque.
 
“Gli invasi appenninici non possono contare, al contrario di quelli alpini, sulle riserve d’acqua costituite dai ghiacciai, che comunque stanno assottigliandosi a causa dell’innalzamento globale delle temperature determinato dai cambiamenti climatici. Per questo motivo, in mancanza di pioggia, una diga sull’Appennino come Ridracoli oggi rimane a livelli inferiori alla media stagionale e si trova a dover scegliere se utilizzare ora l’acqua per irrigare i campi o preservarla per i consumi estivi dei romagnoli.

(Gabriella Meo, consigliere regionale dei Verdi)

* * *

Correlati:

- Siccità, il centrodestra vuole la diga (2 aprile 2012)

* * *

Gabriella Meo, consigliere regionale dei Verdi, invita noi a fare un giro alla diga di Ridracoli - per vedere la scarsità d’acqua che a suo dire contiene attualmente quell’invaso - e suggerisce nel contempo ai nostri agricoltori di far innanzitutto risparmio di acqua per sopperire al deficit idrico delle loro campagne. Alla consigliera verde noi invece non consigliamo alcuno spostamento. Basta infatti che si guardi intorno con un po’ di attenzione è vedrà che  gli agricoltori non sprecano mai l’acqua, vuoi per una mentalità avversa allo “sciupio” che vige da sempre nel mondo rurale, vuoi perché si sobbarcherebbero ulteriori ed inutili spese, quando semmai  i loro bilanci aziendali non vanno proprio a gonfie vele. Così almeno succede dalle nostre parti, ma crediamo che non sia tanto diverso laddove risiede Gabriella Meo. La cultura del risparmio a tutti i costi, che sovente diventa una ossessione per talune scuole di pensiero molto ideologicizzate, tendenti al “pauperismo” - che vorrebbero cioè un impoverimento generalizzato della nostra società per abbassarne i consumi - non può essere indistintamente applicata a tutti i settori, pena contraccolpi che il nostro sistema non può permettersi. Noi abbiamo infatti bisogno di acqua e di energia per far funzionare quell’insieme di attività, agricoltura inclusa, su cui si sorreggono le economie occidentali e non solo. E’ senz’altro giusto perseguire il cosiddetto “sviluppo sostenibile”, ma pur sempre di sviluppo si tratta (nel senso che dobbiamo opporci per quanto possibile al suo contrario, che è la  recessione). A noi non risulta poi che il progetto della diga di Vetto abbia controindicazioni idrogeologiche e di tecnici della materia abbiamo avuto modo di ascoltarne più d’uno in questi anni. Ci risulta piuttosto che la diga di Ridracoli soddisfi il fabbisogno d’acqua di una vasta area della Romagna,  a confermare l’utilità di questo tipo di invasi.

(Giovanni Ferrari, coordinatore Pdl di Vetto)

 

14 COMMENTS

  1. Non sarebbe corretto da parte del Comitato criticare quanto affermato dal consigliere regionale Gabriella Meo in merito alla diga di Vetto; pertanto ci limitiamo a dare una corretta informazione basata solo sui documenti ufficiali depositati presso il Ministero dell’Ambiente, redatti e sottoscritti da 5 società di livello internazionale; documenti tecnici che costituiscono lo Studio di impatto ambientale della diga di Vetto.
    Questa informazione il Comitato desidera darla a tutti; in particolare a chi riveste una carica politico amministrativa come il consigliere regionale Gabriella Meo.
    Per dare queste informazioni, il Comitato si è studiato, in modo approfondito, lo Studio di impatto ambientale della diga di Vetto, un’opera enciclopedica, costata tre anni di lavoro e tanti miliardi di vecchie lire (pagati da noi italiani).
    Per quanto riguarda la sicurezza sismica e in generale della diga di Vetto, a pagina 667 del 3° volume è riportata la seguente frase: la diga di Vetto risulta essere dieci volte più sicura della media delle dighe presenti sul territorio nazionale.
    Per quanto concerne la “faglia sismica attiva” la cosa è ancora più semplice e vogliamo tanto tranquillizzare la consigliere Gabriella Meo; nessuno vuole costruire una diga su una faglia attiva e in Italia nessuno potrà mai farlo; e pensiamo che non volesse farlo neppure la società incaricata quando sottoscrisse che a Vetto non passa assolutamente nessuna faglia attiva e per asserire questo andò indietro con gli studi di oltre 2 milioni di anni, per accertare, verificare e dichiarare che a Vetto non esiste e non è mai esistita nessuna faglia attiva; se esisteva prima dovremo chiederlo al Padre Eterno.
    Questi studi indussero il Ministro dell’Ambiente ad esprimere “parere favorevole” alla costruzione della diga di Vetto; crediamo che dopo questa dichiarazione non dovrebbe esserci dubbi o bisogno di altro.
    La diga di Ridracoli, nel modo più assoluto, non può essere presa a confronto con l’invaso di Vetto; per le sue capacità idriche e per la destinazione delle sue acque; non confondiamo “fischi con fiaschi”, dicono i toscani.
    La diga di Ridracoli (che conosciamo come le nostre tasche) è un invaso di 33 milioni di metri cubi, alimentata dal torrente Bidente e dal rio Celluzze; le sue acque alimentano 52 comuni della Romagna (prima 47), tra cui Forlì, Cesena, Faenza, Rimini, San Marino e tanti altri; in caso di siccità questi due piccoli torrenti non sono in grado di sopperire per tutti i mesi dell’anno al prelievo costante e continuo dei rubinetti di quasi tutta la Romagna.
    Mentre la destinazione prevalente della acque della diga di Vetto non sono l’uso idrocivile (rubinetti), ma l’uso irriguo dei prati stabili delle terre del Parmigiano Reggiano e l’agricoltura sappiamo bene che non chiede acqua in modo continuo per dodici mesi ma solo per alcuni; nei mesi autunnali/invernali e in parte primaverili (mesi di abbondanza) l’agricoltura non preleverebbe acqua dalla diga di Vetto e la diga avrebbe modo di riempirsi sempre; inoltre sono sei i torrenti che alimentano la diga di Vetto (di cui tre con notevoli portate) e fanno sì che sotto il ponte di Vetto passino mediamente 293 milioni di metri cubi di acqua all’anno a fronte di una capacità idrica della diga di Vetto di soli 102 milioni; pur essendo una capacità limitata è tale che difficilmente dovrebbe trovarsi nelle condizioni di Ridracoli; ma se lo facesse starebbe a significare che avrebbe svolto pienamente il suo compito, quello di dare acqua a chi ne ha bisogno e quando necessità, compreso il comprensorio agricolo del basso Parmense.
    Il Comitato, nella persona del suo presidente, [lo scrivente] geom. Lino Franzini è a completa disposizione del consigliere Gabriella Meo per dare tutte le informazioni tecniche relative alla diga di Vetto e i chiarimenti necessari per poter esprimere un corretto giudizio su quest’opera.

    (Lino Franzini, presidente del Comitato promotore della diga di Vetto)

  2. Alcuni suggerimenti per informare meglio il sig. Lino Franzini sulla faglia sismica che NON ESISTE…
    Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
    Rapporto sugli effetti del terremoto emiliano del 23 dicembre 2008
    [RPT03 – agg. del 14.01.2009]
    R. Camassi, E. Ercolani, F. Bernardini, S. Pondrelli (INGV, BO);
    ……
    Pagine e pagine sui gravi danni nei comuni della Val d’Enza …
    ….
    _____
    Poi più di recente come qualcuno si sarà accorto: Sisma Langhirano, l’Emilia trema. Ore 18.20 Sono state registrate altre due scosse di magnitudo 3 rispettivamente alle ore 17,23 e 17,43. Dalle prime verifiche della Protezione civile, coadiuvata dai sindaci non sarebbero emersi danni, ma gli accertamenti proseguiranno nelle prossime ore. Ore 17,30 L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha da poco diffuso la notizia che sono stati rilevati movimenti tellurici anche alle 16,10 (magnitudo 2.2, epicentro fra Calestano e Fornovo), alle 16,35 (magnitudo 2.7) e alle 17,02 (magnitudo 2.7). L’ultima scossa è stata registrata alle 17,09 con magnitudo 2.3 e i comuni prossimi all’epicentro sono Montechiarugolo, Traversetolo e i paesi della Val d’Enza reggiana. Ore 15,40 Sono state registrate due scosse di terremoto tra le 15 e le 15,20 con epicentro a Langhirano, in provincia di Parma. La prima scossa, registrata dagli strumenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, si è verificata alle ore 15,01 con un intensità di 2,7 gradi. Mentre la seconda, più potente (3,7 gradi), è stata avvertita alle ore 15.17. I comuni colpiti sono: entro i 10 km Calestano, Felino, Lesignano de’ Bagni, Tizzano val Parma e tra 10 e 20 km Collecchio, Corniglio, Fornovo di taro, Medesano, Neviano di Parma, Noceto, Palanzano, Sala Baganza, Terenza,Traversetolo, Vetto (RE)
    Ultimo aggiornamento: 08/09/11
    __________
    Solo il mese scorso… per fortuna la diga non ne ha risentito… Lieve scossa di terremoto a Vetto. Ultimo aggiornamento: 09/03/12
    Un terremoto di magnitudo 2.4 è avvenuto alle ore 15.25 di venerdì pomeriggio nel distretto sismico del Frignano e è stato avvertito a Vetto e nell’Appenino reggiano. Secondo i dati diffusi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il sisma ha avuto origine a una profondità di 19,6 chilometri.
    — Potremmo continuare a lungo con una documentazione vastissima ignorata solo dal sig. Lino Franzini.
    Buona Pasqua a tutti.

    (Gioacchino Pedrazzoli)

  3. Sarebbe utile che il consigliere Gabriella Meo invitasse tutti i partiti, non solo il centrodestra, a vedere la situazione idrica della diga di Ridracoli; forse capirebbero l’importanza di creare delle riserve idriche e di quanto sia importante l’acqua per l’uso idrico plurimo; ora più che mai per i cambiamenti climatici in corso. Il consigliere Gabriella Meo sostiene che al deficit idrico si risponde con il risparmio dell’acqua; scopo delle dighe è proprio questo, risparmiare l’acqua nei periodi di abbondanza per usarla quando serve; se continua questa siccità cosa risparmiano i contadini se non c’è acqua? Qualcuno dovrà andarlo a spiegare a chi lavora la terra se vedranno morire il loro raccolto per la mancanza di acqua.
    Il sig. Pedrazzoli nel suo articolo vuole dare chiarimenti al sig. Franzini, ma nel suo articolo non si comprende se a Vetto esiste una faglia attiva o meno; Franzini fa presente che una delle società incaricate di redigere lo studio di impatto ambientale della diga di Vetto ha sottoscritto e depositato al Ministero dell’Ambiente un documento su cui si dichiara che dove verrà costruita la diga di Vetto non esiste una faglia sismica attiva; se qualcuno sa che questo non è vero si chieda a Franzini il nome di questa società e la si citi in tribunale per aver dichiarato il falso; anche se mi sembra strano che una società dichiari il falso in cose così importanti e serie.
    Il sig. Pedrazzoli fa l’elenco degli eventi sismici successi sull’Appennino reggiano; è normale che ci siano; l’Italia, più o meno è tutta sismica, anche se nessuna località dell’Appennino tosco-emiliano rientra nelle aree di massima sismicità (livello 1).
    L’articolo del sig. Pedrazzoli sarebbe stato utile se avesse dichiarato che a Vetto, e non in altre località, è presente una faglia sismica attiva; più che consigliarci dei libri che nessuno leggera mai ci dica se su questi libri è scritto che a Vetto, e non in altre località, è presente una faglia attiva. Ma se non ci fosse nessuna faglia attiva a Vetto, temo che qualcuno voglia fare il solito terrorismo a titolo gratuito sulla diga e questo sarebbe la cosa peggiore che si possa fare; su queste cose, ma vale per tutte, alle persone vanno date notizie certe; ma temo che a qualcuno faccia comodo dire per non dire o dire in modo tale da poter smentire.

    (Davide Ricò)

  4. Al sig. Davide Ricò rispondo volentieri che per S. Polo d’Enza passa una “faglia attiva” molto importante, messa in evidenza già dagli anni ’90, dagli studi di sismotettonica realizzati per l’individuazione del sito nucleare di Viadana. La faglia attiva di S. Polo d’Enza interessa l’alveo del torrente Enza e passa per Vetto. Non lo dico io, lo ha autorevolmente affermato Il prof. Floriano Villa, geologo ed esperto in prevenzione dei rischi naturali e presidente dell’Associazione nazionale geologi italiani, docente di geologia applicata al Politecnico di Milano.
    Di seguito riporto il brano conclusivo di una sua lettera firmata dove sottolinea con evidenza la sottovalutazione del rischio sismico manifestata dai progettisti della diga di Vetto e dagli estensori dello studio di VIA:
    “…Suscita stupore l’affermazione fatta a pag. 113 dove si definisce assente la sismicità locale. A parte il fatto che questa minimizzazione del problema terremoto è smentita dalla stessa cartina degli eventi sismici storici di pag. 413, dove si vede che Vetto é circondata da epicentri sismici con magnitudo 4; a parte il fatto che in Val d’Enza, a Palanzano, esiste un centro sismico, interessato da due eventi, il 3 marzo 1844 e il 20 ottobre 1693; la cosa che però più stupisce è l’aver ‘dimenticato’ che per S. Polo d’Enza passa una ‘faglia attiva’ molto importante, messa in evidenza dai recenti studi di sismotettonica per il sito nucleare di Viadana. La faglia attiva di S. Polo d’Enza interessa l’alveo del torrente e passa per Vetto. E’ forse opportuno ricordare l’assoluta inedificabilità sulle faglie attive. Le procedure USA per le faglie attive impediscono anche le costruzioni di fognature e di campi sportivi attraverso una faglia attiva per la sua altissima pericolo­sità. Noi costruiamo a cavallo di una faglia attiva un rilevato di diga, che contiene un lago di circa 100 milioni metri cubi d’acqua, con un bacino interessato da versanti franosi per un minimo di 2 milioni di metri cubi sopra i centri abitati della bassa valle! Crediamo inutile ogni altro commento”.
    Il testo originale della Lettera a firma del Prof. Floriano Villa può essere agevolmente scaricato da internet con una rapida ricerca:
    “Diga di Vetto Floriano Villa”
    l’indirizzo da cui scaricarla è il seguente (Osservazioni Geomorfologiche e Geosismiche):
    http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=diga%20di%20vetto%20floriano%20villa&source=web&cd=1&ved=0CCMQFjAA&url=http%3A%2F%2Fusers.libero.it%2Fg.p.natura%2FDIGA%2520DI%2520VETTO%25202010%2FRecupero%2520documentazione%2520vecchia%2Ffloriano%2520villa%2520firmata.pdf&ei=IX6BT_6JMZDGtAa0xsmjBA&usg=AFQjCNHbJNCa_3Z-BRfIAS3Zi9mS_wLAzQ&cad=rja
    Cordiali saluti.

    (Gioacchino Pedrazzoli)

  5. Purtroppo devo constatare il persistere della disinformazione sulla diga di Vetto; il prof. Floriano Villa, citato dal Sig. Pedrazzoli, non ha nè partecipato nè redatto lo Studio di impatto ambientale inerente il progetto di quest’opera; si è limitato a dare una “sua” interpretazione; e come tutte le interpretazioni non hanno alcun valore tecnico. Il Ministero dell’Ambiente nel 1989 incaricò quattro società di livello internazionale per la redazione dello Studio di impatto ambientale (tre anni di studi costati parecchi miliardi di vecchie lire). Nel 1992 a ricevimento dello Studio di impatto ambientale il Ministero dell’Ambiente incarico la società ISMES/CESI (la più importante società italiana del settore; basti pensare che gli studi relativi agli inquadramenti geologici delle cinque centrali nucleari costruite in Italia, Caorso compreso, portano la sua firma), per fare i necessari approfondimenti dello Studio di impatto ambientale e dare i chiarimenti necessari al Ministero per potersi esprimere a favore o contro quest’opera.
    Questa società, l’ISMES di Bergamo, nel suo rapporto finale consegnato al Ministero dell’Ambiente nel gennaio del 1996 per quanto concerne la faglia di Vetto cita testuali parole: la faglia dell’Enza è una struttura coniugata destrosa inattiva già nel Serravaliano, essendo sigillata dal litosoma superiore delle Arenarie di Vetto (nella scala dei tempi geologici il Serravalliano si estende tra 14 e gli 11 milioni di anni fa).
    Questi approfondimenti fatti fare dal Ministero dell’Ambiente sullo Studio di impatto ambientale costarono (a noi italiani) 1,5 miliardi di vecchie lire e a seguito di questo documento il Ministero dell’Ambiente espresse il suo parere favorevole alla ripresa dei lavori della diga di Vetto e a tutt’oggi stiamo aspettando che ripartano. Ebbene, dopo tre anni di sopralluoghi e lavori e tre anni di studi e un parere ufficiale del Ministero dell’Ambiente, tirare in ballo una “interpretazione” del prof. Floriano Villa, onestamente e con tutto il rispetto del professore, mi sembra di poco conto. Ma se a tranquillizzare il Sig. Pedrazzoli non sono gli studi fatti specificatamente per quest’opera, ma le “interpretazione” di alcuni geologi, posso fornirgli una “interpretazione” fatta dal geologo Casella (42 anni di attività in Italia e all’estero sulla costruzione di dighe), perfettamente in linea con lo Studio di impatto ambientale della diga di Vetto e con gli approfondimenti ISMES/CESI fatti su questa diga.
    Se la diga di Vetto non si farà è perchè manca la volontà politica di farla e non certo per la sicurezza sismica; accertata a livello di progetto dalla Società di Ingegneria C. Marcello di Milano, poi dalla Studio di impatto ambientale, poi dall’ISMES e dal Ministero dell’Ambiente e non certo per le “interpretazione di terzi” o per le idee di Franzini o del Sig. Pedrazzoli.
    Ringrazio Redacon per lo spazio concesso per questo chiarimento.

    (Lino Franzini, presidente del Comitato pro diga di Vetto)

  6. Gentile sig.Franzini,
    il suo ragionamento mi ricorda molto quello degli scienziati della commissione grandi rischi convocata all’Aquila … per tranquillizzare la popolazione sulla normalità dello sciame sismico in atto.
    Sppiamo tutti purtroppo come andò a finire.
    Naturalmente il fatto che in questi ultimi anni lungo e attorno alla val d’Enza si siano susseguiti tutti quegli eventi sismici, che proseguono incessantemente dal dicembre 2008, con tanti piccoli segnali che, guarda caso, sembrano dar ragione alle preoccupazioni del Prof. Floriano Villa, risultando più o meno allineati intorno ad un asse nord-est sud-ovest e toccando un po’ tutti i comuni interessati dalla diga…. Secondo Lei, non significano nulla, visto che gli esperti pagati per la VIA all’inizio degli anni 90 del secolo scorso avevano detto che la diga era sicura.
    Alla luce dei fatti recenti, se si vuole continura a proporre la diga in sicurezza, Credo che sia lo studio di VIA che il progetto dovrebbero, come minimo, essere rivisti e rifatti considerando la reale situazione geo sismica attuale.
    Cordialmente

    (Gioacchino Pedrazzoli)

  7. Credo che la gente dovrebbe domandarsi cosa sarebbe successo alla gente della Romagna ed ai turisti se non fosse esistita la diga di Ridracoli, ma sarebbe opportuno che non si facesse demagogia come quando era stato detto scritto e fatto scrivere che vi erano lontre sull’Enza. Il signor Pedrazzoli dovrebbe domandare che siano demolite tutte le dighe in Italia in quanto tutto il territorio italiano è su una faglia da quanto detto da lui e si dovrebbere demolire in particolare le dighe presenti sul nostro Appennino (che non hanno presentato problemi di alcuna natura nonostante i terremoti negli ultimo 90 anni). Io spero che i nostri amministratori abbiano una visuale sul nostro futuro e sul futuro dei nostri figli non così ristretta e retrograda. Scusatemi di questo sfogo ma quando sento e leggo delle farsi demagogiche e qualunquistiche sbotto e da montanaro credo che dobbiamo difendere la montagna e cercare di portare sviluppo e non avere paura di dire la nostra.

    (Gianni)

  8. Ringrazio il Sig. Gianni, che fuori da ideologie e demagogie varie dice le cose reali; vorrei aggiungere al suo commento che il 99% delle dighe Italiane, compreso quelle del nostro Appennino, sono state realizzate prima del 1989 e pertanto non furono soggette allo Studio di Impatto Ambientale; mentre per la Diga di Vetto fu fatto anche questo; a Vetto fu fatto uno studio come se si dovesse costruire, non una diga in inerti naturali, ma una Centrale Nucleare (testuali parole di un tecnico ISMES).
    Ma per qualcuno questo non basta e non basterà mai; di fronte a certe ideologie non servono studi e progetti; non serve lo Studio di Impatto Ambientale, ne il parere favorevole del Ministero dell’Ambiente, ne la sentenza della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite che il 12 febbraio 1999 ha annullato tutti i ricorsi al TAR contro la Diga di Vetto; per qualcuno ci sarà sempre la possibilità che un asteroide colpisca il lago di Vetto e provochi l’effetto Vajont, visto che ai lati non ci sono montagne a picco sul lago.
    Per il Sig. Pedrazzoli bisogna rifare tutto, studi e progetti; ma certo è così che va in Italia; altri venti anni e milioni e milioni di euro, perchè quello che è stato fatto dall”80 al 2000 non è più valido a seguito degli eventi sismici successi recentemente in Val d’Enza; nel suo precedente commento il Sig. Pedrazzoli parla di: “pagine e pagine dei gravi danni nei Comuni della Valle dell’Enza per questi eventi sismici”; ma dove abita il Sig. Pedrazzoli?; da parte mia posso dire di avere la casa di mio padre sull’Enza sopra Vetto, una casa anteguerra, mai un calcinaccio caduto o una crepa nei muri e devo leggere su un commento che ci sono pagine e pagine di gravi danni sismici sulla Valle dell’Enza; forse è meglio che venga a vedere di persona, sarò lieto di accompagnarlo.
    Le acque limpide di montagna vanno a valle da sole e in ogni parte del mondo si fanno invasi (dove una valle lo consente) per utilizzarle quando servono; ma questo non è un business per nessuno; a Reggio Emilia quello che fa la natura non va bene; non usiamo le acque montane che scendono da sole verso valle, ma utilizziamo gli impianti di sollevamento più potenti d’Europa per mandare le acque del Po (sporche o pulite decidano i lettori) fino all’altezza della Via Emilia; tutto questo va bene per tutti; nessuno si lamenta; ci auguriamo che vada bene anche per Efsa, Arpa o alla Comunità Europea nel prossimo futuro; se cosi non fosse non sarebbe solo la fine dei paesi montani ma anche dell’agroalimentare Reggiano; e di questo qualcuno se ne dovrà assumere le responsabilità.
    Il 2015 ci sarà l’Expo mondiale a Milano per la sicurezza alimentare; speriamo di non avere sorprese sui controlli delle acque che vengono usate a scopi irrigui a Reggio Emilia.

    (Lino Franzini Presidente del Comitato pro Diga di Vetto e fondovalle Val d’Enza)

  9. Buongiorno a tutti,
    vorrei esprimere il mio appoggio per il Sig. Lino Franzini che con tanta dedizione sta portando avanti un progetto che merita sicuramente sostegno. Purtroppo oggi si è persa l’attenzione per le cose importanti e le risorse del territorio ma ancora c’è qualcuno che combatte per ripristinare la situazione e riprendere il contatto con la realtà. Tutti i giovani dovrebbero ringraziare le Persone come il Geom. Franzini che si spendono in uno slancio di vero altruismo combattendo per le uniche cose che davvero contano per la montagna (e per tutti): l’acqua, l’agricoltura, il lavoro, l’energia pulita, l’innovazione. Al contrario, il Sig. Pedrazzoli rappresenta l’ostacolo al progresso, all’evoluzione e alla vita in montagna. Mi piacerebbe sapere solo la sua età, Sig Pedrazzoli, e se abita in montagna. Sa, spesso commenti come i suoi vengono facilmente espressi da che vive in città o zone limitrofe e non ha abbastanza strumenti per esprimere un parere equilibrato sulla montagna e ancora più spesso voci come le sue si alzano da chi più o meno la propria vita l’ha già spesa e non sa cosa vuol dire essere giovane senza lavoro e non vedere prospettiva per il prossimo futuro.
    Saluti.

    (Commento firmato)

  10. Dal link sottostante potete facilmente scaricare una sintesi degli eventi e dei danni sismici riscontrati nel terremoto del 23 dicembre 2008, con dettagliate localizzazioni, descrizioni e fotografie, comune per comune, su tutta l’area interessata. Invito tutti a considerare i fatti e decidere poi, in coscienza, se sia prudente ignorarli.
    http://users.libero.it/g.p.natura/DIGA%20DI%20VETTO%202010/RISCHIO%20SISMICO/Rapporto%20sui%20terremoti%202008-09%202.pdf
    Cordiali saluti.

    (Gioacchino Pedrazzoli)

  11. Gentile Sig. Pedrazzoli, attendevo il suo intervento, ma ho notato che non ha risposto alle domande. Presumo quindi che le mie ipotesi sulla sua età e la sua residenza siano azzeccate. In merito al suo link: invito tutti i lettori a leggere il “rapporto del terremoto emiliano del 23 Dicembre 2008” individuato dal Sig. Pedrazzoli. Sicuramente è un rapporto, ma non v’è in esso traccia degli eventi catastrofici sostenuti da lei, Sig. Pedrazzoli. Infatti viene espresso (pag. 2) “Il rilievo diretto degli effetti macrosismici ha evidenziato situazioni di danneggiamento sporadico…”, “Prevalentemente il danneggiamento è limitato all’edilizia monumentale… e a situazioni di generale degrado preesistente…”. Sempre a pag. 2 viene specificato con attenzione: “La risposta sismica di un singolo edificio può essere influenzata in modo decisivo da condizioni particolari, che riguardano quello specifico edificio e non altri. Per questa ragione gli effetti sull’edilizia monumentale (e in particolare sulle chiese), vanno considerate con particolare prudenza in quanto si tratta di edifici che hanno un’alta vulnerabilità sismica, vale a dire una forte propensione ad essere danneggiate dai terremoti”. Questo per proseguire sulla valutazione del sisma in oggetto che in questo caso, come ben spiegato nel rapporto, viene valutato in una scala macrosismica MCS che altro non è se non la scala Mercalli (Mercalli-Cancani-Sieberg), ossia su una scala non oggettiva, che assegna un grado agli effetti provocati dal sisma sull’ambiente; in questo rapporto si parla di un grado massimo (che tra l’altro interessano secondo il rapporto, “zone minori lungo le due sponde del torrente Baganza, pag 3) tra il 6 il 7, che su una scala, quale quella Mercalli, che prevede 12 gradi non è poi all’apice! Il rapporto inoltre prosegue spiegando bene nel dettaglio che (pag. 3): “per quanto possibile si cercherà di formulare le stime anche utilizzando la scala EMS che meglio della scala della MCS consente di evidenziare i casi in cui gli effetti di danneggiamento sono assolutamente sporadici e determinati da condizioni di particolare vulnerabilità. Bene, la scala EMS (European Macroseismic Scale) prende in esame non solo i danni causati dal sisma ma anche e soprattutto assegna un valore all’effetto causato tenendo in riferimento:tipologia edilizia e stato di conservazione degli edifici; con questo voglio solo dire che la scala EMS essendo maggiormente restrittiva rispetto alla Mercalli riduce certamente il grado di danno percepito andando in taluni casi a giustificare crolli o crepe. Vorrei ricordare inoltre, solo per scopo illustrativo, che tra i devastanti terremoti italiani quello di Messina del 1908 era stato classificato grado 11 nella scala Mercalli MCS e grado 10 quello dell’Irpinia.
    Inoltre suggerisco al Sig. Pedrazzoli di andare a visionare la Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale. Non serve una cima per vedere che il colore assegnato all’Aquila, per esempio, è diverso da quello dell’Appennino reggiano! Il colore rappresenta l’accelerazione massima del suolo espressa in g e il territori italiano contempla 12 colori su una scala progressiva. L’Appennino reggiano ha il colore con posizione 7 o 8 (0,150-0,2 g), l’Abruzzo è in gran parte colorato col colore della posizione 11 (0,250-0,275 g)… una bella differenza!
    Poi rifletto nuovamente sul suo commento Sig. Pedrazzoli e penso: ma anche se ci fosse stata sul suo link la dimostrazione che sono stati evidenziati terremoti, cosa significherebbe? Secondo lei, poiché, bene o male, tutto il territorio italiano è classificato sismico, non dovremmo più edificare nulla? Prima di creare inutili allarmismi e diffondere disinformazione bisognerebbe leggere bene gli articoli e i documenti trovati e avere l’umiltà di mettersi da parte quando enti nazionali si dichiarano favorevoli supportati da ricerche, documenti, studi che ci sono costati soldi, fatica e lavoro. Questo mi è stato insegnato e credo che sia giusto.
    Saluti.

    (Commento firmato)

  12. Gentile signor Firmato Commento,
    visto che non mi celo nell’anonimato, se è interessato alla mia persona, alla mia età e alla mia residenza può soddisfare la sua curiosità scrivendo il mio nome e cognome su Google, come, viceversa, non mi è possibile fare nei suoi confronti. Mi chiedo infatti, dato che viviamo in un clima civile e rispettoso della libertà di opinione, quali timori non le consentano di firmarsi con le proprie generalità. Se lo farà le risponderò con ulteriori argomenti “oggettivi”, anche se in effetti il prolungarsi di questo botta e risposta comincia essere di scarso interesse. Quanto alla mia “montanaritudine” , che potrei facilmente dimostrarle, in origini, residenza ed emigrazione, trovo l’argomento stupido e fuorviante dal momento che le eventuali conseguenze disastrose dell’opera inutile di cui discutiamo non riguarderebbero chi sta a “monte” che si illude di miracolosi guadagni, ma piuttosto chi risiede a valle dove si prevede arrivi (come da studio via) l’eventuale onda distruttiva prevista dallo scenario di un ipotetico crollo della diga !
    http://users.libero.it/g.p.natura/DIGA%20DI%20VETTO%202010/Recupero%20documentazione%20vecchia/Propagazione%20dell%27onda%20a%20valle%20in%20caso%20di%20crollo%20diga.jpg
    Cordiali saluti

    (Gioacchino Pedrazzoli)

  13. Vorrei tranquillizzare il Signor Franzini e tutti gli amici che, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, questa diga… non s’ha.. da.. fare… ma non perchè la Signora Meo e C. non capiscano che c’è necessità d’acqua, ma perchè “POLITICAMENTE NON CONVIENE!!!!”. Ha capito bene Signor Franzini… è solo ed esclusivamente la “POLITICA” che frena la diga di Vetto. Alla Signora Meo consiglierei, comunque, di acquisire altre informazioni “storiche” sulla diga di Vetto, che mi piacerebbe più chiamare “SISTEMA DIGA”, in modo particolare sui “RAGAZZI VERDI” di prima fioritura… che si stracciavano i già pochi capelli che avevano e che urlavano che la diga… segnava le fine delle lontre… infatti tutti sanno che le lontre vivono e si riproducono… sull’asfalto!!!! Altro piccolo particolare che è sfuggito alla Signora Meo è che quando si schiaccia il famoso “pulsante” dello sciaquone se ne vanno… dai 12 ai 15 litri di acqua potabile… e non credo che i “verdi” facciano delle particolari economie… Poi se a tutto questo aggiungiamo “l’ottimistica” lista delle scosse telluriche del Signor Gioacchino Pedreazzoli… allora attenti ad uscire di casa, perchè è sempre in agguato la “famosa” tegola… ma non posso pensare che le tecniche di costruzioni DIGHE siano rimaste quelle di cent’anni or sono.
    Termino questi pochi pensieri con un grosso rammarico ed è quello che la “politica” domini su tutto, compresa l’intelligenza e la libera scelta delle persone “pensanti” che sperano e credono in un futuro.

    (Andrea Azzolini)